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Lucca, bimbo cadde dalle mura in bici: tre dirigenti a processo

- Cronaca
21 Luglio 2020

Paolo Lazzari

Aveva visto il figlio di appena sei anni piombare nel vuoto, ancora in sella alla sua piccola bicicletta, giù dal parapetto delle mura di Lucca. A terra, il volto sanguinante, all’interno della cannoniera est del Baluardo San Regolo: succedeva circa due anni fa – era il 21 agosto 2018 – ed il padre, in quel momento, non ci aveva pensato due volte, gettandosi per soccorrerlo e rimanendo gravemente ferito a sua volta. La vicenda che aveva sconvolto una famiglia francese in gita nella città aprì subito una ridda di polemiche: il piccolo e il padre vennero trasportati d’urgenza in ospedale – rispettivamente al Meyer di Firenze ed al San Luca – la madre al seguito. L’attenzione si rivolse alla carenza di segnaletica multilingue sul monumento, ma ben presto il dibattito si estese – complici le cadute degli anni precedenti – alla possibilità di sigillare con una ringhiera i parapetti: un’ipotesi destinata a cadere nel vuoto, a causa di un ferreo vincolo da parte della Soprintendenza.

Padre e figlio riportarono un politrauma, ma entrambi vennero dimessi con successo. La vicenda tuttavia non si concluse lì, perché la famiglia transalpina decise di fare causa al Comune di Lucca. Oggi (21 luglio) giunge la notizia dell’imputazione coatta per tre dirigenti: l’ex presidente dell’Opera della Mura, Alessandro Biancalana, l’ex direttore Maurizio Tani e il suo successore Giovanni Marchi, entrambi attualmente dirigenti comunali. Il gip del tribunale di Lucca, Simone Silvestri, ha comunicato la misura stamani, dopo l’udienza del 15 luglio scorso in cui erano state sentite le parti. L’accusa è di lesioni colpose, mentre cade quella per lesioni legate alla violazione del codice della strada. Il pm aveva dapprima richiesto l’archiviazione del caso, ma i legali della famiglia francese si erano opposti: così il Giudice ha imposto al pubblico ministero di formulare l’imputazione coatta per i tre dirigenti del Comune, accogliendo dunque la tesi secondo la quale il dosso davanti al baratro che la bici del bambino ha urtato prima di precipitare possa essere considerata come un’insidia da segnalare. Ora il pm ha dieci giorni di tempo per formulare l’accusa di lesioni personali colpose e chiedere il processo per i tre dirigenti.

La questione rinfocola un dibattito annoso: da un lato si chiede all’amministrazione di turno di apporre in maggior numero una segnaletica multilingue per avvisare i turisti rispetto ai possibili pericoli; dall’altro è di tutta evidenza come abbia a che vedere con la responsabilità di ciascuno. Come dire: il Comune può anche distribuire cartelli a pioggia sulle mura e raddoppiare i controlli dei vigili, ma la prudenza di non muoversi eccessivamente vicino ai parapetti resta circostanza rimessa ai singoli. In città destò scalpore, sotto questo punto di vista, il sequestro del baluardo per qualche settimana: di certo la soluzione – su questo Comune e Soprintendenza concordano – non potrà mai essere quella di ingabbiare le mura con reti o recinzioni di sorta.

Tuttavia resta chiaro a tutti come un potenziale esito sfavorevole del processo per i tre dirigenti potrebbe aprire la strada ad un pericoloso precedente per Palazzo Orsetti.

 

Foto: LuccaInDiretta.it

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