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Serenella Menichetti: “Sono una spacciatrice seriale di poesia”

- Cultura
11 Ottobre 2021

Guido Martinelli

Il mio viaggio personale nel mondo letterario pisano mi ha portato a imboccare la Tosco-Romagnola e fermarmi a Cascina, alla Biblioteca Comunale. Lì ho incontrato una poetessa che anni si segnala per le sue sillogi e i riconoscimenti in importanti concorsi poetici nazionali in mezzo a libri e tavolini dove si trova per la presentazione, stavolta, di un romanzo, ”Il cercatore di memorie” (ed. Ctl), in cui ha deciso di coinvolgere anche me. Ho aderito perché rispetto molto coloro che lavorano sulla memoria dato che, parafrasando quel famoso slogan pubblicitario, si potrebbe affermare “toglieteci tutto ma non i ricordi” perché loro sono gli unici beni che nessuno potrà portarci via.

Allora, Serenella, si presenti…
Sono Serenella Menichetti, una spacciatrice seriale di poesia su Facebook e mi piace scrivere dalla più tenera età. Sono pensionata dopo aver lavorato nella scuola, dapprima come maestra di scuola materna e poi come amministrativa. Abito a Cascina, sono sposata da cinquant’anni, madre di tre figlie e nonna di due ragazze e un ragazzo. Dopo la pensione mi sono dedicata di più alla scrittura e ho cominciato a pubblicare.

Lei ha sempre scritto?
Ho cominciato a scrivere poesie all’età di sei anni. Forse perché sono stata svezzata, non solo a latte, ma anche a poesie dato che avevo una zia, Dantilia, il nome dice tutto, cha aveva un fratello poeta, e in casa nostra, praticamente, si parlava in rima. Lei, sorella della mia nonna, mi addormentava addirittura recitandomi poesie e io chiudevo gli occhi seguendo questo ritmo. Mi è rimasto impresso “Il ruscello” di Silvio Novaro che diceva “ C’era una volta un giovine ruscello, color di perla, nella verde valle, tra molli giunchi e pratoline gialle, correva snello”. Quante volte questi versi mi ritornano alla mente. Quindi, mi sono ritrovata inizialmente a scrivere soprattutto poesie in rima, con molte ritmo e in metrica, ma ora il mio stile è libero anche perché mi piace sperimentare, così mi diverto anche a scrivere haiku e limerik e mi piace moltissimo anche la metasemantica. Mi diverto molto con la parola come se fosse una cosa di plastica. Scrivo per divertimento. Ho fatto diversi concorsi, ma la cosa che mi diverte di più è la scrittura non il premio, il riconoscimento da parte di altri.

Quanti libri ha pubblicato?
Sei libri, di cui quattro di poesie, uno di racconti e quest’ultimo ,“Il cercatore di memorie”, è un romanzo che avrà un seguito. Il protagonista, Lorenzo, infatti, è venuto e mi ha detto che ha ancora delle visioni, come quelle presenti nel libro che suscitano eventi, da raccontare.

Tornando, invece, ai concorsi, quanti ne ha vinti?
Tutti quelli a cui ho partecipato mi hanno regalato delle soddisfazioni. Il concorso che mi è andato meglio e di cui sono più fiera è stato il prestigioso “Camaiore” in cui sono arrivata in finale. Sono arrivata prima anche al concorso nazionale “Clemente Rebora” di Roma e poi ho ricevuto parecchi altri premi, ma non sto a contarli. Ho avuto un periodo in cui mi gratificava molto raccogliere riconoscimenti, con tanti primi e secondi posti, ma ora partecipo molto di meno, mi interessa solo scrivere.

