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Toscana, il consiglio regionale censura le parole di Beppe Grillo

- Politica
10 Novembre 2021

L’invettiva di Beppe Grillo contro i magistrati che indagavano sul figlio, pubblicato sui propri canali social lo scorso 19 aprile, fece molto discutere. A distanza di mesi la polemica non si placa. Dalla Regione Toscana arriva una ferma condanna. “Non fa piacere portare in questa Aula un episodio triste, che interroga le coscienze di tutti noi”, esordisce Maurizio Sguanci (Italia Viva) presentando la mozione con cui si invita il Consiglio regionale a prendere le distanze e condannare le espressioni “misogine e violente di Beppe Grillo”.

Il testo della mozione, a rimarcare ancor di più la presa di distanza, ribadisce l’impegno della Toscana nella promozione della cultura del rispetto dei diritti delle donne, mediante investimenti e iniziative ad hoc. Il consigliere di Italia Viva ricorda infine che “Grillo con il suo atteggiamento, teso ad assolvere il presunto colpevole, non porta rispetto alla presunta vittima che ha denunciato lo stupro ed, anzi, mette in dubbio le sue parole”.

Dal Pd nessun perdono al fondatore del M5S: “È esecrabile qualsiasi uomo che pronunci certe parole”, sottolinea Donatella Spadi (Pd) annunciando il voto favorevole del suo partito.

A difesa di Grillo arriva invece l’intervento di Irene Galletti (M5s), che parla di una “mozione strumentale e contro il Movimento Cinque stelle”. A sostegno della propria tesi Galletti rivendica l’impegno del proprio gruppo a fianco delle donne e ricorda l’approvazione, in Parlamento, del Codice rosso. “Si cerca di mantenersi in vita gettando fango sugli altri – prosegue la consigliera – magari usando i soldi dei toscani per fare propaganda renziana”. Scintille che acuiscono le tensioni tra le forze politiche.

Alla fine di un acceso dibattito il consiglio regionale approva la mozione a maggioranza, con 28 voti favorevoli e 2 contrari. La Toscana censura le parole “misogine e violente” di Grillo.

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Giornalista.

2 Commenti
    navajo

    Ci parli Grillo del figlio di Lupi
    Fate mente locale e ricordatevi quale trattamento subì per settimane il figlio di Maurizio Lupi. L’allora ministro delle Infrastrutture fu costretto alle dimissioni in seguito a un’inchiesta nella quale non era nemmeno indagato. Ma bastò far montare la panna sul Rolex, che un imprenditore aveva regalato al ragazzo, per arrivare a chiedere il suo passo indietro.
    Il figlio di Lupi subì la gogna per settimane intere, tutti i giorni, per aver accettato un regalo. Del figlio di Grillo se ne è parlato pochissimo, solo ultimamente perché, pare, sarà rinviato a giudizio. Quello accettò un orologio, questo è accusato di stupro.
    L’altra faccia del giustizialismo
    I grillini, allora, bombardarono su Lupi affarista, Lupi che doveva «dimettersi da padre» (Merlo), Lupi esempio di «clericalismo simoniaco» (sempre Merlo), Lupi «il ministro del Rolex» (Di Battista), Lupi che doveva abbandonare il ministero «per dignità», Lupi a capo di una «struttura delinquenziale collaudata» (Grillo).
    Lupi fu poi assolto e i grillini non sentirono l’esigenza di scusarsi. Nemmeno una parola su Lupi e suo figlio. Anche oggi, per lo più, tacciono, non fiatano, non commentano. Nemmeo una parola di scusa.

    ANDREA

    Che grandissima delusione il Sig. Grillo e I Grillini , volevano cambiare il MONDO ma l’unica cosa che hanno cambiato e’ stato il loro CONTO IN BANCA, certamente piu’ GRASSO. Gente IPOCRITA e BUGIARDA.

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