Si è spento il pittore Enrico Fornaini. Nato a San Giuliano Terme (Pisa) nel 1944, si era formato nella bottega dei maestri Pietro Annigoni e Romano Stefanelli, della “scuola fiorentina”. Dal 1964 partecipò a mostre personali e collettive presso le più importanti gallerie italiane ed internazionali. I suoi affreschi si possono ammirare nella cattedrale di San Martino a Lucca e in diverse chiese della Toscana oltre che a Genova e La Spezia. Abbiamo chiesto di ricordare Fornaini a Pier Luigi Ara, che ha avuto modo di conoscerlo.
“Sono molto triste. Persona buona e grande artista, i suoi quadri, le pitture, gli affreschi sono diffusi in tutta la Toscana e in Liguria. Opere stupende che diranno che l’artista non è morto, c’è e ci sarà sempre. Ho incontrato il Maestro soprattutto in occasione di eventi culturali. Più volte mi aveva invitato nel suo studio a Pisa e ogni volta per me era una scoperta. Rimanevo affascinato dalla sua tecnica pittorica, che spaziava in direzioni diverse, ma sempre originalissime anche se lui citava Annigoni.
Fornaini è stato soprattutto Fornaini: se stesso, nella propria umiltà illuminata. Mai una parola sconveniente o un apprezzamento negativo tanto frequente nel pianeta artistico. Citava non di rado la Provvidenza, fonte inesauribile di fiducia e di ottimismo. I suoi anni, otto decine per l’esattezza, non ne frenavano la verve giovanile, la certezza che esiste per tutti un domani.
Si offrì, senza sollecitazioni, a realizzare un ritratto per la copertina della mia biografia, scritto da Marina Sacchelli. Lo eseguì a tempo record e non mancò alla presentazione ufficiale del volume avvenuta nel Municipio di Calci (Pisa).
La sua umanità, alleata alla semplicità dei Grandi, rimane nel rimpianto. Di Enrico Fornaini resterà, in me, una nostalgia inesauribile”.
“La mia arte è stata una forma di innamoramento – disse Fornaini in un’intervista al Tirreno – che mi ha portato ad isolarmi e a frequentare sempre meno gli amici. Ma lo studio e il disegno mi arricchivano emotivamente. Sentivo che trasferire sui fogli, con il semplice tratto di una matita o un carboncino, i caratteri e i sentimenti dei modelli di ogni genere, mi dava una carica e una energia fortissima. Ho avuto la fortuna di poter trasformare la mia passione in un lavoro. Un grande privilegio…”
Ed è proprio col carboncino che tutto era iniziato. Prendeva dei fogli di suo padre, che lavorava al catasto, e con dei pezzetti di carbone estrapolati dal braciere di casa disegnava, dimostrandosi ben dotato. Dopo aver studiato e frequentato la bottega di due importanti artisti, dedicò la sua vita alla pittura.
Tra i suoi ricordi più belli, come ebbe modo di raccontare, l’incontro, avvenuto in un convento a Roma negli anni Settanta, con Madre Teresa di Calcutta, a cui portò in dono un ritratto. Nel libro “Dipingendo la vita” (Marchetti editore, 2020), riavvolse il nastro della sua lunga carriera tra colori e pennelli.
Foto: Enricofornaini.com