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Tratta di esseri umani: sei in manette a Siena

- Cronaca, Primo piano
5 Giugno 2020

Sgominata una banda di persone dedite allo sfruttamento del sesso a pagamento. La squadra mobile di Siena, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha arrestato sei nigeriane e un uomo italiano, tra i 25 e i 54 anni di età, con le accuse di associazione per delinquere, tratta degli esseri umani, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione

Denominata Agadez (come la città del deserto snodo dei flussi migratori che dall’Africa occidentale raggiungono l’Europa), l’operazione è stata condotta in collaborazione con le questure di Foggia, Torino, Cuneo, Chieti e Pistoia, era partita nell’autunno del 2016, dopo una lite tra prostitute scoppiate per il posto da occupare in strada. Dalle indagini, condotte con appostamenti e intercettazioni telefoniche, è emerso che dietro quel giro di prostituzione c’era un’organizzazione criminale di nigeriani e ghanesi ben strutturata, che sfruttava il sesso a pagamento di alcune loro giovani connazionali, alcune anche minorenni.

C’era una struttura ben organizzata che faceva entrare le ragazze in Italia, clandestinamente, facendole attraversare il deserto sub sahariano. Dopo un lungo periodo nelle cosiddette “connection houses”, venivano imbarcate dalle coste della Libia e trasferite in Italia. Da lì iniziava il loro calvario, fatto di sfruttamento, violenza e degrado. Decisivo il ruolo delle sfruttatrici nigeriane (mammane). Investivano diverse migliaia di euro per far arrivare le ragazze in Italia, pagando loro il viaggio e altre spese. Nel paese di origine le ragazze venivano sottoposte a riti Voodoo. Una volta in Italia le mammane pretendevano dalle giovani la restituzione dei soldi. Con i proventi acquistavano immobili nel paese di origine oppure finanziavano gli arrivi di altre ragazze da costringere a prostituirsi in strada.

Le indagini non sono ancora terminate: prosegue, infatti, la ricerca di altri cinque indagati che si sono resi irreperibili.

Foto: Questura di Siena

 

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