Tutto dipenderà dai dati, tenuti sotto controllo giorno per giorno. Un peggioramento del numero dei contagi da coronavirus potrebbe riportare la Toscana in zona rossa dal 15 marzo. Il valore da tenere sott’occhio com’è noto è l’Rt, che indica quante persone può contagiare ciascun infetto.
Siena e Pistoia sono già in zona rossa, così come il comune di Cecina (Livorno). A rischio anche altre province, come ha detto il presidente della Regione Eugenio Giani ai microfoni di Lady Radio: Arezzo e Empoli “rischiano tutte e due” la zona rossa. “Ora abbiamo una zona rossa nelle province di Pistoia e di Siena. Questa settimana, lo farò probabilmente giovedì, seguirò il criterio di interlocuzione con i sindaci e con loro faremo una valutazione. Devo dire che i dati della provincia di Arezzo, che l’altra settimana venivano subito dopo quelli di Pistoia e Siena, mi sembra siano meno peggio di quanto si potesse pensare – ha aggiunto Giani – . Quindi può darsi che non ce ne sia bisogno. Analoga situazione per l’Empolese Valdelsa, rispetto agli undici comuni però ce ne sono tre che sono molto su” con i contagi.
L’Rt sarebbe intorno a 1,3, con la soglia per il passaggio in zona rossa (1,25) già superato: si spera in un miglioramento a breve ma se non dovesse arrivare saranno inevitabili le nuove restrizioni. Il problema di fondo è la lentezza delle vaccinazioni: finché non procederanno a ritmo spedite saremo sempre sul chi va là, destinati a dover fronteggiare l’avanzata dei contagi con l’unico strumento che ci resta: ridurre fisicamente la possibilità di contagio, tramite le restrizioni.
Per la prossima settimana, comunque, la Toscana dovrebbe restare in zona arancione: “Ad oggi posso dire che ci sentiamo di poter prevedere la zona arancione anche nella prossima settimana – afferma Giani -. Ma sono dati ancora non ufficiali, fino a venerdì non posso dare nessun responso ufficiale”. Il presidente spiega che questa sua valutazione deriva da “calcoli che abbiamo fatto in attesa della valutazione di Roma, sulla base delle nostre valutazioni, che non sono ufficiali”.
“Per il nuovo Dpcm – fa sapere Giani a margine di una conferenza stampa – abbiamo chiesto di trovare parametri più oggettivi, perché l’Rt non può essere l’unico indice, in quanto si riferisce ai dati che vengono rilevati tre settimane prima, e come avete visto, quando noi nella piena legittimità di quello che diceva il Dpcm abbiamo disposto, con mia ordinanza condivisa dai sindaci, le zone rosse per Siena e per Pistoia con le rispettive province, lo abbiamo fatto sulla base dell’indice dei contatti: se aspettavamo di valutare l’Rt i risultati li avremmo avuti fra tre settimane. La seconda cosa che abbiamo chiesto – ha aggiunto Giani – è che le decisioni” del Comitato tecnico scientifico “vengano comunicate qualche giorno prima del venerdì”, e “la terza cosa è la capacità, da parte delle autorità ministeriali, di rapportarsi alle Regioni in un modo più concertato, ovvero un maggior ruolo del presidente della Regione nell’assumere responsabilità che partono dai dati reali”.