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Se lo Special One nel calcio c’è già gli altri 17 sono a Pisa. Vi raccontiamo il “Pisa 4 Special”

- Interviste, Sport
6 Marzo 2020

Giuseppe Capuano

Si sa che il Calcio, come il resto del Paese del resto, sta vivendo momenti difficili, tra partite annullate, stadi chiusi, stili comportamentali da reinventare e tant’altro ancora. Non possiamo allora non pensare a quanto sia fondamentale la sua funzione sociale, per chi lo pratica e chi semplicemente lo segue con passione. Questo pensiero mi ha attraversato veloce(la)mente quando giorni fa ho chiesto, come si fa di solito: “Ciao Giacomino, come va?”. “Bene” ha risposto, sorridendo con un accenno di occhi e di bocca. Allora ho continuato: “Sei in forma? Quando sarà la prima partita?” E il sorriso si è come spento, è rimasto come stampato sulla faccia. Indagando un po’ ho scoperto che la partita della squadra in cui gioca era stata rimandata. Giacomo infatti gioca a calcio nel PISA 4 SPECIAL, una squadra SPECIALE di nome e di fatto perché formata da ragazzi con disabilità. È una delle squadre “ufficiali” del gloriosoPisa Sporting Club 1909, i più curiosi possono visitare al riguardo il sito ufficiale PisaChannel. La malcelata delusione di Giacomo mi ha indotto a saperne di più e così ho chiesto un incontro a Mattia Benassi, dirigente accompagnatore della squadra.

Come è nata l’idea della squadra?
Io lavoro all’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) come coordinatore e responsabile della raccolta fondi e dei progetti sportivi. Un giorno alcuni ragazzi, al termine della visione di una partita, entrano nella mia stanza e dicono con assoluta sicurezza: “Noi vogliamo giocare a calcio!” Di fronte a tale determinazione non potevamo che metterci al lavoro per rendere concreto questo progetto. A piccoli passi, organizzando partitelle e tornei sui campi del DLF (Dopo Lavoro Ferroviario) o del CUS, riscuotendo simpatie e collaborazioni. Cinque anni fa il grande salto, il progetto è cresciuto fino a diventare qualcosa di veramente importante con la partecipazione al campionato regionale.

Da dove provengono i ragazzi/atleti?
Ora questa è una grande realtà e i ragazzi non sono solo i nostri dell’AIPD ma provengono anche da altre realtà associative di disabili e qualcuno viene addirittura da altre città, come Massa ad esempio.

A quale campionato partecipate?
Attualmente a quello di quinta categoria, fase regionale, con squadre come il Livorno, il Siena, il Pontedera, la Fiorentina. Il campionato è organizzato dalla FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) in sinergia con il CIP (Comitato Italiano Paraolimpico). Chi vince disputerà la fase nazionale di Coppa Italia. In previsione stiamo lavorando alla possibilità di una Champions. Ma la “brutta” notizia è che non c’è trippa per i nostri gatti (sorriso!). Sono anni che alla fase nazionale ci va il Livorno (sic). La cosa interessante è che le partite si possono vedere sul canale 814 Sky Mediasport Channel e sul Digitale Terrestre canale 296.

Come siete organizzati?
Facciamo allenamenti di due ore ciascuno, il lunedì e il sabato, ai campi del CUS. Le partite si svolgono, per tutte le squadre del girone, una volta al mese, un sabato mattina, allo stadio nuovo Marconcini a Pontedera. Le regole sono quelle del calcio a sette, la partita dura 1 h con due tempi. Noi abbiamo 17 ragazzi/atleti, tutti molto motivati, che si sforzano costantemente di migliorarsi ma senza apprensione, mantenendo inalterata la loro gioia e passione.

Come è formato lo staff?
L’allenatore, anzi l’allenatrice, Lorenza. Due vice, Simone e Jeremy. Un addetto all’arbitro, Alessio, e io, Mattia, come accompagnatore. In più ci sono due educatori e uno più specifico per l’assistenza psicologica e relazionale.

Quali sono i principali obiettivi?
Non certo quello di vincere il campionato. Per quello basta e avanza il Livorno (strizzatina d’occhio e sorrisino). A parte gli scherzi, noi lavoriamo soprattutto per l’autonomia dei ragazzi, che vuol dire anche partecipazione e relazione, in sintesi “stare bene”, con se stessi e gli altri, partecipando a un progetto collettivo. Molti non si rendono conto che vittoria è quella di imparare a farsi la borsa da soli (senza lasciare nulla per strada), di vivere lo spogliatoio (doccia compresa) in tutta tranquillità, di poter viaggiare in completa autonomia per presentarsi puntuali agli appuntamenti. Al riguardo ti racconto questo aneddoto. Un giorno stavamo aspettando un ragazzo che doveva venire in treno, solo, da Massa. Come può accadere a chiunque, per una distrazione, il ragazzo non si accorge della fermata e prosegue il viaggio. Ma presto si accorge dell’errore e, senza perdersi d’animo, cerca il controllore che lo fa scendere alla stazione successiva e gli indica il treno per il ritorno a Pisa. Insomma, un po’ di paura e un po’ di ritardo, ma tanta gioia per aver superato un ostacolo di non poco conto, mettendo in atto efficacemente tutte le strategie imparate nei percorsi sull’autonomia. E poi non dimentichiamoci il lavoro sull’autostima e il superamento delle frustrazioni da “sconfitta” che nello sport sono dietro l’angolo. Tra l’altro la struttura stessa di questi campionati è particolarmente complicata, è difficile amalgamare le diverse sindromi di disabilità, le diverse età. Per cui partecipano squadre oggettivamente poco omogenee, le differenze possono essere notevoli. A maggior ragione dobbiamo lavorare sulla partecipazione di tutti, senza rincorrere il risultato a tutti i costi.

Grazie Mattia e soprattutto grazie a Leonardo, Davide, Andrea, Sacha, Federico, Fabrizio, Matteo DR., Francesco, Maro, Tedi, Matteo T., Giacomo, Lorenzo. Ci vediamo, corona virus permettendo, il 28 marzo per il derby contro il Pontedera. Al termine della chiacchierata Mattia mi fa da cicerone nei locali dell’associazione. Al secondo piano c’è un vero e proprio appartamento per sviluppare l’autonomia dei ragazzi, una “casa nostra” dove a piccoli gruppi, nei weekend, i ragazzi fanno vita in comune, si autorganizzano, si gestiscono le risorse come la cucina e gli altri spazi comuni. Vengo a conoscenza di progetti per l’inserimento lavorativo, per la formazione, per la gestione del tempo libero. Di una casa in cui oggi vivono in completa autonomia quattro ragazzi dell’associazione. La sensazione è che il PISA4SPECIAL sia nato da solide basi educativo-pedagogiche e che il Calcio con la C maiuscola tragga reciprocamente vantaggio da iniziative e realtà come questa. Non solo Ronaldo, insomma. E se lo Special One nel calcio c’è già gli altri 17 sono a Pisa.

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