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“Mi batto perché Cascina non diventi un dormitorio di Pisa”

- Interviste, Politica
7 Settembre 2020

Lavora alle Poste ma per una settimana all’anno diventa cuoca e cucina alla Sagra Sanprosperina. Alessia Marrucci, 44 anni, è nata a Pisa e da sempre abita nel Piano di Cascina. Diplomata in Ragioneria all’Istituto Antonio Pesenti di Cascina, è impiegata di Poste Italiane. Sposata con Lorenzo, ha tre figli: Martina di 22 anni, Giulia di 17 e il piccolo Simone, nato all’inizio di agosto. Da molti anni è attiva nel volontariato, in particolare nella San Vincenzo de’ Paoli di San Prospero e Navacchio, attenta ai bisogni delle famiglie in difficoltà. Vicepresidente del Gruppo sportivo “Le Sbarre”, una settimana all’anno, come dicevamo, prepara da mangiare per tutti alla festa di San Prospero. Nel 2016 è stata eletta in Consiglio comunale, nella lista del Pd. Quest’anno si ricandida a sostegno del candidato a sindaco Michelangelo Betti. L’abbiamo intervistata per sapere quale Cascina abbia in mente.

Che bilancio può fare dell’amministrazione uscente di centrodestra?
Sicuramente non positivo. Sono state molte le scelte difficili da digerire, penso all’abolizione della Consulta per le pari opportunità, il mancato sostegno all’accoglienza dei bambini saharawi, oppure la derisione di attività di sensibilizzazione su temi delicati come la violenza sulle donne o anche lo snobbare date importanti come il 25 aprile o il 4 settembre, soprattutto da parte della ex sindaca, Susanna Ceccardi. In compenso abbiamo assistito all’istituzione di un osservatorio “antigender” che ha messo in campo una politica di distruzione di tutti quei valori in cui Cascina ha sempre creduto e ancora crede.

Ci può dire per cosa vorrebbe battersi se fosse eletta in Consiglio?
Cercherò, come ho fatto in questi anni, di mettermi al servizio della cittadinanza. Sicuramente mi batterò perché siano rivisti alcuni criteri di accesso a benefici comunali, che per come sono attualmente non puntano ad aiutare chi ha più bisogno, ma puntano unicamente su un sistema di premialità per chi è residente a Cascina da più anni. A Cascina manca anche una vera politica a sostegno delle famiglie, pochi asili nido e scuole d’infanzia, e ogni anno l’uscita delle graduatorie diventa un’angoscia per le famiglie.

Che significato ha oggi, per lei, essere di sinistra?
Essere di sinistra vuol dire credere nella tutela della collettività, senza distinzione di nessun genere, vuol dire sostenere chi è più debole o indifeso, valori in cui credo ed ho sempre creduto.

Spesso i giovani sentono lontane le istituzioni e non capiscono la politica. Lei cosa direbbe loro per spiegare il suo impegno? Ci ricorda quando e come ha iniziato a fare politica?
Mi sono affacciata alla politica locale, un po’ per caso, con le amministrative del 2016. Mi sono candidata nella lista del Partito Democratico e, dopo la mia elezione in consiglio comunale, mi sono tesserata e appassionata anche a questo tipo di impegno civico. Ho cercato di dare il mio piccolo contributo, dando voce e risposte a cittadini delusi dall’Amministrazione comunale leghista. Ai ragazzi dico di buttarsi, perché sono loro che devono costruire il futuro della nostra comunità, i “vecchi” possono mettere l’esperienza e la professionalità, ma i giovani, con la loro determinazione e l’entusiasmo, possono progettare a lungo termine.

Come si vive a Cascina e come si potrebbe vivere?
Non credo che a Cascina si viva male, malgrado il declino di questi ultimi anni. Sicuramente dobbiamo fare in modo che non diventi solo un dormitorio di Pisa. Dobbiamo incrementare i servizi e dare vita alle nostre frazioni.

Se vuole può rivolgere un appello agli elettori. Dica pure…
L’appello che ripeto spesso in questi giorni è l’invito a darci una mano. Abbiamo una squadra di donne e uomini veramente valida, abbiamo bisogno di far conoscere il nostro programma, un programma ampio e realistico per far crescere il Comune.

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Giornalista.

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