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Terme di Montecatini, la mossa che spiazzerebbe tutti

- Economia, Primo piano
13 Marzo 2025

L’11 marzo la seconda asta per le Terme di Montecatini è andata deserta. Nessuna proposta è stata presentata dal notaio incaricato della procedura nell’ambito del concordato preventivo in continuità che vede coinvolta la Terme di Montecatini spa. Si tratta, com’è noto, di cedere gli immobili, di grande pregio, incluse il celebre Tettuccio di piazzale Domenico Giusti, nel pieno centro della cittadina.

Di quali cifre stiamo parlando? Si è partiti da 42 milioni, poi si è scesi a 35,6. Nessuno si è fatto avanti nonostante il ribasso di oltre sei milioni. Che fare, scendere ancora? Fino a che punto?

La Regione Toscana non ha partecipato, chiarendo che non si sono create le condizioni adatte, ossia il coinvolgimento di altri soggetti disposti a investire. Confermato però l’impegno per l’acquisto di Tettuccio, Regina ed Excelsior, con lo stanziamento di 17,5 milioni di euro. Insomma, fino a quella cifra i soldi ci sono, mancano all’appello, però, altrettanti milioni. Va da sé che il piano può funzionare se, e solo se, si trovano investitori disposti a rischiare, acquistando tutto il pacchetto per portare avanti le attività connesse alle terme.

“Da mesi evidenziamo come la partita delle Terme comporti tempi eccessivamente lunghi”, commenta Confcommercio. “Montecatini non può concedersi il lusso di attendere e deve muoversi, come sta correttamente facendo, in altre direzioni per rilanciare la sua vocazione turistica. Questo passaggio a vuoto non fa che certificare la situazione che evidenziamo da tempo. Le Terme rappresentano un patrimonio storico ed un bene che, soltanto una volta acquisito e accompagnato da una strategia idonea, potrà contribuire a riposizionare il brand Montecatini. A questo punto appare inoltre opportuno aprire una riflessione concreta, al netto dell’attesa dettata dalle procedure, su come potrà impostarsi il futuro utilizzo dei beni termali in relazione all’esercizio dell’opzione d’acquisto da parte della Regione, del Comune e della Fondazione”. 

La mossa che spiazzerebbe tutti

Se si facesse un piano di 20 anni, pianificando un forte investimento pubblico (sì, avete capito bene, soldi pubblici), siamo proprio sicuri che, alla fine, non sarebbe un affare, rivendendo il tutto, una volta riavviate le attività, a prezzi ben superiori a quelli di cui si parla oggi? È meglio lasciar marcire in un garage un vecchio bolide o sistemarlo per bene, rimetterlo in carreggiata e lanciarlo in pista a grande velocità? Non siamo nostalgici dello Stato che fa l’imprenditore. Le risorse pubbliche innanzitutto devono essere investite per la sanità, la scuola, i trasporti e molte altre cose. Ma è giusto che si lasci morire una risorsa che, se ben gestita, potrebbe essere un importante volano di sviluppo economico per tutta la Regione?

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Giornalista.

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