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Emanuela Testi, dopo mille lavori il concorso vinto e il trasferimento a Torino

- Interviste, Toscani nel mondo
3 Dicembre 2017

A portarla a Torino è stata la ricerca della stabilità. Emanuela Testi, 44 anni, aveva fatto diversi tipi di lavoro (da operaia ad autista dell’ambulanza) ma sempre a tempo determinato. Una realtà che non permette di fare troppi programmi per il futuro. Poi quel concorso vinto, uno dei tanti fatti, e il trasferimento nel capoluogo piemontese, dove si è fermata ed ha messo su famiglia. Sposata con Fabrizio, Emanuela ha due bambini. Ogni tanto torna a Pisa e si gode la sua terra: il mare, il cibo e le chiacchierate (anche) con gli sconosciuti.

Da quanto sei a Torino?
Esattamente da 12 anni e mezzo, dopo aver vinto il concorso nella Polizia Municipale. In Toscana facevo già lo stesso lavoro, ma a tempo determinato, così quando ho saputo di questa opportunità ho tentato ed è andata bene.

Come ti trovi?
Clima a parte, mi trovo bene. Nonostante Torino sia una città metropolitana mi sono ambientata in fretta grazie anche al fatto che nei primi due mesi del mio trasferimento sono stata impegnata con il corso di formazione per i neo-assunti presso la scuola della Polizia Municipale, quindi l’approccio con Torino è stato in veste di “studentessa” visto che durante la settimana frequentavo la scuola a tempo pieno per poi dedicarmi alla scoperta della città che vanta un numeroso elenco di monumenti, musei, palazzi, teatri, ma anche di mostre, eventi ecc. Tra l’altro ho preso servizio poco prima dell’inizio delle Olimpiadi invernali del 2006 in una Torino magica ed innevata come non ho più visto.

La tua giornata tipo?
Per esigenze familiari attualmente svolgo il mio lavoro in part-time quindi riesco a gestire e a godermi i miei due figli, Emma di quasi due anni e Fabio di 10 anni. Lavoro in una delle 10 sezioni territoriali che sono dislocate sul territorio cittadino e che conta poco meno delle unità in servizio al Comando di Pisa. E’ in un quartiere tranquillo con uno dei più importanti mercati rionali della città che pare sia il mercato più lungo d’Europa, il mercato di Corso Racconigi, e dove sorgono tuttora il grattacielo e gli ex stabilimenti Lancia.

Prima avevi fatto altre esperienze di lavoro?
Dopo il diploma ho lavorato dove capitava perché volevo una mia indipendenza economica senza dover rendere conto a nessuno delle mie spese. Per molti anni ho lavorato alla Croce Rossa di San Frediano e di Pisa come autista di ambulanza, ma ho fatto anche la baby-sitter e l’operaia alla Piaggio prima di iniziare a partecipare ad innumerevoli concorsi tra i quali quello nella Polizia di Stato e nella Marina Militare dove in entrambi sono risultata idonea ma non vincitrice poi, come ti ho già detto, in Toscana avevo avuto altre esperienze nella Polizia Municipale sempre con
contratti a tempo determinato a Castagneto Carducci (LI), a Montespertoli (FI) e a Firenze. Partecipavo a quasi tutti i concorsi riuscendo a rientrare nelle graduatorie da cui i vari comuni attingevano per assumere solo per determinati periodi quindi ero sempre con la valigia in mano e questo aveva incominciato a pesarmi. Torino è stato il trampolino di lancio, non solo a livello lavorativo.

C’è una cosa di Pisa che porteresti all’ombra della Mole?
Oltre ad un pezzo di mare porterei una carrellata di accenti acuti. Difatti quando parlo vengono subito percepite le mie origini e quando confesso di essere pisana piovono subito un sacco di complimenti, sono in molti ad apprezzare le bellezze di Pisa e della Toscana, anche perché, diciamolo… noi che ci siamo nati e cresciuti siamo un popolo solare ed affabile.

Se chiudi gli occhi e pensi a Pisa, cosa ti viene in mente?
Se chiudo gli occhi in questo momento mi viene in mente Casciavola, dove ho abitato per 32 anni, rivedo la via dove sono cresciuta che ha visto i miei primi passi e dove ho imparato ad andare in bicicletta, emozioni che sto cercando di far provare ai miei figli ogni volta che andiamo a trovare mia mamma, che tuttora vive lì. Se spazio un attimo mi tornano in mente anche le passeggiate a Pisa con le compagne delle scuole superiori dai lungarni fino alla Torre, penso in cinque anni di non aver tralasciato un vicolo.

