Il 29 novembre verso le 11, in piazza San Paolo a Ripa d’Arno (Pisa), mentre parcheggiavo la macchina ho notato un ragazzo giovane di origini asiatiche, in piedi, appoggiato al muro dell’Arno. Infreddolito, immobile. Indossava una felpa leggera e pantaloni sdruciti. Faceva freddissimo. Lo sguardo fisso. Non chiedeva niente. Dietro la testa, appoggiato sulla spalletta dell’Arno, un sacchetto di plastica con pochissime cose. Mi sono avvicinata e gli ho chiesto se avesse bisogno di qualcosa, offrendogli anche dei soldi per mangiare, che ha rifiutato.
Insisto nel volerlo aiutare e mi risponde che voleva andare alla Caritas. È qui da due giorni proveniente da Roma. Chiamo la Caritas, mi spiegano che non fanno interventi di questo tipo ma avrebbe potuto recarsi lui stesso presso la sede. Mi rivolgo quindi al Comune dove mi mettono in contatto con i Vigili che, a loro volta, mi fanno chiamare dal responsabile dell’Unità di Strada, signor Renato, che provvede ad un immediato intervento.
Attendo il loro arrivo e conosco Riccardo, un uomo straordinario che parla da padre con il ragazzo, che si apre sempre di più. Gli offre un sacco a pelo e degli indumenti. Li rifiuta. Nel frattempo arriva un senza dimora conosciuto dall’operatore. I tre parlano e Riccardo, visto che quest’ultimo stava andando alla mensa di via Mazzini, lo invita a portare con sé il ragazzo perché aveva socializzato bene con lui. Riccardo ha dato appuntamento ai due per la cena delle 22 in piazza san Paolo.
Passano a passo svelto davanti alla chiesa verso un pasto caldo, per il ragazzo forse è il primo da due giorni. Poco prima l’anziano senza fissa dimora era salito sulla spalletta dell’Arno per strizzare i panni prelevati da una busta. Riccardo lo ha invitato a scendere perché pericoloso. È sceso immediatamente.
Ho voluto raccontare questo episodio per il forte impatto umano che ha avuto su di me e per proporre alle istituzioni di attivare un numero breve per il servizio “Unità di Strada” come per le emergenze e pubblicizzarlo il più possibile per chi potesse averne bisogno.
Allego alcune foto che mostrano un essere umano solo, accudito per caso anche da un anziano homeless. Auguro a questo ragazzo di poter trovare conforto alla sua disperazione e solitudine.
Mi sono sempre chiesta perché sia cosi difficile risolvere il problema della disuguaglianza e della povertà nel mondo.
Lettera firmata
bellissima testimonianza : anche il poco che può fare un privato cittadino ha immensamente più valore delle affannose ammucchiate di ONG e governicchi distratti. La Signora, che saluto con ammirazione, ha cercato di aiutare quel giovane, ha dovuto fare diverse telefonate, aspettare, assicurarsi che fosse in buone mani prima di andarsene e tornare alle sue occupazioni… naturalmente gratis, nessuna ONG la ricompenserà mai e, visto il tipo, lei rifiuterebbe. Grazie, Signora.
Quanto alle Autorità ( in )competenti, dovrebbero solo vergognarsi di proclamare che l’Italia “accoglie”, questa non è accoglienza!