Il dottor Luca Biasci, dirigente medico psichiatra presso Il Centro di Salute Mentale e l’SPDC dell’Ospedale Psichiatrico “S. Chiara” di Pisa, ha scritto un romanzo che ci ha incuriosito, “Il graffito profetico” (Europa Edizioni, € 14,90). Parla di uno psicoanalista che rievoca la sua esperienza a Volterra degli anni Sessanta, al manicomio provinciale. Lì, da giovane medico appena assunto, si troverà a confrontarsi con il mondo della malattia mentale e dell’internamento delle persone, ma anche a conoscere un paziente-artista, intrappolato tra le mura della sua creatività che spesso sconfina nel delirio psicotico. L’uomo trascorre gran parte delle sue giornate nell’esecuzione di un graffito misterioso, pieno di segni, simboli e frasi incomprensibili…
Dottor Biasci, com’è nata l’idea di questo libro?
“È un idea partorita negli anni, potremmo dire presente in via embrionale sin dall’infanzia, quando sentivo mio padre, psichiatra, raccontare le storie vissute al manicomio di Volterra. Poi nel tempo si è arricchita con le mie esperienze professionali ed umane come psichiatra e psicoanalista”.
È il suo primo lavoro o ha scritto altre cose?
“Come romanzo è il primo. Ho scritto saggi e articolo scientifici di psicanalisi ed omeopatia”.
Quanto ci ha messo a scriverlo?
“In realtà non moltissimo, ripeto, l’idea era in mente da tempo. Del resto lavorando undici ore al giorno dal lunedì al sabato, qualche volte anche la domenica, il tempo per scrivere si riduce ben a a poco”.
C’è qualche riferimento, sia pure romanzato, a fatti realmente accaduti?
“Il romanzo prende corpo dalle storie di persone realmente esistite, alle quali faccio riferimento in una introduzione in cui cito i nomi storici e ciò che hanno lasciato ai posteri, e anche fatti accaduti. Poi prevale la fantasia e la necessità di lanciare ‘dei messaggi nelle ‘bottiglie'”.
Nelle sue pagine si parla anche di magia, profezia e simbolismi. Ci può essere un legame tra queste cose e la Medicina?
“In un certo senso si, ci può essere, se si parla in termini junghiani di inconscio collettivo e teoria della sincronicità o dei nessi a-causali, troppo complesso da spiegare in poche righe”.
Il protagonista del libro, uno psicanalista, si addentra nei meandri della psiche di un suo paziente. Il finale è drammatico, anche se non manca una nota di speranza. Quali rischi ci sono nello scavare a fondo nell’animo umano?
“I rischi sono relativi se si scava con un atteggiamento ‘vocazionale, è più rischioso, paradossalmente, farsi coinvolgere troppo poco. In questo romanzo i sentimenti, l’empatia, la condivisione, sono valori fondamentali, anche se certamente può anche accadere di ‘voler volare altrove’ dopo decenni che si fa questa professione”.
Ha già in mente un nuovo libro?
“Sicuramente ci sono delle idee che ‘bollono in pentola’ e il campo dell’inconscio e della mente umana è sconfinato”.
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