Il suo volto segnato dalla mascherina e dalla stanchezza per i pesanti turni di lavoro in ospedale era finito su tutti i giornali e i siti internet, in Italia e non solo. Alessia Bonari, infermiera, in piena pandemia era diventata uno dei simboli della resistenza grazie alle foto che la ragazza aveva pubblicato sul proprio profilo Instagram.
Ventiquattro anni, di Grosseto, Alessia lavora in un reparto Covid di Milano. È stata intervistata diverse volte e stasera Amadeus la accoglierà sul palcoscenico del Festival di Sanremo per raccontare la sua storia. Un’occasione per parlare del suo lavoro, fatto di sacrifici, sofferenza ma anche tanta gioia nel vedere che i pazienti si riprendono dalla malattia.
L’infermiera toscana salirà sul palco anche in rappresentanza di tutti coloro che lavorano negli ospedali combattendo contro il coronavirus. Il ritorno alla normalità di tutti noi passa da loro. Ed è bello che a Sanremo con Alessia venga raccontata la bella storia di uno dei simboli della resistenza dell’uomo contro il terribile virus.
Foto: Instagram
cmq lei può ben dirlo che le cose sono andate bene con la pandemia del covid. Da una sconosciuta infermiera a star del festival di Sanremo. Forse è bene taccia sul destino di tani morti per una emergenza mal gestita. Non mi pare che poi abbia resistito cosi tanto nella missione della della pandemia. C’è chi ha dato molto di più
Diciamo pure che le graziose fattezze della signorina hanno contribuito non poco alla viralità guadagnata dalla sua immagine, nonchè all’invito da lei ricevuto per Sanremo. Chi lo nega è un ipocrita!
Son certo che sono a centinaia le altre infermiere che, come lei, si sono impegnate nella lotta al Covid, ma non essendo così fotogeniche evidentemente non hanno meritato di assurgere agli onori della cronaca.
La triste morale è che, anche nelle faccende più gravi e sfortunate, il mondo continua sempre più ad essere dominato da una insulsa cultura dell’immagine, ..e la sostanza viene messa sempre più da parte..
Counterpart John, condivido pienamente il tuo punto di vista. Non dico che la signorina non abbia lavorato e non si sia prodigata nell’assistere i malati ma sono altresì sicuro che la bellezza di cui anche lei è consapevole, abbia notevolmente aiutato. Invece che ospitare lei in solitaria avrei magari propeso per ospitare l’intero reparto…