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Mazzinghi, il toscano che combatteva all’americana

- Sport
26 Agosto 2020

C’era anche Nino Benvenuti, suo storico rivale, a dare l’ultimo saluto a Sandro Mazzinghi, morto a 81 anni dopo una breve malattia. Al funerale, celebrato nel duomo della sua Pontedera (Pisa), la bara è stata portata a spalla dai ragazzi della sua scuola pugilistica e davanti all’altare, sul feretro, sono stati posti i guantoni del campione. “Per noi è un giorno triste, ma non possiamo che andare orgogliosi per l’uomo, l’atleta, il campione e il padre che è stato. Ciao babbo, non ti dimenticheremo mai, resterai sempre con noi e con tutti quelli che ti hanno voluto bene”, hanno scritto su Facebook i figli David e Simone e la moglie Marisa.

Avvicinatosi alla boxe grazie al fratello maggiore Guido, Sandro iniziò la sua carriera professionistica con i guantoni il 15 settembre 1961 e terminò dopo 17 anni, a Firenze, il 4 marzo 1978. In tutto disputò 69 incontri, vincendone 64 (di cui 43 per KO) e perdendone soltanto tre.

Nella sua lunga carriera si trovò di fronte un altro campione italiano con cui ebbe una grande rivalità, il triestino Nino Benvenuti, due incontri, tra i due, passarono alla storia: sul ring di San Siro (Milano) il 18 giugno 1965 e al Palasport di Roma il 17 dicembre dello stesso anno. Due match di rara intensità emotiva, vinti entrambi da Benvenuti (il secondo con un verdetto molto risicato) che videro contrapposti due grandissimi campioni, molto diversi per stile e carattere: posato Benvenuti, più ribelle e sanguigno Mazzinghi.

L’ultimo scontro

La rivincita di Roma inizia male per Mazzinghi, finito al tappeto al secondo round, con l’arbitro che conta fino a otto. Il toscano, però, non si diede per vinto e tirando fuori tutta la propria potenza riuscì ad avere il sopravvento di tutte le riprese centrali. Alla 13^ ripresa, con l’incontro ancora apertissimo, Benvenuti si affida alle ultime energie e conclude il combattimento a suo favore. A decidere chi avrà vinto sono gli arbitri: il verdetto arriva dopo quasi un’ora. Entrambi i pugili sono sfigurati dallo sforzo fisico e dal dispiego di energie. Mazzinghi ha il volto coperto di sangue, Benvenuti respira grazie a una bomboletta con l’ossigeno. Ai punti, sia pure con uno scarto minimo, gli arbitri assegnano la vittoria a Benvenuti e sul ring del Palasport, dagli spalti, vola di tutto. Le polemiche andranno avanti per anni ed anni.

Raisport ha dedicato uno speciale a Mazzinghi, in cui si vedono anche le immagini di quella durissima battaglia, combattutasi sul ring di Roma il 17 dicembre 1965. Quindici riprese durissime che emozionano ancora oggi, dopo 55 anni.

Cosa disse Mazzinghi su Mazzinghi

“Io sono stato un pugile generoso. E andavo sempre all’attacco, per questo piacevo alla gente. La mia boxe non prevedeva il risparmio di energie, non indietreggiavo mai. Cercavo sempre di lavorare i miei avversari al corpo per fargli abbassare la guardia e trovare lo spiraglio per entrare con i miei colpi. Combattevo all’americana: scambio e corta distanza, (mi mancava) il colpo veloce e secco del ko”…

Questi, invece, erano i soprannomi che gli avevano dato e che lui amava: “Guerriero mi garba, mi dipinge bene. Perché nella vita ho sempre lottato, è la mia storia. Ma vanno bene tutti, pure ciclone, leone e anche gladiatore. Sono tutti belli, mi ci riconosco”.  (intervista al Corriere della sera, 30/9/2018). 

Foto: Wikipedia

 

 

 

 

 

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Giornalista.

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