Riguardo ai libri precedenti cosa ci può dire?
Ho iniziato con un libro che si intitolava “Figure mandaliche”, dove affermavo che le parole sono conchiglie bambine per ascoltare e conoscere il mare visibile e intimo dell’esistenza. Le poesie sono a tema libero. Dopo è arrivato “Fiore di loto” in cui si trovano poesie sia in verso libero che in metrica. Poi “Oltre la soglia”, con una parte in cui ci sono poesie ispirate alla nuova antologia estetica di Giorgio Linguaglossa, poeta di livello internazionale, che mi ha scritto una bellissima recensione. Ho scritto pure un libro per bambini, “Filastrocche, filasuone e favolstrocche. Giochi di parole per aprire il mondo dei libri e mettere le ali”, pensato soprattutto per chi ha problemi di dislessia e con prefazione della pedagogista Monica Pratelli. Poi è arrivato “LenTaMente” perché mi sono accorta che è arrivato il momento della lentezza, in cui bisogna andare piano. Dopo una vita di corsa, di fretta, cerco di andare lentamente, faccio marcia indietro, e cerco di assaporare le cose che mi sono perso andando veloce. Per questo, con mio marito abbiamo preso un appartamento in montagna e li troviamo quel ritmo di vita proprio lento che procura molta soddisfazione ad entrambi.

L’assessore alla Cultura di Cascina Bice Del Giudice

Quali sono i suoi punti di riferimento poetici, gli autori del cuore?
I poeti eterni come Leopardi, Clemente Rebora. Ma io sono innamorata di un poeta svedese che si chiama Tomas Transtromer su cui, al gruppo Lapis, ho persino tenuto una conferenza per diffonderne la conoscenza. Mi piace perché usa il correlativo oggettivo in una maniera spettacolare, amo moltissimo la sua poesia. Poi mi piacciono Pascoli, Rosaria Madonna che scrive poesie fantastiche come pure Nazario Pardini, un poeta che abita vicino a noi e ha pure un blog dove a volte do il mio contributo. Per quanto riguarda gli scrittori Calvino, i libri fantastici dove c’è il mistero. Senza dimenticare tutti quegli scrittori classici che sto rileggendo con più calma un po’ alla volta.

Ora le farò la classica domanda che pongo sempre: qual è la funzione della poesia nel mondo?
Praticamente è uno sguardo diverso che riesce ad andare oltre e fa prendere coscienza al lettore dei suoi stati d’animo.

La letteratura, nel suo complesso, che funzione ha?
Permette di entrare in un altro mondo, è un viaggio che ti arricchisce.

Per lei cos’è la poesia?
All’inizio, in gioventù, è stato un po’ uno sfogo, ma nella maturità è scaturita da un grosso dolore che era rimasto dentro di me per parecchi anni e con i versi sono riuscita a tirarlo fuori e quindi a prendere più consapevolezza e guarire. Se si tiene tutto dentro si sta male. Poi mi sono appassionata e la considero un bisogno primario come mangiare e bere. Quando scrivo mi sento bene ho bisogno di scrivere.

Che cosa pensa che possa portare la poesia nel mondo?
Non lo so cosa possa portare in questo mondo. Viviamo in un mondo dove la poesia è la cenerentola e non sono molto ottimista riguardo al fatto che la poesia possa diffondersi e circolare tra la gente. Ci sono gli appassionati, ma è molto difficile vendere libri di poesia perché nel mondo si pensa solo al lavoro, al potere, ai soldi, ai beni materiali.

Non potrà, allora, come ripeto sempre, salvare il mondo?
Non credo proprio.

Veniamo allora al libro che presenterà oggi, come è venuta l’idea di questo “Cercatore di memorie”?
Avevo già alcuni pezzi di quello che è poi diventato questo libro, che erano per un altro progetto per cui avevo fatto delle ricerche in cui parlavo di luoghi che avevo vissuto non solo fisicamente, ma anche con la fantasia. A quel punto ho partorito il protagonista, questo Lorenzo, che è venuto dalla fantasia e ho trasferito quei pezzi in questa storia.

Questo libro non rientra in un genere ben preciso?
No, ce ne sono diversi che s’incontrano, con una spruzzata di giallo e di mistero.

