Pende, eccome se pende. Non vi fate imbrogliare da chi ha scritto “la Torre di Pisa non pende quasi più”, oppure “la Torre continua a raddrizzarsi”, quasi dovessero essere mandate al macero i miliardi di cartoline che la ritraggono in tutto il suo pendente splendore. La notizia rilanciata da tutti i siti e i giornali è che in venti anni la pendenza si è ridotta di circa 4 centimetri. Lo dice il gruppo di sorveglianza che monitora il campanile.
Composto da Salvatore Settis, Carlo Viggiani e Donato Sabia, il gruppo di studiosi assicura che lo stato di salute del simbolo di Pisa è migliore rispetto al recente passato. Da quando è iniziata la “cura” per contenere i rischi dovuti alla eccessiva pendenza, la Torre ha ridotto la propria inclinazione di circa mezzo grado e le oscillazioni, adesso, variano in media da uno a due millimetri all’anno, come spiega Nunziante Squeglia, docente di Geotecnica dell’Università di Pisa e collaboratore del Gruppo di sorveglianza: “Da quando è iniziata la cura la Torre ha ridotto la sua pendenza di circa 2 mila arcosecondi, più o meno mezzo grado. Le ‘oscillazioni’ ora variano alla media di 1/2 millimetri l’anno, ma quel che più conta è la stabilità del campanile che è migliore delle previsioni iniziali”. Ma di quali previsioni parliamo? Quelle che erano state fatte dal comitato internazionale coordinato dal professor Michele Jamiolkowski, tra il 1993 e il 2001.
Alcuni ricorderanno il 6 gennaio 1990. Quel giorno la Torre fu chiusa al pubblico. La cerimonia avvenne in diretta tv, con il sindaco di Pisa, Giacomino Granchi, che chiuse il portone, collegato in diretta tv con un programma di Raffaella Carrà. Ci vollero undici anni per riaprirla, dopo aver studiato nei minimi dettagli ogni aspetto e i possibili rischi. Si temeva, infatti, il crollo strutturale (come era accaduto alla torre civica di Pavia). Alla fine la torre è stata salvata senza nemmeno toccarla. E’ stato possibile con una speciale tecnica di sottoescavazione, secondo il progetto guidato dall’ingegnerJamiolkowsky. In pratica si cominciò a rimuovere terra da sotto le fondamenta della torre,
nella parte contraria alla pendenza. Il cantiere rimase aperto cinque anni, arrivando alla stessa pendenza che il monumento aveva nel 1838, con una riduzione di 40 centimetri rispetto all’inizio lavori. Il 15 dicembre del 2001 i visitatori ricominciarono a salire i 300 gradini della torre. La Torre era stata salvata.
Quella volta che la Torre rischiò di crollare
L’idea della sottoescavazione non fu decisa subito. Ci si arrivò piano piano, andando per esclusione. Prima erano stati fatti altri tentativi: era stata fasciata con delle bretelle d’acciaio, le avevano messo, alla base, dei pesanti lingotti di piombo per cercare di contrastare la pendenza. Tra le tecniche usate ci fu anche il congelamento del terreno con l’azoto liquido, sul lato opposto a quello dell’inclinazione, per installare dei cavi d’acciaio sotterranei a 50 metri di profondità. La soluzione era stata studiata nei minimi particolari, ma una volta congelato il terreno accelerò la pendenza della torre, all’improvviso (un millimetro in una sola notte) facendo temere persino il crollo, come rivelarono poi gli studiosi del Comitato per la salvaguardia ricordando il settembre nero del 1995.
Il salvataggio della Torre costò 55 miliardi di vecchie lire. Niente rispetto agli sprechi cui siamo abituati e all’ottimo risultato ottenuto: allungare la vita, almeno di trecento anni, a uno dei monumenti più famosi del mondo.