– Giuseppe Capuano –
Seconda giornata di Lucca Comics&Games, il tempo non promette nulla di buono ma vado lo stesso. Arrivo presto, non c’è calca né sui treni né in città. Pochi cosplayer inizialmente, ma durante la mattinata tutto ritorna a essere normale, stand pieni e folla nelle strade. Incrocio una bellissima, lunghissima e ordinatissima fila di bambini della scuola primaria, tutti travestiti da dalmata, come Pongo e Peggy, saranno mica 101? Faccio i complimenti alle maestre accompagnatrici perché c’è un non so che di eroico in questa iniziativa da didattica della strada.
Il mio programma personale oggi prevede soprattutto acquisti negli stand e firma copie, ma non posso perdermi la conferenza “Un mondo in subbuglio – I fumetti raccontano le guerre (e la pace)”, una riflessione a più voci su un mondo segnato da conflitti e tensioni, moderata dal giornalista e sceneggiatore Marco Rizzo. Si parte subito con un video di saluto dell’ucraina Olga Grebenniksuo, autrice del Diario di guerra, scritto e disegnato durante i bombardamenti russi. Segue il giovanissimo Alec Trenta, autore dell’adattamento dello storico “Libro della pace” di Bernard Benson, un classico del pacifismo trasformato in libro illustrato in cui un ragazzino trova il modo di spiegare ai capi degli Stati la follia delle guerre e la necessità di uscirne il più presto possibile. Alec ci spiega il passaggio dai primi fumetti biografici a questa nuova opera più legata a temi universali e così ci parla di responsabilità dell’autore.
È poi la volta di Gianluca Costantini, fumettista, autore di alcuni celebri ritratti come quelli di Patrick Zaki e Giulio Regeni. Si definisce anche attivista perché dopo la guerra dei Balcani si sentì a disagio come semplice fumettista e scelse di raccontare da un punto di vista giornalistico, usando il disegno come strumento di illustrazione delle notizie di cronaca sociale e politica. È soddisfatto quando vede i suoi disegni nelle piazze o usate da associazioni che si battono per i diritti umani, come nel caso del disegno di Patrick Zaki che è stato usato per la campagna di liberazione da Amnesty International. Puntuale la sua denuncia dei molti giornalisti uccisi nel corso di questi ultimi anni, sta accadendo a Gaza anche ora ma non si hanno notizie, è difficile, là sono rimasti solo giornalisti israeliani, palestinesi e egiziani. Non poteva mancare la domanda sul boicottaggio della manifestazione da parte di alcuni autori e Costantini ha detto che rispetta la scelta di Zero Calcare ma che lui ha preferito partecipare e dialogare.
Ospite d’onore Garth Ennis (foto in alto), che ha firmato alcune delle più amare e realistiche ricostruzioni delle guerre del passato, presente anche alle mostre allestite a Palazzo Ducale. Nel mercato Usa, lamenta, la quasi totalità della produzione è rivolta ai supereroi ma in quelle storie non c’è dimensione della realtà. Le mie storie erano basate su fatti reali, non ho amato tanto scrivere sulle forze speciali, mi piacciono quelle sui soldati semplici, quelli che lottano soprattutto per la loro sopravvivenza, al di fuori degli schemi dell’eroismo. Gli Usa sono la superpotenza oggi nell’immaginario collettivo anche perché hanno saputo raccontarsi, con il cinema, Hollywood, i tanti media.
Infine l’attesa conversazione con le fumettiste Francesca Torre e Margherita Tramutoli e con Simonetta Gola, direttrice della comunicazione di Emergency, protagoniste del progetto a fumetti dall’Afghanistan, un racconto sull’accesso alle cure tra Kabul e Anabah. Simonetta ha descritto le problematicità del loro lavoro, in primis quella di evitare di mettere in difficoltà le persone, specialmente donne, con cui hanno parlato. C’è un percorso di autonomia delle donne afghane, ha detto, ma è diventato più difficile, non è solo un problema di leggi ma anche di comportamenti quotidiani di una società che si sta ritirando su se stessa.
La guerra, con le sue conseguenze, è stata raccontata attraverso le parole delle persone, non attraverso quelle dei governi, come la storia di Laura, un’infermiera che lavora con Emergency fin dall’inizio. Laura ha vissuto più di quaranta anni di guerra, da giovane era come le nostre giovani, con i capelli a caschetto, le gonne corte, andava ai concerti e nel corso degli anni si è vista alternativamente togliere e riproporre pezzi di libertà, di libera espressione della sua vita. La situazione in Afghanistan per quanto riguarda l’accesso alle cure, ha continuato Simonetta, è sensibilmente peggiorata dal termine, fittizio, della guerra perché la sanità è solo privata e con la cessazione degli aiuti umanitari le persone non riescono più a curarsi.
Emergency ha un centro di maternità ad Anabah, nel nord del paese, che funzionava molto bene e che ora soffre sia per i problemi di carattere economico che per quelli derivati dalla perdita ulteriore di diritti delle donne afghane. Abbiamo voluto raccontare, concludono, tutto questo con un linguaggio non tecnico che avvicinasse un pubblico più vasto perché siamo convinte che ciò non riguarda solo quella parte del mondo ma tutte le donne.
Giuseppe Capuano