Di mestiere faceva il cuoco ma aveva il pollice verde e sfruttando questa passione aveva messo in piedi un laboratorio per la produzione di marijuana, dal seme alla bustina, utilizzando una villetta a due piani (e il terreno circostante) a Gabbro, nella periferia sud di Livorno. Una volta sul mercato lo stupefacente avrebbe fruttato oltre due milioni di euro. Lo chef proprietario dell’immobile, B. S., è finito in manette dopo un blitz della Guardia di Finanza.
Il controllo è scattato dopo che un forte odore (inconfondibile) si sentiva nell’aria nella zona vicina alla villetta. Il controllo ha fatto scoprire l’attività illecita del quarantottenne, che coltivava, essiccava e confezionava la marijuana. Gli uomini della Gdf hanno trovato 704 piante di canapa indiana, 87 lampade alogene (alimentate da impianti fotovoltaici), semi di canapa, piante di diversa misura (da pochi centimetri a due metri di altezza), bilance di precisione, macchine per il sottovuoto, essiccatori e un accurato sistema di videosorveglianza con immagini in alta definizione. Ogni piantina avrebbe prodotto circa 300 grammi di marijuana, mentre 17mila dosi erano già pronte per essere vendute. Il cuoco era solito classificare attentamente i prodotti in base a odore, sapore e “botta”, ossia l’effetto che lo stupefacente era in grado di produrre dopo l’assunzione
Decisive, oltre al fiuto dei finanzieri, le segnalazioni di alcuni vicini di casa, preoccupati per l’odore forte e riconoscibile dello stupefacente. “Dopo aver seguito l’odore della droga – ha detto il comandante provinciale della Gdf Gaetano Cutarelli – seguiremo l’odore dei soldi per capire dove e come sono stati investiti i lauti guadagni dell’illecita attività”. Che non ha conosciuto soste neanche nel periodo del lockdown.