I tifosi, di qualsiasi squadra siano, sono un valore aggiunto da evidenziare nel calcio, perché fanno sacrifici immani sia dal punto di vista economico oltre che fisico per seguire i propri beniamini. Noi de L’Arno.it cerchiamo sempre di valorizzarli, per quanto possibile. Stavolta abbiamo intervistato un tifoso davvero speciale. Stiamo parlando di Lorenzo Grassi, 39 anni, carrarino doc, che lavora nelle cave di marmo ed è un grandissimo tifoso dei gialloazzurri apuani, che segue in ogni angolo della penisola con il padre Angelo, diversamente abile (foto sotto). La fede per la sua squadra è talmente forte da non conoscere alcun ostacolo e Lorenzo riesce brillantemente a fare fronte a ogni difficoltà.
Ciao Lorenzo, grazie per la tua disponibilità. Quando hai iniziato a seguire la Carrarese?
“Da piccolino, mi ci portava mio nonno, avevo due anni, ed a fine primo tempo, visto che si poteva uscire e rientrare allo stadio, abitando nelle case gialle vicino allo stadio mia mamma preparava il biberon ,davo due gottate e si rientrava a vedere la partita. Mio padre Angelo, invece, ha iniziato a seguire la Carrarese a 5 anni, sempre con suo babbo, che lo portò a Padova a vedere i gialloazzurri”.

Hai avuto qualche esperienza di calcio giocato, vuoi parlarcene?
“Ero a Santo Stefano Magra, mio padre aveva un’attività ad Ameglia, presso Bocca di Magra, con piscine e campi da tennis. Uscendo da scuola mi portavano lì dove era lui, con mia mamma, dove poi passavano a prendermi quelli della società del Santo Stefano, che erano affiliati con l’Inter. A 14 anni, selezionato dalla società nerazzurra, sono andato a Milano. Ho fatto un anno di giovanissimi nazionali. Dopo mi volevano mandare in prestito allo Spezia ed io e mio padre, da buoni carrarini, abbiamo detto ‘allo Spezia mai’. Come alternative c’erano Perugia, Genoa e Carrarese, ovviamente ho detto sì a quest’ultima opzione. Ho iniziato con gli allievi, poi Beretti, fino ad allenarmi con la prima squadra, ai tempi in cui Marco Baroni era allenatore, mentre come giocatore più famoso avevamo Marco Nappi. Dopo un anno mi sono infortunato ad un ginocchio, mi hanno operato e sono rimasto fermo 6/7 mesi. Ma a 17 anni ero di già in panchina con la prima squadra. Sono stato a Ravenna, Monte San Savino e Pistoia”.
Quale partita, fra le tante che hai visto, ricordi in particolare?
“In particolare la vittoria della Carrarese con lo Spezia al Picco con mio padre, mia sorella Michela e mia mamma in curva. Mio padre Angelo è stato uno dei vecchi fondatori dei gruppi ultras dei “Cuit 79” e degli “Indian Trip”. In quella partita fecero gol Salvi, con una doppietta, e Granozzi. Finì 3 a 2 per noi. Eravamo presenti in 1000. Non solo, al ritorno a Carrara i nostri giocatori vennero addirittura ad aspettarci ed applaudire noi tifosi alla stazione di Avenza. Ricordi indelebili”.

Hai qualche aneddoto da ricordare sulle sfide con la Massese?
“In un derby con la Massese avrei dovuto essere in panchina, ma ero infortunato e non ero con la squadra, quindi andai allo stadio degli “Oliveti” con mio padre Angelo in curva insieme agli altri tifosi della Carrarese. Pareggiammo 1 a 1 negli ultimi 3 minuti finali. Per noi fece gol Banchelli detto Pomodoro”.
Il tuo è un lavoro molto duro. Come riesci a conciliarlo con la vita familiare, nell’assistenza a tuo padre, con il quale vai a seguire ovunque la Carrarese?
“Io lavoro alle cave, lavoro impegnativo, ragion per cui gestiamo la situazione di mio padre Angelo io con mia sorella Michela e ci riusciamo bene, lavorando io la mattina e lei il pomeriggio. Ci dividiamo i compiti, con anche lei, grande tifosa, che lavora all’autogrill e che si fa mettere di turno la mattina quando la Carrarese gioca in casa e di riposo quando è in trasferta, di modo che parte con noi”.

Come hai vissuto la giornata della gara con il Vicenza, che ha sancito la promozione fra i cadetti?
“È stata una partita emozionante, un sogno che si è realizzato, non ci credevamo neanche noi, poi per mio babbo Angelo che ha seguito la Carrarese da sempre anche in campi difficili ed assurdi, vedere la propria squadra fare la finale playoff e vincere è stata una cosa eccezionale”.
Quali sono i giocatori dell’organico che ti hanno colpito di più?
“Quest’anno direi il portiere Bleve, Samuel Giovane, Cherubini, Finotto, Schiavi e poi, ora come ora, Torregrossa, che sta facendo cose eccezionali, vedi anche l’ultimo gol segnato con il Bari”.
Cosa ne pensi della tessera del tifoso?
“Noi andiamo in tribuna, ma siamo della Curva Nord, perché mio padre è sempre stato lì, quindi la tessera non è una cosa per noi. Anche quando hanno messo l’obbligo della tessera del tifoso a Brescia e La Spezia non siamo andati, perché non aderiamo a questa cosa, anche se saremmo potuti andare in quanto, essendo lui invalido, ci farebbero entrare ugualmente, ma lui non vuole”.

Parliamo di Carrara come città: cosa ti piace e cosa vorresti che migliorasse?
“Mi piacerebbe che facessero i lavori allo stadio, in particolare alla curva, attaccata al campo, perché così è inguardabile. Carrara come città è bellissima, specie il centro storico, molto caratteristico. Forse gli imprenditori lapidei e portuali dovrebbero tirare fuori più soldi per migliorare qualcosa anche se per me e la mia famiglia Carrara è bellissima anche cosi”.
Quali tifoserie apprezzi e quali sono quelle per cui non nutri particolari simpatie?
“Noi a Carrara siamo sempre stati in amicizia con i tifosi del Pisa, così come con Genoa e Reggiana. Quelli che non sopportiamo sono gli spezzini, in assoluto. Con Massa c’è più una rivalità a parole, perché poi ci conosciamo essendo vicini”.
Cosa auspichi per il finale di questo campionato di serie B?
“La salvezza, che dopo la vittoria con il Bari, si è avvicinata un pochino di più. Il gruppo è solido, mister Antonio Calabro è bravo. Speriamo di salvarci dando soddisfazione ai tifosi più giovani e meno giovani, come mio padre Angelo”.
Vorresti fare un appello ai tifosi della Carrarese?
“Di essere presenti in tutte queste ultime partite sia in casa che in trasferta, per conquistare la salvezza il prima possibile, perché ce la meritiamo!”
Maurizio Ficeli