– Paolo Lazzari –
Un colpo di coda ad una manciata di mesi dalla prossima tornata elettorale. Assomiglia ad una virata decisa in vista del traguardo l’ultima proposta del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. “L’acqua deve tornare ad avere una gestione pubblica – ha affermato oggi -. È quanto i cittadini hanno chiesto con chiarezza in un referendum, e che io ritengo sia necessario per gestire una risorsa importante e limitata, e soggetta a crisi sempre più ricorrenti a causa dei cambiamenti climatici”.
Dichiarazioni nette e legittime: certo, non è la prima volta che il presidente uscente si sofferma su un tema di così cruciale importanza, ma è il fatto che si giunga fino ad avanzare l’idea di una proposta di legge ad indurre a riflettere. Rossi, infatti, propone di avviare già in questi mesi il processo di ripublicizzazione del servizio idrico: una bozza di legge già esiste, ha ricordato, legata ad un piano che consentirebbe, senza ulteriori aumenti tariffari, di andare a liquidare le aziende private al termine delle concessioni. In questo modo, quindi, sarebbe possibile tornare ad avere acqua pubblica in Toscana: “Se si vuole – ha precisato Rossi – è possibile approvarla prima della fine della legislatura”.
Quello che induce tuttavia a riflettere sono le tempistiche: un tema di così notevole impatto – sono già in molti a rilevarlo – dovrebbe quantomeno essere trattato dalla nuova Giunta che, invece, si troverebbe così ad insediarsi con le mani sostanzialmente legate. Per Rossi, tuttavia, l’urgenza è dettata dalla forte volontà dei cittadini in questo senso e dai cambiamenti climatici che non aspettano nessuno. Per fronteggiarli, afferma, serve un gestore unico di natura pubblica. Rispetto a questo, Rossi dichiara di poter comprendere i sindaci locali che si sono detti critici, ma aggiunge che quest’ottica campanilistica deve essere superata da uno sguardo regionale “perché l’acqua non tiene conto di questi confini”.
Paolo Lazzari