Nelle pagine si parla di luoghi di Cascina e dei suoi paraggi?
Certo, c’è la Villa Isnard, una stupenda vecchia villa cascinese dei primi del novecento dove visse la ereditiera francese Maria Isnard col marito Aurelio Bianchi, più vecchio di lei. Nella storia alla villa è legato un mistero che ha preso spunto dalla mia infanzia. Quando eravamo piccolette, io e la mia amica Carla andavamo in giro per Cascina come due maschiacci, finendo spesso anche al cimitero dove si trovavano, tra gli altri, le tracce degli abitanti deceduti di questa Villa Isnard che ci eccitavano la fantasia, anche se erano morti per cause naturali. Così ho deciso di riprenderli in chiave fantastica. Si parla anche del bel teatro cascinese Belotti Bon caduto in disgrazia, e che si spera le istituzioni riescano a ricostruire. Solo per citare i più noti e di cui nel libro ci sono pure le foto.

Cos’è Cascina per lei?
Sono le mie radici, una cittadina che quando ero piccola era piena di lavori: lucidatori, tappezzieri…

Era la città del mobilio…
Appunto. In tutte le vie c’erano questi stupendi laboratori e per noi ragazzine era un’attrattiva vedere questi veri e propri artisti lavorare le stoffe, il legno, quando passavamo i pomeriggi a girare per il paese e curiosare qua e là. Ci conoscevano tutti. Penso che lo scrittore debba essere curioso per immagazzinare personaggi da usare nel momento successivo della scrittura.

Com’è cambiata Cascina in questi anni?
Tanto, non c’è più lavoro, non c’è più niente di quell’antica vitalità e lo sappiamo perché. L’Ikea ha ormai annientato tutti questi prodotti locali di qualità con i suoi costi molto contenuti Purtroppo è così. Dall’artigianato siamo passati ai mobili già pronti. S’è sciupato tutto. Per costruire un mobile artigianale ci vuole tempo e invece ora vuoi e hai tutto subito in mano. Ricordo la mostra del mobilio dove mio padre portava i mobili col carretto…

Che lavoro faceva suo padre?
Lucidava i mobili, aveva tre operai con cui portava avanti questo lavoro. C’erano gli intagliatori, i falegnami. Tutti mestieri scomparsi.

Come lo definirebbe un cascinese?
Non è semplice. Un cascinese, almeno pensando a quelli della mia età, è una persona che ha vissuto in un mondo in cui si lavorava e si guadagnava tanto e ci si potevano permettere molte cose. Molti dei miei coetanei vivono ancora sugli allori portandosi sulle spalle il ricordo del passato glorioso.

Non ritiene che ci siano prospettive di ripresa nel futuro di Cascina?
Col mobile non credo proprio. Le cose che vedo andare bene ora, qui, sono i ristoranti, dalla città del mobile siamo diventati la città del cibo. Va detto che quella gran creatività del popolo cascinese andava al di là del legno e toccava, per esempio, l’abbigliamento. E ho l’impressione che quella forza creatrice sia rimasta e che molti cascinesi la applichino in molti campi. Come la scrittura. Ci sono molte persone del luogo cui piace scrivere e credo che questa dote potrà portare dei buoni risultati in futuro.

Progetti per il suo futuro?
Ci saranno altri romanzi, sempre con Lorenzo protagonista come in questo cercatore. Mi piacerebbe anche fare un libro di metasemantica intitolato “La parola plastica” su cui sto lavorando da un po’.

Dopo la chiacchierata è seguita la presentazione del libro di fronte a un folto gruppo di astanti con l’assessore alla Cultura del Comune di Cascina, Bice Del Giudice, che ha svolto il ruolo di anfitrione introducendo la scrittrice e la sua ultima fatica letteraria e conducendo il dibattito sulle tematiche sviluppate dal testo, a cui ho cercato di dare il mio piccolo contributo.

Nel corso della presentazione sono stati letti alcuni brani da Albertina Gasperini, Antonella Carlotti e Ombretta Mariotti. La poetessa Antonella Jacoponi ha letto parte della sua prefazione del libro.

Un libro, questo “Cercatore di memorie”, che suggerisco perché ha molte anime e tiene sveglia l’attenzione del lettore.

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