Tra chi vuole indossare la fascia tricolore, chi preferisce altro e chi ancora non ha deciso cosa fare da grande, la corsa alla poltrona di sindaco di Pisa è piena di incognite. La data delle amministrative deve essere fissata, ma non si voterà lo stesso giorno delle Politiche (4 marzo). Le candidature per il Parlamento vanno chiuse entro fine gennaio, e fino ad allora, inutile negarlo, qualcuno spera di riuscire a strappare un posto a Montecitorio o a palazzo Madama. Se questo salta allora può andar bene anche correre come sindaco. Un ripiego bello e buono. Triste doverlo ammetterlo, ma è così.
A sinistra gli ultimi rumors danno una corsa a tre. Oltre all’assessore Andrea Serfogli e al deputato Federico Gelli, spunta il nome dell’economista Sabina Nuti, direttore vicario dell’istituto di management della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. La professoressa non ha ancora sciolto la riserva ma, a quanto pare, sul suo nome c’è il gradimento di Liberi e Uguali, il movimento di Bersani e D’Alema che a Pisa fa capo all’ex sindaco Paolo Fontanelli. Gradimento su cui invece non può contare Serfogli. E Gelli? Preferisce Roma, ma un rifiuto alla candidatura per Palazzo Gambacorti potrebbe costargli caro nello scontro per la Camera, visto che Fontanelli potrebbe correre sia per Montecitorio (nel collegio uninominale) sia per Palazzo Madama (nel plurinominale).
Nel centrodestra c’è ancora nebbia, anche se si lavora sotto traccia. Dopo aver espugnato il feudo rosso Cascina con la pasionaria in camicia verde Susanna Ceccardi (Lega), niente sembra impossibile. A Pisa però non c’è un sindaco uscente che si ripresenta contro cui riversare la propria rabbia (come accadde con il piddino Alessio Antonelli). La Lega comunque punta i piedi per presentare Edoardo Ziello (assessore a Cascina). Vedremo se Forza Italia abbasserà la testa o, forte dei sondaggi che la vedono prima forza della coalizione, rivendicherà la candidatura. Potrebbe ottenerla (Raffaella Bonsangue?) come “risarcimento” in caso di candidatura di un big leghista nel collegio per la Camera.
Secondo un recente sondaggio realizzato da Stefano Draghi (Aimpoint) il centrosinistra non riuscirebbe a sfondare al primo turno, fermandosi, nella migliore delle ipotesi (alleanza con Liberi e uguali) al 44,7%. Ma chi è che contenderebbe la vittoria al Pd e ai suoi alleati? Dovrebbe essere il centrodestra, con l’asse Forza Italia-Fdi e Lega che si attesterebbe al 28,7%, davanti al Movimento 5 Stelle fermo al 21,3%. Con un ballottaggio quasi sicuro la scelta dei candidati assume una importanza ancora più grande. Perché un nome forte può attirare qualche voto in più pescando nella vasta area degli indecisi (45% compreso il “non voto”).
Precisazione: meglio prendere questi numeri con le pinze. Prima di tutto perché si tratta “solo” di un sondaggio. In secondo luogo perché una rilevazione statistica effettuata prima che si conoscano i nomi dei candidati in corsa non può, per ovvie ragioni, essere preciso.