37 views 9 min 0 Commenti

Coronavirus, il coraggio e la necessità di riaprire (con tutte le dovute precauzioni)

- Cronaca
9 Aprile 2020

Andrea Cosimi

Nell’imminenza dell’ennesimo Dcpm che ci blinderà ancora in casa tante e tante sono le riflessioni che hanno affollato, persistono e sono destinate a crescere nella mia mente. Premetto una cosa, anche se ovvia: doveroso attenersi a quanto viene normato, le regole vanno assolutamente rispettate. Ma la mente, per fortuna, rimane libera. E allora vi esterno tutti i punti interrogativi e le perplessità con le quali convivo (e credo di essere in buona compagnia).

Nel momento in cui scrivo il numero dei contagiati fratto il numero degli italiani esprime un rapporto percentuale indicativamente tra lo 0,0023% e lo 0,0025%. Tantissimi, troppi connazionali abbiamo purtroppo perso in questo periodo, le immagini delle tante bare ci hanno fatto piangere e ci siamo tutti idealmente sentiti molto vicini alle famiglie che hanno perduto i loro cari. Ma se si guardano gli aridi numeri Istat il numero dei decessi, salvo che nelle sfortunatissime zone lombarde di Bergamo e Brescia, è freddamente in linea con gli stessi periodi degli anni precedenti.

Lo Stato ci dice quel poco che possiamo fare, ricordandoci ripetutamente di chiudersi in casa, quasi colpevolizzandoci ogni giorno, ma con altrettanta intensità non riesce a ricordarsi dei milioni di italiani relegati in angusti appartamenti nelle migliaia di palazzine delle centinaia di squallide periferie delle nostre città, si dimentica dei milioni di bambini costretti a spazi di movimento minimali, non ha una sola parola per i milioni di tanti giovani e resilienti italiani che, in silenzio, aspettano e sopportano questa clamorosa restrizione delle libertà.

L’attenzione è evidentemente tutta sbilanciata, anche comprensibilmente, sugli anziani e sulle fasce più deboli: sono loro i più colpiti e i più a rischio. Ma in realtà, invece di pensare una politica duramente protesa a proteggerli, monitorarli, blindarli, si è scelta la strada di chiudere in casa tutta quanta la popolazione italiana.

A decidere del nostro presente un Comitato Tecnico Scientifico in cui, se non erro, non figura un professionista che magari si occupi del lato psicologico di tutte queste restrizioni. Invece a scandire la nostra inquietudine è l’appuntamento quotidiano con la Protezione Civile, lodevole, encomiabile per carità, e con i vari autorevoli virologi ed epidemiologi che si succedono accanto a Borrelli. Ci fosse stato un passaggio, uno, chissà, magari me lo sono perso, sui clamorosi rischi di salute a cui progressivamente viene esposto l’italiano per questa sedentarietà forzata. Addirittura si è arrivati a sancire che una passeggiata sia pericolosa più della permanenza in un supermercato, ed il bello è che tanta gente ne è pure convinta, perché non si può mica morir di fame, il rischio vale la candela.

Ci sono italiani psicotici e fobici che sono terrorizzati ormai ad uscire di casa se non per  andare a comprarsi un bel pacchetto di sigarette (il fumo genera dai 70 ai 100 mila morti l’anno in Italia), degni eredi di coloro che davano la caccia all’untore in tempi medievali. E ci sono probabilmente anche tanti italiani asociali, anaffettivi ed egoisti cui sta anche bene chiudersi fino a tempo indeterminato nella loro casa.

In tempi come questi, dove si rispolvera l’orgoglio tricolore, suona strana la frase… ”ma se allenti le misure poi la gente se ne approfitta”: complimenti, bella mentalità, invece di cercare ognuno di crescere in senso civico e di rispetto delle regole si arriva alla grottesca conclusione che se le cose agli italiani non le imponi con la forza non ottieni nulla. Imbarazzante solo a sentirla pronunciare questa frase. Ma quale condivisione? Sai quanto è meglio blandire prospettive di multe, processi, violazioni della privacy, utilizzare droni, satelliti e posti di blocco? Magari fosse stato fatto tutto ciò in passato per combattere le attività delittuose.

