Gli sforzi di chi deve gestire la sanità devono sempre tenere conto di un problema: la coperta è troppo corta. Ovvero, le risorse non sono mai abbastanza. È vero, ci sono stati e ci sono gli sprechi, che ovviamente bisogna individuare e tagliare, però è indubbio che nell’opera meritoria d razionalizzare la spesa si finisce, quasi sempre, per danneggiare gli assistiti, ossia i cittadini, specie i più deboli, quelli che non hanno i mezzi per pagarsi visite private ed evitare, così, mesi e mesi di attesa o altre conseguenze sgradevoli.
La tecnologia può dare un grosso aiuto ai cittadini (e a chi gestisce la salute pubblica). Tenendo conto degli obiettivi forniti dal ministero della Salute ogni regione dovrà adeguarsi per incrementare il monitoraggio a distanza dei pazienti cronici. In Toscana si parla di oltre 53mila malati, che entro la fine del 2026 diventeranno 87mila. Complessivamente in tutto il Paese si parla di circa 800mila persone che saranno monitorate a distanza, per valutare costantemente le loro condizioni di salute e predisporre gli interventi necessari per la loro patologia.
La Regione Toscana ha acquistato una piattaforma tecnologica per gestire questi pazienti a distanza, con una spesa di circa 29milioni di euro (risorse che rientrano nei fondi del Pnrr). I pazienti verranno dotati di smartphone, gli infermieri di tablet. Tra loro, così, sarà attivo un collegamento diretto, sia pure a distanza. Quali patologie verranno monitorate? Diabete, scompenso cardiaco, ipertensione, malattie respiratorie, problemi oncologici o neurologici. I dati dei pazienti rilevati e trasmessi saranno utilissimi per fornire un quadro completo sulle condizioni di salute ed eventualmente intervenire in modo tempestivo, se necessario.
Previsti anche visite e controlli a distanza. Tutto il sistema dialogherà con il fascicolo sanitario elettronico, permettendo agli specialisti di poter accedere alle informazioni sui pazienti visitati.
Ci sembra un progetto molto utile e interessante, che sicuramente produrrà dei buoni risultati. Ci sia consentito, però, sottolineare una cosa. Il rapporto umano diretto, non filtrato da uno schermo o da un’app, è davvero secondario? Ovviamente con la telemedicina si risparmiano soldi e si ottimizzano le risorse, ma la presenza sul territorio di un presidio medico, i vecchi medeici di base di una volta, specie per gli anziani, è un servizio per certi versi insostituibile. Non ci potrà mai essere un’intelligenza artificiale in grado di sostituire un medico che, dal semplice sguardo o sospiro di un malato, è in grado di dare un consiglio giusto oltre che prescrivere un farmaco o far fare delle analisi. A volte, anzi spesso, l’uomo è fatto di emozioni e suggestioni: cose impalpabili, che un software, per quanto sofisticato, non potrà mai comprendere. La medicina parte anche dal lì, dall’affidarsi alla scienza partendo da qualche parola.
Eppure i numeri sono preoccupanti. Nella sola Toscana il 48% dei medici di base supera 1.500 assistiti (tetto massimo). Molti di loro stanno andando in pensione e i nuovi ingressi saranno inferiori rispetto alle necessità. Questione di budget, ovviamente. Ma anche perché la politica degli ultimi decenni è andata in questa direzione, tra numero chiuso nelle facoltà e possibilità di ingresso e soprattutto di carriera nelle strutture pubbliche ridotte al lumicino. Meno male che avremo la telemedicina, dirà qualcuno. Servirà, ovviamente, e allevierà diversi problemi. Però, non ci illudiamo, servono più medici (veri). Anche per non intasare inutilmente i pronto soccorso.