– Paolo Lazzari –
Il Volto Santo di Lucca è ufficialmente la scultura lignea più antica di tutto l’Occidente. Una notizia che giunge, clamorosa e inattesa: i test scientifici ai quali l’opera è stata sottoposta nelle ultime settimane hanno infatti dimostrato che è databile tra l’ottavo ed il nono secolo dopo Cristo. Il merito di questa scoperta – che ha fatto in fretta il giro del globo, guadagnando le copertine e le colonne dei quotidiani più prestigiosi, NY Times in testa – va all’istituto nazionale di fisica nucleare (Cnr) che, su commissione dell’opera del Duomo di Lucca, ha utilizzato il metodo del carbonio-14 per datare il manufatto: tre microscopici campioni della scultura ed un frammento della tela hanno condotto all’incredibile risultato.
La notizia è partita ufficialmente dalla Cattedrale di Lucca – la chiesa di San Martino – dove da secoli il Volto Santo è custodito e venerato. La consulente scientifica per le celebrazioni del 950°, Annamaria Giusti, ha spiegato: “Per secoli si è discusso intorno al Volto Santo, ma solo in termini di religiosità. Solo nel ventesimo secolo ha preso il via un dibattito in ordine alla sua datazione. Era opinione prevalente che si trattasse di un’opera del XII secolo, ma il primo documento che lo cita risale al 1050: si pensava, di conseguenza, che quella esistente fosse una seconda versione di un più antico Volto Santo, andato distrutto per qualche motivo. Non è così evidentemente: gli studi confermano che si tratta dell’opera originale, ufficialmente la più antica dell’intero Occidente”.
Il culto del Volto Santo, opera imponente (247 cm) cominciò a diffondersi nel corso dell’alto medioevo, alimentando un costante flusso di pellegrini. Oggi la processione della Santa Croce di Lucca, la più importante celebrazione religiosa della città, sfocia proprio nella cattedrale, dove i fedeli si fermano per contemplare l’opera. La sua è una storia leggendaria: nei secoli passati, infatti, si affermava che non fosse opera di una mano umana, ma che si fosse creato da solo, a perfetta immagine e somiglianza di Cristo. La sua fama arriva anche in inghilterra, dove il re Guglielmo giura fedeltà all’icona. Anche Dante lo citerà nella sua Divina Commedia.
La leggenda Leobiniana afferma che fu san Nicodemo – membro del Sinedrio e discepolo di Gesù – a scolpire l’opera: tuttavia, una volta trovatosi di fronte al volto del Messiah, non riuscì più a proseguirla. Il mattino dopo, miracolosamente, il volto si era completato da solo. Il racconto prosegue dicendo che, per salvaguardarla dalla minaccia della distruzione, la reliquia venne posta insieme ad altre su una nave priva di equipaggio, diretta verso il Mediterraneo. Qui si avvicinò al porto di Luni, senza permettere a nessuno della città di salire a bordo. Soltanto l’arrivo del vescovo di Lucca, Giovanni I, fece sì che la nave attraccasse. Successivamente a Luni venne lasciata un’ampolla contenente il sangue di Cristo, in modo che i lucchesi potessero prendere il Volto Santo. L’accordo tuttavia sembrò non bastare, ma quando il manufatto fu caricato sopra un carro trainato da due buoi selvatici, senza un cocchiere, ogni dubbio venne fugato: i buoi si diressero da soli verso Lucca. L’opera venne quindi portata in città e sistemata nella chiesa di San Frediano. Il mattino dopo, tuttavia, era già scomparsa: venne ritrovata – sempre secondo la leggenda – in un orto nelle immediate vicinanze della cattedrale di San Martino, dove si decise di spostarla. E’ per questo che, ogni 13 settembre, a Lucca si svolge la processione della santa Croce, che muove da San Frediano alla cattedrale.
“Questa scoperta – commenta il vescovo di Lucca, Mons. Paolo Giulietti – è molto importante: il Volto Santo ha da sempre significato tantissimo per generazioni di fedeli, perché è la rappresentazione del messaggio di salvezza che proviene da Gesù, risorto nella potenza di Dio”.