Intanto veniamo forse distolti dal pensare e incanalati nell’avere un unico nemico, l’Europa. E lì si apre un altro scenario, tipico della strategica mentalità di buona parte della politica italiana, sempre orientata ad individuare un nemico a cui dare la colpa per non autocriticarsi e migliorarsi. Per carità, Conte fa bene a battere i pugni, l’Europa così come è non va e dovrà essere ridiscussa e rifondata, diventando una vera unione di Popoli. Ma chi continua a sprecare fiato per invocare una uscita dell’Italia dall’Europa per favore si metta un attimo a studiare e prima veda quali drammatici effetti comporterebbe.

E che dire delle continue e giuste richieste di denaro, bonus, aiuti che da più parti ed angolazioni si invocano? A sentire qualche politico sembra che i soldi crescano come le margherite di questi tempi, mille a testa, 600, anzi 800! Ma si ha una minima idea di cosa sia un bilancio di uno Stato o certe cose si dicono solo per la ricerca esasperata e, francamente adesso parecchio stonata e fuori luogo, di un consenso elettorale? Si pensa forse che le risorse siano infinite, che ci sia un pozzo cui attingere continuamente?

E allora è parecchio comprensibile l’appello di Confindustria, che poi ricalca quello che la maggioranza netta di tutti gli italiani chiedono: con un Pil 2020 a -11,6%, flessione inquietante e senza precedenti, si vuole pensare di tenere fermi e chiusi in casa gli italiani fino al contagio zero?

Quante partite Iva dovranno chiudere? Quanti dipendenti dovranno perdere il lavoro? Quante aziende dovranno ridimensionarsi? Ma ci rendiamo conto della portata incredibile della questione, dei risvolti sociali?

Faccio un piccolo esempio: l’Italia è quasi interamente circondata dal Mare, per fortuna: ma davvero pensate di non far aprire i nostri litorali nel periodo estivo? Davvero mettete in conto di mandare sul lastrico migliaia di famiglie che, nel periodo estivo, lavorano e guadagnano quello che basta per avere una vita dignitosa tutto l’anno? O mi volete forse dire che sulla riva di un mare (ma anche di un lago o di un fiume) il rischio contagio sia così alto?

Detto tutto questo, ma le esternazioni potrebbero continuare, un grande applauso va ai medici e a tutti gli operatori sanitari, sempre in prima linea, penalizzati da decenni di tagli alla Sanità Pubblica, tagli firmati da qualsiasi parte politica, non veniamo a raccontare bischerate al contrario, basta andare a vedere chi li ha promossi e firmati. Tutti colpevoli, Destra e Sinistra, nessuno faccia il puro.

E un altro grande applauso va a tutti coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare in prima linea in questo periodo, a qualsiasi categoria appartengano.

La “fase 2” deve cominciare presto secondo me, con regole chiarissime e rigidissime sulle modalità di interazione nei luoghi, con gradualità, arrivando al punto ormai inevitabile di convivenza con questo virus bastardo che ha portato via in gran parte una generazione di nonni che sono sempre stati un baluardo etico ed affettivo per tutti noi.

Riaprire l’Italia perché la tenuta psicologica è ormai al limite estremo e quella economica è veramente inquietante. Ci sarà da stare con le mascherine? Ci staremo. Gli ingressi nei ristoranti e nei pub saranno contingentati e distanziati? Lo accetteremo.

La corda è veramente troppo tirata, occorre una svolta di approccio, le misure draconiane durissime non possono più essere perpetrate a lungo, qualcuno addirittura paventa rischi di autoritarismo, ci mancherebbe altro!!

Perché purtroppo con il virus dovremo convivere, i tempi del vaccino saranno prevedibilmente ancora lunghi.

Condividi la notizia:
Articoli pubblicati: 354

Collaboratore

Lascia un commento