I lettori ricorderanno la notizia dell’uomo di 53 anni, Roberto Checcucci, ucciso a coltellate mentre passeggiava sull’argine dell’Arno, a Castelfranco di Sotto (Pisa), lo scorso 27 settembre. Ieri c’è stato un arresto: è un vicino di casa della vittima. Il movente, ancora da chiarire, sarebbe legato in qualche modo alle liti condominiali. L’arresto è scattato dopo il riconoscimento dell’uomo, nelle immagini riprese da una telecamera, in orario compatibile con l’assassinio, e i successivi riscontri biologici. Vicino al corpo senza vita di Checcucci furono trovate alcune macchie di sangue e una mascherina chirurgica, e materiale genetico sotto le unghie della vittima: gli inquirenti sono così risaliti al profilo genetico del presunto assassino. Dalla perquisizione dell’armadietto da lavoro dell’arrestato sono stati trovati un mazzuolo e un coltello, a quanto risulta compatibili con le ferite sul corpo della vittima.
Il delitto
Questa è la ricostruzione del delitto fatta dagli investigatori. Il presunto omicida, Luigi Cascino (53 anni), segue Checcucci lungo l’argine dell’Arno, restando però a distanza per circa un chilometro. Poi, nelle vicinanze di un canneto distante 190 metri dal luogo dove è stato trovato il cadavere, lo aggredisce. Checcucci tenta di opporsi e a fuggire ma l’aggressore lo insegue e si accanisce contro di lui a coltellate e colpi di mazza. Per settimane quel gravissimo episodio di cronaca è rimasto un mistero, visto anche che la vittima conduceva una vita molto riservato, e non aveva lasciato tracce sospette (non possedeva computer né cellulare). Rinchiuso nel carcere Don Bosco di Pisa, Cascino è accusato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.
L’arresto
Nelle prime ore di martedì 24 novembre i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Pisa e della Compagnia di San Miniato hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Pisa su richiesta della Procura. Originario di Canicattì, in provincia di Agrigento, l’uomo arrestato è dipendente di una società di rifiuti e risiede da venti anni a Fucecchio, in provincia di Firenze.
Decisivo il dna e una giacca senza maniche
“L’uomo – ha spiegato il p45rocuratore capo di Pisa, Alessandro Crini -, ascoltato in caserma, come da prassi subito dopo l’avvio delle indagini, assieme agli altri vicini di casa della vittima, si era premurato di non lasciare tracce sull’orlo di un bicchiere di caffè, tirando fuori un fazzoletto e poi bevendolo a garganella”. Ma quando il cerchio intorno a lui, sospettato, si è stretto, gli inquirenti hanno analizzato il dna presente sul bicchiere, trovandovi la sola traccia della moglie, che aveva bevuto dopo di lui. Il dna della donna è stato incrociato con quello del figlio del presunto omicida, ricavato dal test dell’etilometro a cui era stato sottoposto durante un controllo stradale. Gli inquirenti hanno lavorato, sin da subito, incrociando i dati dell’esame dna trovato sotto le unghie della vittima e quelli emersi dalla verifica delle telecamere di video sorveglianza vicine al luogo del delitto. “Nei filmati ripresi da una telecamera posta una rampa al confine con l’abitato di Santa Croce – ha spiegato il procuratore – si vede un uomo che un minuto e mezzo dopo il passaggio di Checcucci lo segue. Lo abbiamo definito lo ‘scamiciato’ perché indossava una giacca senza maniche. L’uomo tiene nella tasca qualcosa di pesante, perché lo si vede reggerlo con la mano. Circa un’ora dopo, torna indietro, e ricompare nel filmato claudicante e sporco”. Gli abiti sporchi di sangue, il coltello e il manico di una mazza appartenenti al presunto assassino sono stati ritrovati in un armadietto appartenente all’uomo arrestato.
Quella liti continue con la famiglia della vittima
I rapporti fra la vittima, suo fratello e l’uomo arrestato da anni erano tesi. Frequenti le liti per questioni condominiali (soprattutto i parcheggi nelle aree comuni). Poi c’è un dettaglio importante: un anno e mezzo il presunto assassino avrebbe centrato l’auto del fratello della vittima, Gilberto, provocandogli un grave danno a una gamba, risarcito dall’assicurazione. Ora Gilberto è convinto di una cosa: “Ha ucciso lui per vendicarsi di me”.