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Se anche i renziani del Pd salgono sul carro di Letta

- Politica
15 Marzo 2021

È iniziata l’era di Enrico Letta al Nazareno. Auto esiliatosi a Parigi dopo lo scherzetto di Renzi nel 2014 (“stai sereno”, e poi lo costrinse a uscire da Palazzo Chigi), il politico pisano torna all’impegno politico, chiamato a gran voce alla guida del Partito democratico dopo le dimissioni di Zingaretti. Il suo compito non è facile: deve rilanciare il partito, in forte crisi di consensi (per varie ragioni, non da ultima la linea “o Conte o morte”, rivelatasi deleteria, se non altro perché ha rafforzato il M5S) e guardare al dopo Draghi, quando gli italiani saranno chiamati a decidere a chi affidare la guida del Paese. In un momento così difficile, dove i cittadini a tutto pensano (giustamente) meno che alle alchimie politiche, il compito di Letta non è dei più facili. A partire dalla gestione dei rapporti tra le diverse correnti che animano il Pd. Lui ha già detto di non volerne sapere, che considera le correnti importanti, per quanto riguarda il dibattito tra idee e proposte diverse, ma nulla di più: in altre parole, non vuole che la vita del partito si riduca a un mero scontro tra gruppi di potere, le correnti appunto. Ma la realtà è che le correnti nel Pd esistono.

In questa nuova fase del Pd tutti, com’era facilmente prevedibile, sono saliti sul “carro” di Letta. Tutti manifestano apprezzamento nei suoi confronti e lo supportano. Ma sarà tutto vero? Soffermiamoci sulla Toscana, dove nei mesi scorsi si è consumata una guerra durissima tra le correnti, arrivata persino al livello nazionale, col guanto di sfida che la segretaria regionale Simona Bonafè aveva lanciato a Zingaretti, per la questione della possibile candidatura di Conte alle suppletive di Siena (per il seggio alla camera lasciato vacante da Pier Carlo Padoan). Il vice segretario dem toscano, lo zingarettiano Valerio Fabiani, aveva subito sposato la candidatura, facendo scoppiare le ire della Bonafè. In ballo, a onor del vero, non c’era solo Conte ma anche l’asse (da suggellare anche in Toscana) con il M5S. In questo duro scontro si era parlato anche dell’asse Bonafè-Bonaccini (presidente della Regione Emilia Romagna), in chiave anti Zingaretti. Nell’ombra c’era anche Dario Nardella, sindaco di Firenze ed esponente della “corrente dei sindaci”. Ora, con Letta, è tornata la pace (o calma apparente). Bonafè tiene a far sapere di aver offerto la candidatura di Siena a Letta: “Gli ho chiesto di candidarsi, per noi sarebbe un onore”. Non è di Siena ma è toscano (di Pisa), è autorevole (chi può esserlo più di lui nel partito?) e soprattutto fa parte del Pd: Letta sembrerebbe avere tutte le caratteristiche adatte, secondo i desiderata della Bonafè. Ovviamente a decidere deve essere il diretto interessato.

Anche gli esponenti del Pd più vicini a Renzi sono saliti sul carro di Letta. Ad esempio il capogruppo dei senatori dem, Andrea Marcucci, ma anche Luca Lotti, che esalta la “fase nuova”, basata su un vero riformismo. E persino Dario Nardella, che sottolinea come con Letta il “Pd può cambiare”. Dopo essere stato il partito dei renziani ora il Pd si accinge a diventare il partito dei lettiani. Questo, ovviamente, viene sottolineato con una punta di sarcasmo dagli zingarettiani, che ridono sotto i baffi gustandosi la scena.

Molto soddisfatto per il nuovo corso dem anche un altro ex renziano, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani: con Letta spera di aver ottenuto un sostegno forte per la Regione che, da quando è stato eletto sentiva di non avere avuto, prima con il governo Conte e poi con quello presieduto da Draghi. Il nodo dei rapporti fra Pd e Italia Viva, anche per la maggioranza in Regione Toscana, resta aperto. Quale sarà la mossa di Letta? Aprirà all’alleanza con il M5S? E cosa ne sarà, a quel punto, del rapporto con il partito di Renzi?

 

Foto: Lapresse (ilGiornale.it)

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Giornalista.

1 Commento
    Vita+Bruno

    sono un po’ stanca di tutte queste manovre, di palazzi e cellule di partiti, in un momento così tragico per l’Italia dal punto di vista sanitario, economico e istituzionale. L’Italia intera si dedica a questi giochi, ma la Toscana ne è la più rappresentativa, forse a causa del Macchiavelli e forse perché in Toscana il gioco è spudorato… tant’è che i Francesi per definire una persona senza scrupoli dicono “ le Florentin “, soprannome che affibbiarono a Mitterand !
    È faticoso seguirli, gli articoli sono spesso già sorpassati nel momento in cui si leggono e, soprattutto loro, quelli che dovrebbero guidarci e guidare il Paese, perdono un tempo prezioso a preparare i loro discorsi, comunicati stampa e altre bestialità moderne, utili solamente per la loro visibilità.
    stanca, stanca, stanca e disgustata a vita !

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