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La svolta di Verde nelle Gallerie degli Uffizi

- Cultura, Primo piano
7 Agosto 2024

Dopo circa un semestre alla direzione della principale istituzione museale italiana, Simone Verde in questa ennesima estate dalle temperature folli ci mostra i primi risultati del suo lavoro: come i tanti turisti che affollano i lunghi corridoi anche noi sfidiamo il caldo e metaforicamente tocchiamo con mano la nuova impronta nella lettura della mission degli Uffizi.

Collegare passato e presente per onorare la centralità delle Gallerie nella storia della museologia è tra i passi che lo stesso direttore, in occasione della conferenza tenuta a luglio per la stampa internazionale, ci ha promesso di compiere e che cade con una tempistica illuminante visto il quattrocentocinquantesimo anniversario della morte dell’architetto che progettò il complesso (quel Vasari celebrato ad Arezzo e di cui pare che quest’anno debba essere nuovamente visitabile il celebre Corridoio).

Il primo segno di continuità intanto lo troviamo nella riapertura del “Gabinetto dei marmi” in cui è riproposta una selezione delle più importanti sculture romane che per secoli resero celebre in tutta Europa le collezioni medicee. Così, mentre al pian terreno è prorogata fino al 30 settembre la mostra voluta da Eike Schmidt “Divina Simulacra. Capolavori di scultura classica della Galleria”, al piano nobile possiamo fare un salto nell’Ottocento, quando l’ampia terrazza costruita sotto Ferdinando II fu chiusa e divisa in due ambienti per poter collocare da un lato le antichità egizie, dall’altro le opere greco-romane così come possiamo tornare a vederle oggi.

Obiettivo dunque è apprezzare tanto i marmi che qui troviamo esposti (come una delle riproduzioni più fedeli del “Doriforo” di Policleto, capolavoro della scultura greca del V secolo a.C., o lo “Zeus Ammone” che decorava il Foro di Augusto, nonché i dodici rilievi, quasi tutti romani sistemati nella parte alta delle pareti) quanto l’illustre storia delle Gallerie riprendendo la settecentesca concezione spaziale del museo voluta da Luigi Lanzi che centrò il percorso di visita sul Rinascimento posizionando lungo i corridoi le opere di quel periodo e collocò nelle stanze laterali le testimonianze del mondo classico in collezione. “Il gabinetto più importante era senza dubbio proprio quello che re-inauguriamo oggi – spiega Simone Verde – oltre che per la bellezza delle sculture e dei marmi accolti (prova irrefutabile del gusto e dell’ampiezza della collezione medicea di antichità), soprattutto per il recupero dei modelli e degli ideali della classicità in esso rappresentati nella forma più vasta e aulica accessibile all’antiquaria europea”.

Non è questa l’unica novità presentata dal nuovo direttore. Dopo aver inaugurato il 16 luglio a Palazzo Pitti (luogo valorizzare ulteriormente anche in funzione di una migliore fruizione dell’arte fiorentina) il “Museo della moda”, in cui abiti e pittura dialogano tra loro evidenziando, Verde pone altre due firme: l’acquisizione dello “Sposalizio mistico di Santa Caterina” di Pierre Subleyras, pittura settecentesca che va a colmare una lacuna nel percorso storico-pittorico degli Uffizi (per come erano stati pensati dal già citato Luigi Lanzi) e l’apertura, accanto alla Tribuna, delle nuove Sale dei fiamminghi, tre ambienti che ora accolgono i trentuno dipinti della scuola nordeuropea già in buona parte precedentemente esposti ma ora riuniti secondo quanto aveva già fatto Roberto Salvini, direttore delle Gallerie nel secondo dopoguerra, che aveva avuto il merito di porre queste opere in dialogo con i maestri della scuola italiana stimolando un approccio all’arte di tipo globale (o “internazionalista” come si disse ai tempi).



Conoscere e valorizzare il passato per promuovere una maggiore consapevolezza nel visitatore e così celebrare nelle Gallerie degli Uffizi tanto le creazioni artistiche quanto l’operato dell’uomo che queste opere ha conservato e restituito alla cittadinanza e al mondo nel tempo: abbiamo così conosciuto Simone Verdi che dopo questi primi passi continua il suo lavoro per realizzare altri progetti, tra cui – si attende con curiosità – la creazione di un centro di ricerca internazionale nel Casino del Cavaliere di Boboli.

Ilaria Clara Urciuoli

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