In una lunga intervista al Tirreno il sindaco di Pisa, Michele Conti, traccia un bilancio sui suoi sette anni (a fine giugno) alla guida della città della Torre pendente. Lo slogan scelto dal primo cittadino è questo: “Una città che si muove”. Azzeccato, perché cosa c’è di peggio di una città che, invece, sta ferma?
Affinché succeda qualcosa di positivo, ovviamente, occorrono idee, tanto lavoro e risorse. Uno degli obiettivi prioritari di cui parla Conti è riportare la città a quota 100mila residenti. Perché si è capito, dopo gli anni della grande fuga nei comuni limitrofi, che una città che lentamente si spopola è una città che muore. Non si può vivere solo di turisti e/o lavoratori pendolari. I residenti servono eccome. Non solo per le tasse che rimpinguano le casse del Comune.
Dopo i primi lavori fatti, realizzando quelle che il sindaco chiama le “cartoline dal futuro” (stazione, ponte Riglione-Cisanello, parchi Europa e Stampace, piazza Viviani, eccetera), Conti tiene a precisare che in questa fase la sua amministrazione sta mettendo a frutto i fondi del Pnrr, con nuove importanti riqualificazioni: tra queste il parco della Cittadella e quello di via Pungilupo, il percorso turistico, impianti sportivi, scuole, asili e piste ciclabili. La spesa prevista, nell’arco di sei anni, è di 100 milioni di euro.
Ma il “movimento” cui Conti fa cenno non si riferisce solo alle misure decise dal Comune, come lui stesso onestamente riconosce. Pisa, infatti, può vantare sul proprio territorio alcune realtà importanti come l’università, la Normale, il Sant’Anna, l’ospedale, il Cnr e, non da ultimo, il Pisa Sporting club. Tutte insieme muovono qualcosa di importante, per cui è impossibile anche solo pensare che Pisa possa essere una città vittima dell’immobilismo.
Conti si dice soddisfatto del lavoro svolto sino ad ora, come volano di uno sviluppo che, ovviamente, non può dipendere solo dal Comune: “Abbiamo lavorato intensamente per chiudere partite urbanistiche aperte, contribuendo a risolvere criticità e intoppi burocratici, in modo da permettere a enti e privati di avviare cantieri attesi da anni: il centro sportivo a Gagno, il nuovo ospedale Stella Maris, il piano di recupero delle ex caserme in centro storico, Artale e Curtatone, così come quello del rudere sul lungarno Galilei, lo sviluppo urbanistico dell’area intorno al Cnr, mentre sull’Arena abbiamo dovuto lavorare a un doppio registro, che prevedeva sia gli strumenti urbanistici per il nuovo progetto che i lavori di adeguamento dello stadio, attualmente in corso”.
C’è ancora tanto lavoro da fare, ovviamente, a partire dalla creazione di tutte le infrastrutture necessarie per collegare l’ospedale – in via di allargamento – con il centro cittadino attraverso una moderna tramvia. In più i nuovi servizi e il verde per un quartiere come Pisanova che, per anni, è stato solo un dormitorio.
E che dire degli spazi, importantissimi, che saranno liberati dall’ospedale Santa Chiara. Per il sindaco sono “una delle partite urbanistiche più importanti non solo della città, ma della regione. Stiamo continuando a lavorare, coinvolgendo anche gli altri enti e istituzioni cittadine. Nella vicina area è in partenza il piano di recupero dell’ex caserma Artale, che prevede di recuperare un complesso inutilizzato per trasformarlo in studentato, residenze, area verde e parcheggi per i residenti. A servizio di un’area che attrae milioni di turisti all’anno abbiamo progettato il ramo della tramvia che dalla Stazione Centrale, e quindi dall’aeroporto, conduce alla cittadella turistica”.
Le idee ci sono, così come la voglia (legittima) di fare bene. Ovvio, la bacchetta magica non esiste e i alcuni problemi restano irrisolti, come quello della sicurezza. Ma pensare che un sindaco, sia pure con le migliori intenzioni del mondo, potesse rendere la città più sicura con delle semplici ordinanze, era ed è utopistico.
C’è da lavorare ancora tanto. Conti lo sa bene. Ma è ambizioso, bisogna riconoscerglielo. E non nasconde che gli piacerebbe che la sua città divenisse “capitale” della costa toscana. Per riuscirci servono tanti passaggi. Ragionando con mentalità aperta e fuori dagli schemi ideologici e mettendo in campo una piena sinergia con Lucca e Livorno (ma non solo) Pisa ce la potrebbe fare.