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Un albero di Natale vero tutela l’ambiente più di quello finto

- Cronaca
19 Dicembre 2019

Quest’anno in piazza Duomo, a Milano, campeggia un grande alberto di Natale hi-tech e rigorosamente finto. Una scelta che strizza l’occhio all’ambiente. Ma chi l’ha detto che utilizzare alberi di Natale veri sia dannoso per la natura e l’ambiente? Forse è peggio utilizzare quelli finti, come dimostra una tesi di laurea in Scienze e tecnologie dei sistemi forestali all’Università di Firenze. Il laureando, Lapo Azzini, ha fatto uno studio accurato sul ciclo di vita dei due prodotti (l’albero di Natale vero e quello finto), stilando un bilancio per stabilire quale dei due abbia un maggiore impatto ambientale.

Due le tipologie di albero prese in considerazione: quello vero, alto 1 metro e mezzo, proviene dal Casentino e ovviamente ha le radici. Per quanto riguarda l’albero sintetico, lo studio ne ha presi in considerazione due tipi, entrambi “Made in Cina”: uno economico, l’altro di maggiore qualità e, conseguentemente, più costoso.

“Anche escludendo le emissioni generate dallo smaltimento delle due tipologie di albero e senza considerare che per produrli in un caso si utilizza carbonio fossile e nell’altro biogenico – si legge nella tesi di Azzini (relatore prof. Enrico Marchi) – quello coltivato nelle aziende agricole ha un impatto sul riscaldamento globale molto ridotto rispetto a quello artificiale. I conti infatti ci mostrano che, pur ipotizzando di sostituire l’albero naturale ogni anno, per poter pareggiare le emissioni, per un abete artificiale di tipo “base” sono necessari 15 anni di riutilizzo e che nel caso della tipologia“premium”  sono  necessari addirittura 38 anni”.

Ma come fanno, gli studiosi, a fare una stima di questo genere? Si valuta il ciclo vita degli alberi, sia veri che finti, tenendo conto delle sostanze rilasciate e del possibile inquinamento. L’abete vero, tra l’altro, come spiega Goli viene coltivato in terreni altrimenti abbandonati e anche questo è importante, garantendo un ritorno economico alle piccole aziende di montagna.

La tesi di Azzini spiega in buona sostanza che scegliere un abete vero è il modo più concreto per preservare l’ambiente.

 

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