Prosegue il dialogo con i candidati a sindaco di Pisa. Stavolta L’Arno.it incontra Simonetta Ghezzani, in corsa per la poltrona di sindaco con la lista “Sinistra italiana”.
Quando e perché ha deciso che avrebbe corso come candidato a sindaco?
Il 3 maggio, quando abbiamo capito che la coalizione “Diritti in comune” alla quale avevamo chiesto di riaprire una interlocuzione per correre insieme, si sarebbe tradotta in un rifiuto. Pochissimi giorni, dal 3 maggio al 12 per costruire la lista raccogliere le firme e fare tutti gli adempimenti burocratici (che sono tanti e onerosi). È stato un tour del force ma siamo convinti di aver fatto una scelta giusta. Per rafforzare nel dibattito elettorale l’agenda della sinistra, per aprire delle crepe in un senso comune che scambia gli effetti con le cause, che fa coincidere degrado e criminalità, per ripristinare con forza la battaglia per il welfare locale e la visione di una città coesa, solidale, eco sostenibile
Che giudizio dà degli ultimi dieci anni amministrati dal sindaco Filippeschi? E degli ultimi 24 guidati dal centrosinistra?
Sono ere geologiche in politica. Siamo passati dalla stagione del centro sinistra variamente declinato, alla fine del centrosinistra per ragioni che nascono dalle politiche liberiste del Pd agli ultimi mesi di crollo di un sistema politico e di avanzamento delle destre. La giunta Floriani è stata la giunta che doveva dare risposta alla fine della Prima Repubblica e allo scandalo Mani pulite. Il primo sindaco eletto direttamente. Una giunta di sinistra. Poi i 10 anni Fontanelli che hanno dato l’avvio alle trasformazioni urbanistiche più significative della città, alcune delle quali hanno riflessi anche sullo stato presente. Penso a Piazza Vittorio o al Porto di Marina. Risale al 1998 il Piano strutturale e al 2002 il regolamento Urbanistico. La stagione Fontanelli è stata una stagione di forte programmazione, cosa che
non si ‘è ritrovata in quella Filippeschi che ha lavorato per varianti e progetti puntuali. Negli anni 2000 si è determinato il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione pisana e della fuga delle famiglie nella corona urbana con fenomeni come quello del Comune di Cascina che tra il 2001 e i 2008 ha visto crescere del 22% la propria popolazione. Il dramma degli ultimi anni è stata la rinuncia a una visione di città da tradurre in atti di pianificazione organici. Situazione dovuta anche ad una linea di finanziamento incerta e collegata a progetti, simmetrica a una forte cura dimagrante del welfare locale voluta dalle amministrazioni centrali coerenti con le richieste europee di tagli e austerity.
Ci racconta quando e perché ha iniziato a fare politica?
La mia prima tessera e il mio primo impegno sono stati nel Wwf ed ero una bambina di 10 anni. Da sola andavo alla sede del Wwf in Via san Michele. A 13 anni tessera della Fgci. All’epoca si mangiava pane e politica. Il Partito comunista e le forze politiche post 68 avevano determinato un clima culturale aperto alla trasformazione e al cambiamento, alla disobbedienza alla sperimentazione a partire da sé. E poi al ginnasio l’incontro con il femminismo e il 77. Poi sono stata nel PduP. Quando nell’83 confluì nel Pci mi dedicai alla costruzione di una associazione dedicata ai diritti dei bambini e delle bambine. Ho lavorato a Roma per alcuni anni facendo la spola con Pisa. Sono stata membro del Cda dell’università Poi a metà anni 2000 Rifondazione e poi Sel della quale sono stata coordinatrice cittadina nel 2012 e poi capogruppo in consiglio comunale.
La prima cosa che vorrebbe fare se fosse eletta sindaco?
Aumentare le risorse al sociale.
Il tema sicurezza è davvero la priorità, come sostengono alcune forze politiche? In caso contrario qual è, a suo avviso, l’emergenza più importante da affrontare?
