Commenti e considerazioni su un mondo che ha perso la testa di un giornalista col cuore in Toscana e la testa da qualche parte tra Londra e il Texas. Se volete, chiamatemi Apolide / di Luca Bocci
Senza grande clamore, come ci saremmo aspettati da una signora come lei, se n’è andato un altro pezzo della nostra infanzia, la regina delle cosiddette “signorine buonasera”, le annunciatrici che una volta entravano nelle case degli italiani in punta di piedi, garbate, per informarci su quello che il canale ci avrebbe offerto. Nicoletta Orsomando non era una celebrità qualunque, è stata una presenza costante nelle vite degli italiani, sempre precisa, con una dizione che molti nelle televisioni moderne farebbero bene a studiare mattina e sera. Non faceva molto, leggeva poche righe con il solo scopo di farci sapere i programmi della rete ma forse proprio per questo era riuscita a guadagnarsi un posto nelle nostre famiglie. Per poco più di 40 anni aveva svolto il suo ruolo in maniera impeccabile, senza mai montarsi la testa o concedersi fughe in avanti. Da quel 22 ottobre 1953 al giorno della pensione, Nicoletta rimase quella che era, la presenza rassicurante che accompagnò le vite di tutti noi.
Una volta lasciata “mamma RAI”, si tolse qualche sassolino dalle scarpe. Il fatto che non avesse fatto carriera non fu un caso, anche lei aveva ambizioni, avrebbe voluto fare di più, dall’alto della sua specchiata professionalità. Si vide passare avanti tanti altri perché aveva sempre rifiutato di cercarsi qualche “santo in paradiso”, pratica comune ieri come oggi alle nostre latitudini. Lo diceva con rassegnazione ma senza acrimonia, senza la minima ombra di pentimento o condanna per i colleghi che si piegavano alla logica della raccomandazione. La calma e la tranquillità che il suo volto gentile trasmettevano a noi telespettatori erano genuini, non una finzione. In qualche modo l’avevamo capito e per questo le abbiamo tutti voluto bene, come se fosse una di famiglia. Ci sembrava di intravedere qualcosa dietro il suo sorriso, come se la sapesse molto più lunga di quanto credessimo, come se fosse molto più arguta e divertente di quanto le concedevano di essere le rigide regole della TV di allora. Anche se mancava dagli schermi da quasi trent’anni, la sua morte ci ha colpito tutti in maniera estremamente personale.
Viene da domandarsi perché quella TV ci manchi così tanto, visto che certo non era perfetta. Basta guardare uno dei mille programmi che ripropongono spezzoni di programmi storici per renderci conto di come il passato non fosse così affascinante come lo ricordiamo. Certo, c’erano grandi momenti di spettacolo, stelle luminosissime che grondavano talento ma, a parte i programmi di punta, molto di quello che andava in onda era francamente inguardabile, dalle noiosissime tribune politiche, alle astruse rubriche culturali che interessavano a pochissimi. L’intrattenimento c’era, ma solo per mantenere il pubblico davanti agli schermi. La missione vera era un’altra: “fare gli italiani”, insegnargli una lingua ai più sconosciuta ed informarli quanto basta per tener buoni i propri protettori politici. A ben guardare, questa “mission” non è cambiata molto. Quello che è cambiato, e parecchio, è il modo nel quale viene compiuta.
Nicoletta si lamentava di come la “sua” televisione fosse diventata più volgare, sguaiata, ma forse è cambiata perché è cambiato il paese che rappresenta. L’Italietta provinciale e profondamente borghese del passato non avrebbe accettato neanche un decimo delle cafonate che ci troviamo sugli schermi oggi. Per entrare nei salotti degli italiani bisognava essere non solo educati e precisi ma soprattutto capaci. Tutte le raccomandazioni del mondo non avrebbero mai fatto accettare un accento troppo regionale o una voce sgradevole. Sapevamo che i volti sugli schermi erano tutti in quota di questo o quel partito, eravamo ben consci che tutto quello che dicevano era stato approvato dalle autorità, ma nessuno metteva in dubbio la loro professionalità. L’amante del ministro poteva pur fare carte false per diventare famosa ma se non era almeno decente, in televisione non avrebbe trovato spazio.
La televisione di allora era spesso noiosa, arida ma tecnicamente impeccabile. Non serve essere del settore per rendersi conto di come molti oggi arrivino in televisione senza possedere alcun requisito minimo, spinti dall’ambizione di diventare famosi e da potentissime raccomandazioni. Forse per questo ci manca così tanto la televisione di una volta, ci manca il rispetto per il telespettatore, che si aspettava e si aspetta un modicum di professionalità. D’altro canto, in questa epoca piena di soggetti senza arte né parte che diventano famosi Dio solo sa come, sarebbe difficile aspettarsi di meglio. Le “signorine buonasera” non torneranno mai più, ma non mi sembra eccessivo sperare che la loro classe e la loro modestia tornino di moda. In questi tempi isterici, una televisione più educata e rassicurante potrebbe solo farci bene.
ha perfettamente ragione : ho sempre ammirato, sin da piccola, Nicoletta Orsomando anche quando, più grande e pretenziosa, criticavo i “vecchi”. Ora che sono vecchia io, la volgarità imperante mi disturba molto e ho pensato spesso alla Signora Orsomando. A chi potremmo rivolgerci, oggi, dicendo “Signora” ? Questa società ha tanti vantaggi e molti pregi ma… è come l’Impero Romano ! è all’apice ma si vedono già le crepe..
Cordiali saluti da un’altra apolide. Vita Bruno
Signora Bruno, non ha ricevuto la circolare? Non si dice “vecchia” ma “diversamente giovane” 😛
A parte le facezie, il dilagare della volgarità disturba tutte le persone perbene o, almeno, chi ricorda ancora come funzioni una società civile. Si è sacrificato tutto sull’altare della “spontaneità”, parola che in realtà nasconde la maleducazione e la mancanza di rispetto per il telespettatore che, in un modo o nell’altro, paga lo stipendio a lorsignori. D’altro canto, quando si fanno strada solo miracolati e morti di fama, cosa ci potremmo aspettare? La sensazione che ho è che siano davvero molti ad essere disgustati da questo stato di cose ma nessuno ha il coraggio di proporre qualcosa di diverso. Una cosa che, a mio modesto parere, non ha alcun senso. Se c’è davvero una grossa fetta di pubblico che vorrebbe una televisione più educata, possibile che nessuno faccia niente? “Signore” in televisione ce ne sono davvero poche, purtroppo – onestamente non me ne viene in mente nemmeno una. In quanto alle crepe, quelle si vedono da decenni, senza che nessuno alzi nemmeno un sopracciglio. Contenti loro…
Grazie per i saluti, che ricambio di cuore. Tra apolidi ci si capisce sempre. Buon fine settimana.