– Guido Martinelli –
“Il tango è una musica che respira, che ha la forma di fianchi e profumo di donna, musica primitiva ma civilizzata, che scalda il cuore e stordisce la gente”: è la definizione del ballo argentino del poeta uruguaiano Fenàn Silva Valdes. Il tango non è un semplice ballo ma un’espressione profonda e autentica, arte musicale nata alla fine dell’Ottocento nei sobborghi delle città della regione del Rio della Plata, tra Argentina e Uruguay, frutto della mescolanza di tradizioni e suoni tra i contadini nomadi, i gauchos indigeni e gli emigranti europei. Il tango viene definito da alcuni una vera e propria lingua con tanto di lessico, grammatica e sintassi, che sviluppa infinite combinazioni e possibilità, sempre in evoluzione. Per ballare il tango occorre tecnica, senso del ritmo, attitudine al ballo, ma in primis sintonia e dialogo sensibile tra due corpi tesi a vibrare all’unisono per interpretare la musica che li guida. Riflessioni suggerite dallo stupendo e conclusivo concerto della terza edizione della rassegna della “Muse contemporanee e note d’arte”, organizzata dall’Associazione “Fanny Mendelssohn” in collaborazione con la “Voce del Serchio” attraverso il qualificato operato di Sandra Landini e Sandro Perri, che ha visto proprio il tango come protagonista.
L’ultimo scenario di questi ottimi concerti è stato il teatro Rossini di Pontasserchio, fondato nel 1922 affianco al parco sull’argine del fiume Serchio, ristrutturato nel 1995 e riaperto nel 2001. Soprannominato “Ròrò”, per farlo sentire più vicino ai cittadini, ha ospitato questo evento anche per il Settembre Sangiulianese, classico appuntamento annuale del Comune di San Giuliano rappresentato in platea dalla vicesindaco Lucia Scatena.
Sul palco ha brillato il duo Maclè, due superlative pianiste che hanno omaggiato quell’anima tangheira esaltante l’unione tra due essenze umane indistinte, suonando a quattro mani proprio come un corpo unico. Le due pianiste, artiste di talento con solide e qualificate basi formative alle spalle, hanno sfoggiato una tecnica pianistica sopraffina ostentando, al contempo, una sintonia invidiabile che ha permesso loro di mantenere l’alto valore artistico dei colleghi esibitisi nei precedenti appuntamenti.
Il titolo della serata, “Tango sin antes ni después”, senza prima né dopo, pareva sottolineare l’essenza originale, irripetibile, unica, di questo appuntamento e di questa tipologia di musica offerta all’uditorio, a ingresso gratuito ma purtroppo ancora limitato per l’emergenza covid. Le due stupende pianiste rispondono ai nome di Sabrina Dente e Annamaria Garibaldi, e l’epiteto che le fonde in un unico blocco, di origine francese, deriva dalla gemmologia, perché indica cristalli della stessa specie aventi orientamento differente, geminati a forma di stella e, secondo il francese antico, macchie. L’intento evidente del Duo è di rappresentare la loro poliedrica musicalità e versatilità unendo ed esaltando diverse individualità artistiche. Le due musiciste in genere si cimentano sia in brani classici che contemporanei come questi.
Numerosi i teatri nostrani e internazionali che hanno ammirato il duo in azione. Da sottolineare, nel loro curriculum, anche la partecipazione a progetti internazionali volti alla promozione musicale. Al Rossini il duo ha reso omaggio all’autore che ovunque è sinonimo di tango, forse il più grande musicista argentino, sia pur nato da genitori di origine italiana, nonché uno dei più grandi del suo secolo: Astor Piazzola. Adiòs nonino, La morte del Angel, Introduccion al Angel, Escualo, Fracanapa, Fuga y misterio, Tres minutos con la realidad, Allegro tangabile, Primavera portena, sono i brani tradizionali suonati dal duo, una sorta di graziosa dea melomane con quattro mani che trasmetteva e infondeva amore, entusiasmo per la musica in genere e per il tango nel caso specifico.
Un ruolo non secondario, ma contrappuntistico e fondamentale per sottolineare e valorizzare la malinconica atmosfera suscitata da queste note, l’ha egregiamente svolto l’altra coppia in scena formata da due perfetti ballerini: Walter Cardozo e Margherita Klurfan. I movimenti aggraziati e avvolgenti della coppia di tersicorei hanno mostrato agli spettatori la natura sensuale, sinuosa e magica di una musica che riesce a trasformare due corpi in una unica entità.
Applausi finali, lunghi, reiterati, che non potevano non condurre a richieste di bis per vedere di nuovo all’opera i quattro artisti. Non poteva esserci una conclusione migliore della rassegna delle muse dei nostri giorni, realizzata grazie al fondamentale supporto della Fondazione Pisa e di Unicoop Firenze, con il patrocinio della Regione Toscana, della provincia di Pisa e dei comuni di Pisa e San Giuliano Terme.
Dopo la pausa invernale ci sarà la ripresa primaverile con un’altra serie di proposte musicali di alta qualità, marchio di fabbrica di questi infaticabili organizzatori spinti da un enorme amore nei confronti della musica: la voce con cui gli dei si rivolgono agli umani.
Foto: Alessio Alessi