Con l’arrivo delle vacanze estive, i social sono praticamente sommersi da uno tsunami di post che stramaledicano coloro che abbandonano gli animali. Tutto questo non possiamo che condividerlo perché i nostri amici felini o canini, da sempre vivono per noi donandoci incondizionatamente quell’affetto che nessun umano è in grado di darci. In questo mare magnum di post, non si nota mai, ed aggiungo MAI!, un riferimento ad un’altra “SPECIE ANIMALE” che abitualmente viene abbandonata, senza tanti complimenti e peggio, senza alcun senso di colpa, perché da troppo tempo “usanza” omologata da una società privata di ogni valore. Probabilmente, anche i duri di testa e di soprattutto di cuore, avranno capito che parliamo degli anziani.
L’Italia invecchia ma non impara! Non si cura più di coloro che hanno dato tanto, ovvero tutto quanto a figli e nipoti che in questo periodo ritengono giusta consuetudine il loro abbandono per godersi le vacanze. Anziani, in gran parte autosufficienti, certo, ma affetti dalle varie patologie che l’incedere degli anni e le fatiche e sacrifici di una vita spesa per i propri cari, ha generato. Certo , prima della partenza, gli “abbandonatori” si premurano di lasciare il solito bigliettino con su scritto orari e posologia dei farmaci che dovranno assumere. Ma a quanto mi risulta, medicamenti per l’ANIMA ancora non si è rilevata traccia.
La solitudine, sicuramente fa molto più male dell’afa, delle città deserte, dei negozi di quartiere scomparsi da tempo che obbligano ad uscite per approvvigionamenti col rischio pe r la salute e, visti i tempi in cui viviamo, per la propria sicurezza.
Vorremmo, a questo punto, vedere tanti post sui social, invece dei selfie dai luoghi di vacanze, magari che riportassero una condizione tipo dell’anziano abbandonato che riportiamo di seguito. La noia e l’abbandono, sono la vera pericolosa patologia del momento, amplificando il peso della solitudine. Giornate che si riducono, talvolta a una solitaria uscita alla ricerca di qualche coetaneo per socializzare o di una chiesa aperta, dove, come si cantava in “Azzurro”, non c’è “neppure un prete per chiaccherar..”.
Non rimane che la solita overdose di televisione e la sola compagnia di se stessi, soprattutto durante le ore notturne per lo più insonni, in preda a ricordi e paure e non sapere chi contattare. A questo punto, è probabile che nella mente dell’abbandonato si faccia largo una domanda che non avrà mai risposta: “Cosa ho sbagliato in questa mia vita?”.
Foto: Francesco Lami