Fa piacere che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nell’informativa alla Camera sui fatti di Pisa (e Firenze) dello scorso 23 febbraio non abbia fatto menzione alla necessità di difendere la Sinagoga, la “fake news” che era circolata subito dopo gli scontri in piazza, ripetuta a pappagallo da alcuni politici senza troppo amore per la verifica dei fatti.
Il responsabile del Viminale ha chiesto di non fare processi sommari alle forze dell’ordine. Ha ragione, non si devono fare. Ma non vanno fatti a nessuno, neanche a chi manifesta in piazza. I processi sommari sono lontani anni luce dalle libertà e garanzie che la nostra Costituzione prevede. Il ministro ha denunciato poi la crescente aggressività verso le forze dell’ordine. Una cosa, questa, che non può che destare preoccupazione. Sulla carica “di alleggerimento” effettuata a Pisa, Piantedosi ha detto che è stata fatta per garantire l’incolumità degli agenti. Ma erano davvero in pericolo i poliziotti in servizio a Pisa tra via San Frediano e piazza dei Cavalieri? Lo stabiliranno le autorità competenti. Di certo la difesa deve essere sempre proporzionata all’offesa, come recita l’articolo. 52 del codice penale. dice l’articolo 52 del codice penale in merito alla legittima difesa.
Con franchezza, e nel rispetto di tutte le forze dell’ordine, dalle immagini che si sono viste pare evidente che si sia esagerato con i manganelli, agitati in modo eccessivo, anche quando chi manifestava stava indietreggiando e, quindi la “minaccia” era palesemente contenuta.
Ma torniamo alle parole del ministro. “La visione delle immagini degli scontri hanno turbato anche me, siamo aperti ad ogni analisi e autocritica. Tutti auspichiamo che le manifestazioni pubbliche si svolgano pacificamente e senza incidenti e, quando si giunge al contatto fisico con minorenni, è comunque una sconfitta ed è ancor più necessario svolgere delle verifiche con puntualità, obiettività e trasparenza. Sottolineo però il diritto agli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari”.
Piantedosi ha tenuto a respingere “fermamente ogni tentativo di coinvolgere nelle polemiche politiche il lavoro delle forze di polizia”. Ed ha invitato tutti alla “moderazione e al senso di responsabilità senza i quali si rischia solo di inasprire il confronto e offrire il pretesto a chi vuole alimentare lo scontro… L’ordine pubblico va lasciato fuori da speculazioni, le forze di polizia, sempre sottoposte a controllo democratico, devono essere preservate da ogni tentativo di strumentalizzazione”.
Tornando ai fatti di Pisa e Firenze, il ministro ricorda come siano in corso verifiche da parte del Dipartimento di pubblica sicurezza “che verranno svolte con rigore e trasparenza in un clima di piena collaborazione tra polizia ed inquirenti, sono in corso indagini anche da parte della magistratura che faranno piena luce su quanto accaduto, anche grazie a una completa documentazione messa subito a disposizione, compreso materiale video e fotografico secondo una prassi consolidata per garantire massima trasparenza delle attività svolte in ogni circostanza”.
Nel caso specifico di Pisa Piantedosi spiega che “in totale violazione di legge, non era stato presentato alcun preavviso alla Questura, ma che la stessa manifestazione era stata pubblicizzata sul web come una giornata di sciopero per la Palestina, con concentrazione di partecipanti in Piazza e corteo nel centro cittadino. Per garantire l’incolumità degli operatori compressi contro l’automezzo alle loro spalle – aggiunge -, veniva effettuata una carica di alleggerimento consentendo al personale di avanzare di qualche metro e allentare la pressione dei manifestanti. Negli scontri sono rimasti contusi 17 manifestanti, di cui 11 minorenni, e due funzionari della polizia di Stato. L’attività investigativa avviata ha consentito di deferire in stato di libertà 4 persone per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, si tratta di maggiorenni tutti con precedenti per reati attinenti all’ordine pubblico”.
Per quanto riguarda la manifestazione di Firenze, Piantedosi precisa che i manifestanti “hanno iniziato a dirigersi verso Lungarno Vespucci allo scopo, espresso al microfono, di raggiungere il consolato americano e tentando di forzare il cordone predisposto per l’obiettivo sensibile. I manifestanti hanno posto in essere ripetuti tentativi di sfondamento respinti dal personale di polizia”.
Lo ripetiamo ancora una volta, chi di dovere svolga le indagini del caso. Ma per favore, forze politiche e istituzioni facciano tesoro delle parole del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Esprimono saggezza e buon senso. Evitiamo il muro contro muro.
L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”.