La notizia che l’area intorno alla stazione di Pisa è stata dichiarata “zona rossa” è stata accolta molto positivamente dal centrodestra pisano che governa la città. Questa decisione, presa perché c’è un “alto rischio di illegalità diffusa”, cosa comporta? Maggiori azioni preventive da parte delle forze dell’ordine, che rispetto a persone con comportamenti molesti o aggressivi potranno vietare loro lo stazionamento, nella suddetta zona, o disporre l’allontanamento (con Daspo) di soggetti già segnalati. Chi farà i controlli? Ovviamente le forze dell’ordine, coadiuvate dai vigili urbani e dai militari impegnati nel programma “Strade sicure“.
Queste sono le vie interessate, oltre alla già citata piazza della Stazione: viale Gramsci, viale Bonaini, via Mascagni e via Puccini. Per cercare di portare più sicurezza sarà migliorata l’illuminazione e la videosorveglianza.
Queste le prime parole del sindaco di Pisa, Michele Conti: “Ringrazio il prefetto per aver accolto subito la mia proposta di utilizzare uno strumento messo a punto a dicembre dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per garantire la tutela della sicurezza urbana e la piena fruibilità di spazi pubblici caratterizzati da fenomeni di criminalità e degrado. Nelle grandi città dove è stato sperimentato, il provvedimento ha permesso in pochi mesi di individuare e allontanare centinaia di soggetti pericolosi. La direttiva del ministero è dunque uno strumento importante per contrastare l’illegalità”.
Le misure adottate qualche risultato lo porteranno. Ma evitiamo, per favore, di pensare di risolvere i problemi semplicemente spostandoli. Se lo spaccio, le risse e gli accoltellamenti (o le sparatorie) avvengono qualche isolato più in là, rispetto alla stazione, cosa cambia? Certo, una città che offre un pessimo “biglietto da visita“, accogliendo migliaia di persone, ogni giorno, in un luogo pieno di degrado e di illegalità, non è un buon segnale. E non si può fare finta di nulla. Sbagliava la sinistra, anni fa, che soffermandosi sull’allarme sicurezza parlava di “errata percezione”. E sbagliava la destra che riteneva di poter risolvere facilmente il problema. Si è visto, infatti, che non è stato ancora risolto.
Che fare, dunque? Andare avanti sulla strada dei maggiori controlli e della presenza attiva delle forze dell’ordine è fondamentale, nessuno può negarlo. La città, però, deve cominciare ad attivare degli “anticorp”i senza i quali non si potrà mai avere sicurezza. In che modo? Facendo vivere strade, piazze e quartieri. Laddove possibile, ovviamente. A meno che non si pen si che la città diventa sicura pattugliando le strade H24 con l’esercito e le armi spianate. La forza pubblica serve, ma da sola non basta. Servono i negozi, le attività commerciali (lavorando anche sull’estensione degli orari di apertura), le attività sociali da promuovere e sostenere, il cosiddetto “controllo di vicinato” e, perché no, anche una attività di “intelligence”: studiare le criticità e intervenire con misure ad hoc. Gli ingredienti da utilizzare per riuscire ad aumentare la sicurezza sono molteplici, e non esiste una sola ricetta, quella giusta. Altrimenti sarebbe troppo facile, basterebbe seguirla per risolvere ogni problema. Ovviamente anche il legislatore deve fare la propria parte, perché se chi delinque e viene “pizzicato” dopo pochi giorni torna a fare le stesse identiche cose, alle forze dell’ordine impegnate ogni giorno in prima linea viene mandato un segnale pessimo.