Le tante sicurezze delle quali ha bisogno la vita di ciascuno: la sicurezza della casa, sul lavoro e del lavoro; la sicurezza nelle relazioni sentimentali; la sicurezza delle cure e dell’assistenza. Il welfare locale che ha subito gravissimi colpi deve essere rianimato e supportato in forme nuove con l’innesto dei saperi e dell’innovazione.
Questione stadio. Qual è la sua posizione?
Abbiamo incontrato Corrado ed è stato un incontro interessante. Abbiamo capito che ancora ci sono incertezze sul Piano economico finanziario, che resta un passaggio fondamentale, così come il regolamento del fondo di investimenti che dovrebbe guidare l’operazione di ristrutturazione dello stadio. Chiusa la prospettiva dello stadio a Ospedaletto, chiediamo di conoscere questi atti e chiediamo garanzie per la vivibilità del quartiere. Anche per la fase nella quale si svolgeranno i lavori. Ancora siamo in mezzo al guado. Certo ci preoccupa molto che ancora il Pef non sia definitivo, perché senza questo passaggio non è possibile accedere a quei finanziamenti che consentirebbero al Pisa di giocare la prossima stagione nell’Arena in deroga alle attuali prescrizioni.
Per anni si è parlato di Area Vasta. È ancora un tema d’attualità? In che senso?
Certamente. È un tema strategico essenziale per la città di Pisa per riequilibrare le funzioni, perché il consumo di suolo venga stoppato in tutta l’area, per un piano della mobilità efficacie, per la valorizzazione della filiera corta e gli incentivi alla agricoltura; per la tutela del paesaggio; per le politiche di accompagnamento e sostegno al parco solo per
citare alcune questioni fondamentali. D’altra parte dovremmo ragionare in termini di area vasta costiera per le grandi infrastrutture, distretti economici e qualità dello sviluppo ecosostenibile.
I pisani sono molto sensibili alle loro eccellenze: ospedale, università e, non da ultimo, l’aeroporto. Che fare per difendere il Galilei dalle “mire” dei fiorentini?
Sostenere la battaglia dei 7 comuni della piana contro la nuova pista di Peretola, fare pressione sulla Regione perché riconosca l’incompatibilità di quella pista con la piana fiorentina, dal punto di vista ambientale e di interferenza con strutture preesistenti, come il Polo scientifico dell’Università di Firenze e la Scuola dei Marescialli.
Come si comporterebbe in caso di ballottaggio qualora lei non fosse tra i primi due in lizza per la poltrona di sindaco?
Voterei contro le destre.
Facciamo un gioco. Ha la possibilità di tornare indietro nel tempo e correggere un errore che è stato fatto a Pisa nel passato. Cosa fa?
Che è stato fatto da altri? Beh senza dubbio no alla privatizzazione dell’aeroporto di Pisa.
Le offriamo la possibilità di lanciare un appello attraverso L’Arno.it. Dica pure ciò che vuole…
Molti mi dicono che condividono ciò che dico ma… A loro chiedo di fare una scelta che consenta di mantenere aperto in città il campo della sinistra radicale nei contenuti per interpretare la necessità oggettiva e la voglia soggettiva di cambiamento, che punta sul dialogo e sull’ascolto; per mettere un freno al veleno che ormai ha direzionato il senso
comune sulla strada della sicurezza e talvolta del razzismo. Vogliamo fare un racconto diverso della crisi e partire dalla cura per eliminare le tante paure. Alle elezioni amministrative c’è il ballottaggio che consente eventualmente di fare fronte contro le destre. Ce la possiamo, ce la dobbiamo fare. Tutte e tutti insieme per una Pisa intelligente, aperta
al futuro, uguale ed equa, rispettosa dei luoghi dell’identità e aperta ai tanti incontri. Perché la diversità non diventi irrecuperabile svantaggio sociale. Perché sono figlia di operai e ho vissuto la paura della miseria, ma ho avuto la possibilità di studiare, di vivere liberamente e intensamente, di creare me stessa e il mondo intorno a me insieme a tante e tanti. Di laurearmi e trovare un lavoro. Di avere figli e poterli crescere. La mia storia, fitta anche di difficoltà, la mia storia di classe vorrei metterla a disposizione della città.