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Tracce di umanità a Roselle

- Cultura
31 Agosto 2024
In questo luogo magico della Maremma toscana si respira un’ “aria di grandezza” in ogni sasso, in ogni pietra, in ogni inciampo e in un attimo il pensiero vola verso le grandi rappresentazioni del teatro classico di tutti i tempi

A Roselle, luogo magico della Maremma toscana dove si respira un’ “aria di grandezza” in ogni sasso, in ogni pietra, in ogni inciampo e in un attimo il pensiero vola verso le grandi rappresentazioni del teatro classico di tutti i tempi, si sono incontrati maestri di teatro e di vita: Sofocle, Seneca, Shakespeare, Aristofane e Plauto. Hanno dialogato con le voci di Marcello Allegrini, Fabio Baronti, Anna Collazzo, Chiara Macinai e Claudio Spaggiari. Progetto della Compagnia delle Seggiole, adattamento e regia di Claudio Spaggiari, costumi di Silvia Anderson, Direttori di scena e allestimento Fiammetta Perugi e Silvia Avigo, progetto luci di “Suono e Luci Service”.

Lo spettacolo non voleva essere soltanto un percorso nella storia della tragedia e della commedia classiche, ma anche un incontro con le verità contenute nei testi di questi grandi autori, da cui il titolo ambizioso e intelligente; “Tracce di umanità”. Fabio Baronti e Marcello Allegrini erano le voci del Miles Gloriosus di Plauto, maestro del doppio che percorre ampiamente le commedie latine: si sono divertiti dentro la ricca e articolata trama che ruota attorno a un soldato vanesio e fanfarone. Chiara Macenai ha raccontato, con la consueta autorevolezza e identificazione, brani dell’Antigone sofoclea, simbolo ormai mitico dell’opposizione di una donna alle crudeltà della “ragion di Stato” e delle leggi quando sono disumane. Anna Colazzo, Marcello Allegrini, Claudio Spaggiari e Chiara Macinai sono stati Lisistrata di Aristofane (anche qui donne protagoniste, quelle di Atene e Sparta, fino a mettere in atto un colpo di Stato – ricorrendo allo “sciopero sessuale” come arma di ricatto politico – che costringerà ateniesi e spartani a stipulare la pace. E poi il Tieste di Seneca (Claudio Spaggiari). La tragedia è molto seducente: l’ombra di Tantalo, trascinata dalle Furie, sale dagli Inferi alla reggia di Micene per istigare il nipote Atreo a vendicarsi del fratello Tieste che gli ha sedotto la moglie Aerope e sottratto con l’inganno l’Ariete sacro. Atreo con pretesti di pace invita il fratello, ne uccide i figli e gliene imbandisce le carni. Quando Tieste apprenderà tutto, lo maledirà. L’incontenibile sete di vendetta e di potere di Atreo contro il fratello rappresenta una sorta di punto d’arrivo della tragedia senecana, dentro la quale Claudio Spaggiari e Marcello Allegrini si muovono proprio a loro agio. Infine l’Antonio dal Giulio Cesare di Shakespeare (Fabio Baronti). Qui ogni personaggio è politico quindi fondamentalmente ambiguo; le loro azioni sono guidate dall’ambizione, e l’ambizione è ambivalente, non è mai né buona né cattiva, la sua caratteristica principale è che i protagonisti agiscono senza scrupolo, anche quando lo fanno “a fin di bene”. Antonio agisce non solo in base al senso di giustizia nei confronti di Giulio ma anche perché sa benissimo che, col favore del popolo romano, può conquistare il potere anche se questo significa far scoppiare la guerra civile.

Il fine giustifica i mezzi. In questo quadro si staglia il suo discorso al funerale di Giulio Cesare: “Nobili romani! Amici, concittadini romani! Prestatemi orecchio. Sono venuto a seppellire Cesare, non a farne l’elogio. Il male che un uomo fa, gli sopravvive; il bene, spesso, resta sepolto con le sue ossa. E così sia di Cesare…”.

Nel complesso, la rappresentazione ha cercato l’armonia, tra luoghi e contenuto. Ruderi dei primi secoli a.C. facevano da sfondo a testi scritti in quei tempi. Con una malizia: Shakespeare scrive nel 1500 ma parla di Giulio Cesare, appunto. Un po’ ovunque i fantasmi della guerra e del potere, come fili conduttori che portano con sé enfasi, dolore, contrasti e morte di uomini e figli. Ma anche divertimento. Per esempio il ricatto sessuale delle donne di Lisistrata . Dunque: testi classici per eccellenza evocati in un ambiente che non poteva essere più adatto.

Renzo Ricchi

Foto di Enrico Fontanelli

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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