Avvocato Puccini, lei e la dottoressa Massei siete entrati nell’Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting (A.I.C.S.) come referenti per la Regione Toscana. Quali saranno i vostri compiti?
“Glieli elenco subito, divisi per punti.
1) prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo, cyberbullismo e del sexting;
2) sensibilizzare i genitori e gli insegnanti sulle tematiche connesse ai rischi del mondo digitale;
3) organizzare nel territorio eventi di divulgazione e formazione;
4) creare una community di professionisti specializzati su queste tematiche;
5) collaborare con scuole, associazioni ed enti istituzionali, quali luogo di socializzazione e palestra di vita”.
Questi problemi, purtroppo, riguardano sempre più ragazzi. Per fortuna ora la legge interviene. In che misura?
“A prescindere dalle norme specifiche previste in materia, ad esempio la L. 71/2017 con cui è stata resa obbligatoria l’istituzione del referente antibullismo negli istituti scolastici, e che sicuramente ha avuto il merito di ‘codificare’ i fenomeni in esame, il diritto comune già prevedeva la punibilità delle condotte con cui si concretizzano gli atti di bullismo e/o cyberbullismo e/o sexting, nonché l’obbligo di denuncia ex art. 331 c.p.p. gravante su docenti e dirigenti scolastici, in qualità di Pubblici Ufficiali, nell’ipotesi di presa coscienza di fenomeni di bullismo cyberbullismo e sexting. La certezza della pena sicuramente può aiutare, ma il fenomeno, oltre che nelle aule giudiziarie con irrogazione di pene severe, deve essere contrastato, e sradicato, nella sua fase embrionale, mediante una costante opera di monitoraggio e supporto, sia legale sia psicologico, alle vittime ed alle famiglie, nonché con l’istituzionalizzazione di reti protettive efficaci, a cui rivolgersi in ogni momento per ottenere una tutela sotto ogni profilo”.
Cosa devono assolutamente fare i ragazzi e i loro genitori in caso di problemi?
“I ragazzi ed i genitori, nell’ ipotesi di atti interni all’istituto scolastico o nelle relative adiacenze, devono immediatamente rivolgersi al referente antibullismo scolastico ed al dirigente pretendendo che lo stesso sporga immediata denuncia presso gli organi competenti ed assuma i più severi provvedimenti disciplinari nei confronti dei relativi autori. Nell’ ipotesi in cui tali atti avvengano fuori dagli istituti scolastici, informare ugualmente il dirigente ed il referente antibullismo, affinché verifichino se gli aggressori sono comunque soggetti collegati all’ istituto, ed assumere eventuali relativi provvedimenti anche nei confronti di eventuali ‘complici’ e ‘basisti’, e, subito dopo, denunciare gli eventi agli organi di polizia giudiziaria per l’ apertura degli eventuali procedimenti penali, qualora il fatto integri reato, pretendendo l’ emissione, a carico degli autori, di misure restrittive a tutela della persona offesa”.
L’educazione è fondamentale, prima che la repressione. Che tipo si incontri si organizzano? Chi è che parla, solo esperti in materia?
“L’ educazione di tutti i soggetti coinvolti (genitori, docenti, dirigenti vittime e bulli) dal fenomeno è sicuramente fondamentale ed ad essa mirano, in ottica di prevenzione ed accrescimento di consapevolezza, le attività formative proposte dall’ associazione, da sempre aperta a valutare eventuali modulazioni e proposte ritenute congrue ed efficaci al caso di specie. In tal senso, il termine ‘repressione’ non appare esattamente congruo con l’approccio dell’ associazione, in quanto anche il bullo, quale autore del reato, è parimenti un soggetto da ritenersi fragile e vittima, seppure in modo diverso, di un’educazione e di una cultura poco propensa all’educazione affettiva”.
Cosa si potrebbe ancora fare per aiutare (di più) i nostri ragazzi?
“Il percorso è sicuramente lungo e complesso, e, fortunatamente, possiamo contare, a livello nazionale, su un punto di riferimento solido, come l’Associazione Italiana Cyberbullismo e Sexting, di cui il dottor Andrea Bilotto, esperto in materia ed autore di molteplici saggi relativi, è presidente. A nostro parere il maggiore aiuto che possiamo garantire ai ragazzi, così come ai genitori e alle istituzioni, è la prevenzione di tali fenomeni attraverso tutta una serie di azioni che mirano anche ad imparare, tramite il dialogo, a codificare i segnali e le invocazioni di aiuto implicite delle vittime, ma soprattutto non minimizzare un fenomeno, anche se spesso sommerso, in drammatico aumento e idoneo a lasciare cicatrici indelebili nella mente”.
Vuole aggiungere qualcosa?
“A nome mio e della dottoressa Massei, psicologa e psicoterapeuta, vorrei invitare i ragazzi a rivolgersi agli adulti di riferimento laddove si trovassero in situazioni di isolamento e/o di sopraffazione, anche all’interno del mondo digitale, così come vorrei invitare quest’ultimi a cogliere tutti quei segnali rinvenibili nei ragazzi che evidenziano un disagio emotivo, in quanto il buio si combatte con la luce e non chiudendosi nel silenzio”.