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Finalmente torna il Giro d’Italia a Pisa

- Primo piano, Sport
18 Gennaio 2025

È proprio vero che a volte ritornano. Io c’ero, un perduto giorno di maggio di quarantacinque anni fa, con due amici, uno di quali svanito da tempo lontano dalle pene terrene. Eravamo lì ad attendere e ammirare i ciclisti del Giro dell’Italia 1980, che uno dietro l’altro concludevano la loro lotta contro il cronometro, come avverrà il prossimo 20 maggio dell’anno in corso, a cento anni precisi dal primo passaggio del Giro nella città della Torre.

A dire il vero non ho grandi ricordi di quella fausta giornata forse perché ero dotato di troppa gioventù e troppi capelli in testa. Gli anni non sono barzellette e si perdono nelle sacche del tempo. Quel giorno arrivai al traguardo di mattino, felice e pure persino emozionato all’idea di vedere dal vivo, a pochi passi dal traguardo, quei campioni che quotidianamente ammiravo sullo schermo, scendere dalle loro bici con le loro magliette colorate. Eravamo attrezzati con robusti panini e borracce colme d’acqua perché l’attesa sarebbe stata lunga ma ripagata dalla possibilità di vederli tutti, i ciclisti, a pochi minuti di distanza
l’uno dall’altro, al termine della loro fatica.

Quel giorno venivano da Pontedera dopo aver percorso 28,6 chilometri, come mi suggerisce la provvidenziale Wikipedia. Potei, così, ammirare le loro smorfie di soddisfazione o di disappunto mentre scendevano dalle loro due ruote. Osservavo rapito i loro movimenti dopo aver riacquistato la posizione eretta, e in quei momenti avevo la conferma che esistevano in natura, i ciclisti, e che al pari di tutti gli altri umani erano dotati di carne, muscoli, occhi, braccia, non si trattava di ologrammi, che in quei tempi remoti ancora non esistevano, o di personaggi inventati da menti fantasiose.

Esagero ovviamente, ma il ciclismo l’ho sempre vissuto come una epopea eroica, nemmeno sportiva tipo calcio dove la destrezza regna sovrana, bensì qualcosa che aveva a che fare con la mitologia omerica studiata a scuola. Sin da piccolo Coppi, o Bartali, o Magni, e altri loro colleghi i cui nomi potrei snocciolare come in una litania sportiva appartenevano alla categoria di personaggi come Ercole o Sisifo. E i contemporanei dell’epoca come Moser o Saronni o Hinault non erano da meno. Specie di divinità provenienti da altri mondi, e stavolta non esagero.

Quel giorno lontano vide la vittoria, ai piedi della Torre, il danese Bernard Marcussen, e il mio amato Francescone Moser perse la maglia rosa per il grande francese Barnard Hinault che se la portò fino alla fine del Giro, come fece qualche anno dopo insieme a ben cinque Tour in altri anni. Notizie riemerse ovviamente grazie alla rete perché di tracce mnemoniche pronte all’uso non ve ne sono molte. Mi stava antipatico il bretone, come accadeva sempre con gli stranieri vincenti, anche se lo ammiravo dato che era un immenso campione, e comunque dopo di lui i transalpini non hanno avuto altri campioni su velocipedi mentre noi abbiamo assistito ai trionfi del nostro squalo siculo Vincenzo Nibali. Per dire. Con orgoglio patrio.

Quel giorno, dopo la conclusione della gara, rammento benissimo di essermi ritrovato solo in pieno pomeriggio visto che i miei amici erano attesi altrove. Essendo privo d’impegni e non volendo ritornare a casa mi recai al cinema Astra, in Corso Italia, a vedere un film svedese che parlava di lotte di classe e storie d’amore, tipico dell’epoca: è sopravvissuto il soggetto ma non il titolo.

E la sera, quando vidi il servizio in tv sulla tappa del Giro, mi sentii importante perché mi ero convinto che la cosa mi riguardasse quasi come se avessi spinto sui pedali anch’io. Insomma, mi pare proprio una bella cosa questo ritorno di tappa a Pisa. L’anno scorso mi toccò andare a Lucca e a Firenze per la partenza del Tour e riuscire a vedere tutte quelle belle maglie multicolori sopra mezzi più piccoli ma tecnologicamente più dotati dei mei tempi giovanili. Tutto cambia, ma il fascino di questa corsa rosa permane in tutto il suo splendore.

Leggo che il Comune di Pisa formerà un comitato preposto a organizzare attività preparatorie all’evento e ne sono giubilante. Benvenuto Giro, verremo in massa a trovarti ed omaggiarti come meriti. Io sicuramente con uno degli amici di quarantacinque anni fa: per festeggiare il fatto di esserci sempre.

Guido Martinelli

Foto: Comune di Pisa.it

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