Qualcuno aveva pensato di risolvere tutto posando dei teli impermeabili. Ma il problema è molto più complesso. Stiamo parlando del rischio inquinamento derivante dal famigerato Keu, la sostanza altamente inquinante derivante dal trattamento dei rifiuti delle concerie di pelle, mischiato al materiale inerte utilizzato in diversi cantieri della Toscana. Gran parte di quel materiale è finito sotto la strada regionale 429, lungo la scarpata. Ora, però, come scrive il Corriere fiorentino, si teme che possa essere andata ancora peggio. “Dobbiamo fare verifiche per capire se il Keu è stato inserito anche nelle terre armate (dunque ancora più in profondità, ndr) – ha spiegato il presidente di Arpat Pietro Rubellini -. Se così fosse, sarà complesso”.
Il tratto di strada incriminato è lungo solo 200 metri, ma bisogna capire bene dove sia finito il Keu: sotto l’asfalto? Inglobato nel cemento armato o in altri punti? Accertarlo con precisione è di fondamentale importanza, se si vuole fare una bonifica efficace, come da tutti auspicato.
I tecnici promettono di riuscirci, Anche se saranno necessarie verifiche che consentano di analizzare la strada in 3D. Se si dovesse notare qualcosa di anomalo allora – e solo allora – verranno eseguiti i carotaggi.
Dalla Regione Toscana arriva un monito: rifiutare ricostruzioni sensazionalistiche dell’intera vicenda e rassicurare i cittadini delle aree interessate attraverso la corretta informazione dei dati ambientali e dell’attività amministrativa svolta. L’assessore regionale all’ambiente, Monia Monni, alcuni giorni fa ha fatto il punto della situazione sul monitoraggio ambientali. Con lei c’erano anche Pietro Rubellini, direttore generale di Arpat, e Renata Laura Caselli, commissario straordinario per il presidio e coordinamento delle attività per le problematiche legate al Keu. “Nel corso di questi mesi – ha spiegato Monni – da quando si è aperta l’indagine non mi sono mai sottratta a domande su questa grave vicenda. Al primo Consiglio regionale successivo alla notizia della complessa attività condotta dalla Dda di Firenze ho reso una puntuale comunicazione all’Aula, ho risposto a interrogazioni, mantenuto stretti e costanti rapporti con i sindaci, che ringrazio per la serietà e il lavoro svolto, e sono sempre stata disponibile a fornire i chiarimenti richiesti”.
Ciò che più fa arrabbiare i cittadini sono le scarse informazioni: “Siamo sempre gli ultimi a sapere cosa accade – spiega Paolo Gaccione dell’Assemblea permanente No Keu -. Sappiamo che negli altri Comuni dove ci sono i siti coinvolti nell’inchiesta è andata anche il commissario regionale Renata Caselli a spiegare i fatti e rassicurare i residenti, qui invece c’è il silenzio, tutto è sottotraccia, non si capisce perché”.
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Foto: carabinieri