– Guido Martinelli –
Per le serate estive o per meglio dire per i tramonti, c’è una proposta vincente nella nostra regione: il Festival Musicastrada. Tante date in piccoli centri del territorio pisano e toscano con numerosi musicisti di alto spessore nazionale e internazionale. Nella tappa di Cascina (Pisa), in occasione del concerto di Alessia Tondo per “Metti una sera a Cascina”, ho avuto il modo e il tempo per scambiare delle impressioni con il direttore artistico della manifestazione Davide Mancini.
Buonasera direttore, si presenti ai nostri lettori…
“Sono nato nella provincia di Pisa ma risiedo da più di venti anni nella provincia di Siena, a Colle di Val d’Elsa. Da 23 anni sono direttore artistico di Musicastrada”.
Il programma di quest’anno com’è stato costruito?
“È difficile da spiegare perché non si realizza programmandolo a tavolino. Non funziona così. In realtà sono tutte idee che mi vengono durante l’anno in cui cerco soprattutto di capire qual è l’artista giusto per il posto dove si realizza il concerto. Per esempio, stasera che siamo a Cascina, ho pensato al luogo e al tipo di musica e di artista che poteva essere adatto in un luogo come questo. Per questo la difficoltà maggiore è capire il binomio luogo-artista. Il Musicastrada Festival è un festival di musica ma soprattutto anche di riscoperta del territorio. Cerchiamo di far riscoprire al pubblico luoghi che ha vicino casa ma che non ha occasione di conoscere e visitare”.
Con quali risorse riuscite a mandare avanti le vostre attività?
“Un mosaico di finanziamenti. Non c’è un finanziatore unico che elargisce, ma abbiamo i comuni, sponsor, la Fondazione Pisa, la Regione Toscana. Presentiamo anche progetti europei, e da pochi giorni abbiamo saputo di aver vinto un bando del Ministero della Cultura e quindi siamo riconosciuti a livello nazionale. Hanno finanziato, per tre anni, solo due festival in Toscana, e uno di questi è il nostro”.
L’altro?
“È un Festival di Arezzo di cui non ricordo il nome, e ripeto, siamo solo noi due su quaranta pretendenti”.
Complimenti. Se non sbaglio l’organizzazione di eventi è la sua principale attività lavorativa?
“Certamente. Oltre al festival dirigo un’agenzia che si occupa di booking e management artistico: “World music”. Organizzo tour di artisti internazionali soprattutto in Europa. Questo Festival è il 20% del mio lavoro, ed è come se fosse mio figlio, a cui tengo particolarmente. Perché io nasco come organizzatore con questo Festival, e sono stato
anche giornalista, speaker radiofonico, musicista. Ma la prima cosa che ho realizzato nel 2000 è stato questo festival, poi l’agenzia è arrivata dopo ed è diventata la mia principale occupazione”.
Insomma, si è inventato un lavoro.
“Nel mondo della musica il lavoro te lo inventi, non esiste una vera e propria scuola. Riesci a diventare quello che sei grazie alle tue capacità, al modi di metterti in relazione con gli altri, ai contatti che hai. Inizi a farlo e impari piano piano”.
Com’è stato il momento del lockdown?
“Molto, molto duro. Dico sempre che ha avuto due facce. Per chi aveva un lavoro e una vita regolare è stato duro, ma non ha stravolto le sue abitudini. Per noi, invece, che per lavoro siamo abituati a star fuori, a viaggiare, andare in giro, lo è stato di più. Il nostro lavoro si basa su programmazioni con largo anticipo e di viaggi. Si può immaginare quindi cosa sia mancato nella nostra vita durante il periodo di sosta forzata a casa. È stato un momento molto, molto duro”.
La ripresa, però, c’è stata.
“C’è una ripresa e stiamo andando bene, ma devo dire che forse è più una ripresa degli addetti al lavoro che del pubblico. C’è una specie di rincorsa a voler fare tanto, di più, da parte di tutti noi. Gli eventi sono tanti ma non hanno tutto quel pubblico di cui necessitano per andare bene. Il pubblico è quello e va diviso, per esempio, in cinque eventi in un giorno”.
Mi pare, in effetti, che ci sia un po’ di disordine nelle proposte, e infatti per quello, anche nel piccolo della nostra testata, abbiamo pensato di mettere un briciolo di ordine con un elenco delle proposte musicali giornaliere di questo periodo, e ci ripeteremo nei mesi prossimi…
“Ci sono troppe proposte. È fisiologico che un organizzatore voglia ritornare alla vita di prima, ma è il pubblico che ancora non è pronto a riprendere i vecchi schemi. Soprattutto questi ultimi anni hanno cambiato molto il pubblico che è invecchiato, cambiato, ha mutato abitudini, scoperto altre cose. C’è molto da ricostruire”.
Interessante questa sua analisi…
“Bisogna ripartire e capire quanto è cambiato il pubblico, dove sta andando. Secondo me ci vorranno due o tre anni per riassestarci e comprendere dove dirigerci”.
Dopo Musicastrada cosa ha in programma?
“Continuare con la mia agenzia i concerti in giro per l’Europa fino ad Ottobre con i miei gruppi”.
Quali sono questi gruppi dal seguito internazionale?
“Sono tanti ma due suoneranno nel Festival. I ‘Fanfara Station’ saranno il 7 agosto a Chianni, mentre gli altri, i ‘SuRealistas’, si esibiranno con Bobo Rondelli, a Buti, il 26 luglio”.
Buon lavoro allora!