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Giovanni Galli e quella parata impossibile che porta ai supplementari

- Sport
13 Ottobre 2020

Paolo Lazzari

A Pisa, il 29 aprile 1958, la vita è ancora un luogo che chiede soltanto di essere esplorato. Quando Giovanni Galli nasce, certo ancora non può sapere cosa il futuro ha in serbo per lui. Gloria sportiva, impegno sociale e politico, ma anche una terribile sofferenza. Segni che il portiere, oggi ultra sessantenne, porta indelebilmente incisi sulla pelle e nel cuore, perché nessuno ha mai detto che la trama sarebbe stata semplice e, certe volte, il fato si mette d’impegno a scompaginare il mazzo. Così, anche se sei un esperto tra i pali, ci sono parate che semplicemente non ti possono uscire fuori: la palla passa comunque e tutto quello che puoi fare è incassare, provare a distillare la sofferenza e pescare da qualche parte dentro di te la forza per ricominciare.

Il primo destino sportivo di Giovanni, se lo chiami per nome, si volta quando pronunci “Fiorentina“. Qui il ragazzone – un metro e ottantasette per oltre ottanta kg – si fa tutta la trafila delle giovanili, fino a conquistare la prima squadra. Le doti atletiche, congiunte al senso della posizione ed a quella innata capacità di dominare l’area, ne fanno un prospetto destinato ad un futuro luminoso. Dal 1977, per ben nove stagioni, Galli è il prescelto per difendere la porta viola: sono anni esaltanti, se si pensa che nella stagione 1981/82 la viola lotta contro la Juventus fino all’ultima giornata per contendersi lo scudetto. Giovanni è protagonista assoluto, il Franchi lo acclama, il legame con la piazza diventa più che viscerale. Solo che quando nasci con le stimmate del campione – mixate ad una sana dose di feroce dedizione – i riflettori si voltano verso di te. Così inizia una nuova storia, certo più gloriosa: passato al Milan per 5 miliardi delle vecchie Lire, metterà in bacheca due Coppe dei Campioni, uno scudetto, una coppa intercontinentale, una Supercoppa Uefa ed una Supercoppa italiana. Abbastanza per accettare una nuova sfida, nel 1990, quando il Napoli suona al campanello: Giovanni rimarrà in Campania per tre stagioni, mettendo via un altro trofeo (la Supercoppa italiana del ’90). Quindi una stagione al Torino ed una al Parma, stavolta da secondo di Luca Bucci, prima di concludere la sua carriera da calciatore in quella toscana con cui continua a intrattenere un legame indissolubile. I titoli di coda di una cavalcata folgorante vengono srotolati a Lucca, nella stagione 1995-96. Nel frattempo, Giovanni viene chiamato a presidiare la porta della nazionale italiana per 19 volte (senza contare le presenze in Under 21 e nella nazionale olimpica).

Conclusa la carriera sul campo, Galli decide di rimanere dentro il mondo del calcio. Nel 1997 viene nominato ds del Foggia, ma è solo un passaggio interlocutorio, prima di ricongiungersi alla sua grande amante: la Fiorentina. La Viola lo nomina team manager nel 2001 e per lui si apre una finestra su una vita nuova. Quella stessa che, nel 2006, lo condurrà fino alla corte del Real Madrid, dove arriva come osservatore. Abilità che lo portano ad un nuovo incarico, quello di direttore generale dell’Hellas Verona, dal quale si dimetterà nel 2008 per le responsabilità che il club gli imputa circa il cattivo andamento della squadra: oggi viene da sorridere, se si pensa che fu proprio Galli a scegliere come allenatore un certo Maurizio Sarri e che acquistò, per l’irrisoria cifra di 50mila euro, l’attuale regista della nazionale Jorginho. Il suo ultimo incarico risale al 2014, come responsabile dell’area tecnica della Lucchese: una stagione tormentata, di nuovo nella sua Toscana, che culmina con le dimissioni.

Il pallone, tuttavia, non resta protagonista esclusivo della vita di Giovanni Galli. Nel 2009, infatti, il Popolo delle Libertà ne annuncia la candidatura come sindaco di Firenze, per le elezioni del 6 e 7 giugno 2009: dopo aver ottenuto il 32% dei consensi al primo turno, viene però sconfitto da Matteo Renzi al ballottaggio. Nel settembre 2011 decide poi di lasciare il PdL e di fondare la “Lista Galli – Cittadini per Firenze”. Il suo impegno politico non si esaurisce qui: nel 2014 si candida infatti con Forza Italia alle elezioni europeee, ma gli oltre diecimila voti raccolti si rivelano insufficienti per essere eletto. Alle regionali di quest’anno, infine, Galli decide di mettersi in gioco di nuovo, candidandosi come capolista della Lega nella circoscrizione di Firenze.

Quello di Giovanni resta un percorso segnato da un dolore profondo: la perdita del figlio Niccolò. Nato nel 1983, dopo essere essersi reso protagonista nelle giovanili dell’Arsenal (e prima ancora in quelle di Fiorentina, Parma e Torino), il giovane difensore decide di riavvicinarsi a casa nel 2000, a Bologna. Il 9 febbraio 2001, rientrando in motorino dopo un allenamento, Niccolò perde il controllo del mezzo e va a sbattere contro un guard rail in manutenzione, dove era stato lasciato un tubo in posizione pericolosa. Un evento semplicemente impossibile da comprendere per un genitore: il dolore è dilaniante, la vita propone la prova più ardua, impensabile. Giovanni è costretto ai tempi supplementari più difficili di sempre. Con un alleato potente, però: la fede. “Senza – dichiarerà – non sarei riuscito a sopravvivere. Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare fiori al cimitero per mio figlio. Senza la fede, senza la convinzione che un giorno lo ritroverò, non avrei potuto convivere con il dolore, che non passerà mai”. Giovanni fonda così la Niccolò Galli Onlus, che si occupa di raccogliere fondi per scopi filantropici. Alla memoria del figlio è collegato anche un importante torneo giovanile. L’uomo messo a dura prova, prima del campione. Una parata impossibile da fare, che ti porta ai tempi supplementari (la metafora scelta nel libro in cui si racconta, ndr) senza chiedere il permesso. Tutto quello che puoi fare? Continuare a tenere i guanti infilati, senza perdere di vista la speranza.

Fiorentina-Milan (1979-80). Foto da Wikipedia

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