Conosci altri pisani (o toscani) a Torino?
Ne conosco pochissimi, si contano sulle dita di una mano. Con il lavoro che faccio sono molto a contatto con le persone, ma raramente mi capita di imbattermi in qualche pisano o addirittura in qualche toscano. Tra i miei amici però spicca Michela, di Pisa, che per amore si è trasferita a Borgaro Torinese e che lavora come infermiera all’ospedale di Cirié.

Mi diresti un pregio dei pisani? 
Molti pregi, in particolare la serenità con cui affrontiamo la quotidianità. Un altro pregio è la nostra espansività che a Torino è poco contraccambiata, mi capita di ritrovarmi per esempio nella sala di attesa del mio medico circondata da persone che a malapena incrociano lo sguardo di altri e questo per me che sono abituata a parlare anche con i sassi è molto sconcertante. Non molto tempo fa è stato proprio mio figlio a farmi notare che all’improvviso in un supermercato di Pisa mi sono messa a chiacchierare amabilmente con una signora che stava facendo la spesa e
alla fine della breve e cordiale conversazione ognuna ha proseguito per la propria corsia. Ecco, questo lo ha stupito, si è messo a ridere chiedendosi come fosse possibile scambiare qualche parola con una persona mai vista prima come se invece ci conoscessimo da molto tempo, mentre per noi è la normalità.

E un difetto?
Non ne abbiamo (ride). Potrebbe essere la nostra schiettezza? Posso dirti che forse essere collaborativi ed altruisti può rivelarsi un difetto quando incontriamo persone che cercano di sfruttare a proprio vantaggio questo nostro lato.

Come te la cavi in cucina? 
Purtroppo la cucina non è il mio forte, preferisco mangiare. Mio marito stesso afferma che uno dei miei pregi in cucina è prenotare al ristorante.

Il tuo piatto preferito?
Mi piace tantissimo la cecìna che quassù trovo solo sotto forma di farinata; la mattonella con i pinoli e le sfoglie di riso invece sono introvabili e quando vado a Pisa non posso rinunciarci. Ultimamente torno sempre a Torino con una scorta di vino e di pecorino del Busti.

Sei tifosa del Pisa?
Il mondo del calcio non mi affascina granché, ma ogni tanto sbircio le prodezze del Pisa anche perché ho molti amici che non perdono una partita. Da piccola andavo spessissimo all’Arena Garibaldi con mio padre e tornavo a casa sempre con un omaggio floreale lanciato ad inizio partita dai giocatori verso la tribuna. Non ho un ricordo particolare di qualche partita bensì di un fine partita quando il Pisa era in serie A e giocò con la Juventus. Avrò avuto circa 10 anni, erano i tempi di Berggreen e Occhipinti, ma a me garbava tantissimo Paolo Rossi, così mio padre mi accompagnò all’uscita dello stadio dove c’era il pullman della Juventus pronto a ripartire con la squadra ed io riuscì ad intrufolarmi tra i tifosi e a salire sopra alla ricerca del mio idolo, ma lui non c’era… scesi sconsolata con in mano solo l’autografo di Platini. Quest’estate ho però avuto la mia rivincita a Forte dei Marmi al concerto di Antonello Venditti dove Paolo Rossi era seduto vicinissimo a me, ma dopo più di trent’anni non me la sono sentita di importunarlo.

Il tuo bimbo segue il calcio e per chi tifa?
Certo… mio figlio è un provetto calciatore, gioca da tre anni in una squadra vicino casa e tifa per il Torino. L’anno scorso siamo andati insieme allo stadio Olimpico di Torino a vedere una partita di Coppa Italia e precisamente Torino- Pisa finita con una brutta sconfitta per il Pisa poi quest’estate siamo andati a vedere un’altra partita di Coppa Italia, ma questa volta all’Arena Garibaldi dove il Pisa ha battuto il Varese e dove mio figlio è rimasto colpito dal tifo pisano, ricco di invettive molto colorite.

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Giornalista.

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