Che ne sarà di Giuseppe Conte? Tornerà a insegnare all’università e a fare l’avvocato, oppure resterà impegnato in politica? Nei giorni scorsi si è parlato di una sua possibile candidatura nelle elezioni suppletive per il collegio di Siena, dove lo scranno di deputato occupato da Carlo Padoan (Pd) è rimasto vacante a seguito delle sue dimissioni per la nomina a presidente di Unicredit. L’ipotesi è stata subito stoppata da Italia Viva e, a sorpresa, anche dal dem Dario Nardella, sindaco di Firenze. La segretaria regionale del Pd, Simona Bonafè, ha messo le mani avanti, non mostrando particolare entusiasmo per l’iniziativa. Mentre da via del Nazareno hanno fatto sapere che saranno i territori a decidere: un modo elegante per sfuggire dalle polemiche, anche se la candidatura del presidente del Consiglio uscente non può essere solo una questione locale.
A rinfocolare le polemiche si mette ora il vicesegretario del Pd della Toscana, Valerio Fabiani, che osserva: “Conte è una figura di prestigio che ha governato l’Italia col sostegno di Pd, Cinque Stelle, Leu e Italia Viva e ha un grande consenso popolare. Una candidatura così non si può scartare frettolosamente”. Il numero 2 del Pd toscano in pratica dice sì all’asse con i 5 Stelle e prende le distanze da Bonafè. Acque agitate tra i dem toscani, con evidenti ripercussioni anche a livello nazionale. A dare manforte a Fabiani c’è anche l’ex presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha subito sposato la candidatura senese di Conte.
Quando chiedono a Fabiani come faccia a difendere un nome calato dall’alto, il vicesegretario tira fuori le unghie: “Questo non è più il Pd renziano – dice al Corriere fiorentino – dove sui territori arrivavano nomi inscatolati e spediti da Roma. Fa un po’ sorridere il fatto che coloro che oggi brandiscono la bandiera della difesa dei territori siano gli stessi che rimasero zitti davanti a certe candidature imposte per le Politiche del 2018. Nel nuovo Pd si discute e ci si confronta nei luoghi deputati, rispettando e coinvolgendo le federazioni locali”.
Interessante vedere come Nardella spiega il suo no a Conte nelle suppletive di Siena. “La questione non è la qualità della candidatura, che in questo caso è indubbia, ma il modo con cui si arriverebbe a questa. Se deve essere Conte il candidato si lasci decidere alla Toscana e a Siena. I territori non possono essere sempre ignorati con candidature calate dall’alto, anche quando queste sono di prestigio”. E aggiunge: “La Toscana è la regione che porta più voti di tutti al Pd. Qui il nostro partito da anni è il più forte d’Italia, come confermato alle ultime elezioni regionali. È sempre sopra il 30%”, per questo “non può essere così spesso destinatario di soluzioni calate dall’alto”. Sul futuro del premier uscente suggerisce un’ipotesi alternativa: “Vedrei meglio Conte candidato sindaco di Roma, una carica di assoluto rilievo politico, molto più importante di un qualunque ministro”.
In realtà, al di là del nome l’ipotesi Conte sancirebbe in modo ancor più forte l’alleanza Pd-M5S, quindi è evidente che sia una decisione politica di estrema importanza. Uno sguardo rivolto a livello nazionale, visto che, restando alla Toscana, il centrosinistra governa da solo senza aver bisogno di alcun aiuto da parte dei pentastellati. Guai in vista nel rapporto Pd-Italia Viva? Di certo il nervosismo scaturito per la rottura di Renzi non aiuta. Vedremo tra poco se a calmare le acque ci penserà Draghi. In che modo? Nominando un ministro toscano oppure, e sarebbe forse la cosa più importante in assoluto, sbloccando alcuni di quei lavori strategici che la regione aspetta da anni a livello di infrastrutture. I soldi non dovrebbero essere un problema (visti i 200 e passa miliardi in arrivo dall’Europa), resterà da vedere quali progetti avranno la priorità.
Conte e Renzi, hanno fatto del governo Italiano lo zimbello del mondo intero, non per niente, hanno fatto dell`Italia lo stallo dei migranti e con loro lo stallo della delinquenza internazionale!!! proporrei che questi due con i loro seguaci, di dar loro in regalo un appartamento e di “OBBLIGARLI” a convivere nelle periferie delle citta con tutte le minoranze che loro stessi hanno creato!!!
Poveretto, lui e Zingaretti si illudevano che i Toscani fossero bischeri!
però non si può negare che il piddì con la sua goffaggine due risate ce le fa sempre fare