Nel corso di un normale controllo sul rispetto delle regole anticovid e la gestione dei rifiuti un imprenditore cinese di Prato è stato denunciato per colpa di un pesce. Non un pesce qualsiasi: si trattava, infatti, di un “pesce drago”, specie in via d’estinzione e per questo protetta sulla base della Convenzione di Washington. Il pesce non poteva passare inosservato, trovandosi in un acquario nella sala d’attesa. Così è scattata la denuncia da parte dei carabinieri forestali, come si legge su Notizie di Prato. L’imprenditore non è stato in grado di fornire alcuna documentazione relativa all’acquisto e, per questo motivo, è stato inevitabile il sequestro, restando tuttavia nel suo acquario poiché lasciato in custodia giudiziaria all’imprenditore, che dovrà continuare a farsene cura.
Il pesce in questione è considerato uno status symbol e viene mostrato con orgoglio, da chi lo possiede, per affermare la propria importanza a livello sociale. Originario del sud-est asiatico, per la precisione da Myanmar, Malaysia, Thailandia ed Indonesia, questo pesce (il cui nome scientifico è scleropages formosus) è conosciuto anche come “arowana asiatico”. Ce ne sono di varie dimensioni e possono raggiungere quasi un metro di lunghezza. Il nome deriva dalla forma simile al dragone cinese.
Qualche anno fa in un libro (The dragon behind the glass: a true story of power, obsession and the world’smost coveted fish) la giornalista Emily Voigt lo definì il “pesce più ambito del mondo”. Un esemplare può arrivare a costare 300 mila dollari, cifra sborsata qualche anno fa da un funzionare del Partito comunista cinese per acquistarne uno.
Foto: Dinamika fish farm (Facebook)