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Basta violenza nel calcio: si può fare!

- Cronaca
28 Dicembre 2018

Nel Regno Unito hanno sconfitto la piaga degli hooligans. Vuol dire che se sei vuole si può porre fine alla violenza nel calcio. Occorrono fermezza, regole certe e nessuna titubanza da parte delle istituzioni. E soprattutto una cosa: non confondere i tifosi con i delinquenti. Questi ultimi vanno trattati come tali.

L’ultimo episodio di Milano è molto grave, ma come sempre accade se ne parla e parlerà per giorni, fino a dimenticarsene in un lasso di tempo abbastanza breve, riprendendo il teatrino dello sdegno e delle grida allo scandalo alla prossima tragedia, che prima o poi, purtroppo, si ripeterà. Tornelli, biglietti nominativi, daspo, tessera del tifoso… tutti questi provvedimenti sono serviti a poco, se, come accaduto a Milano, la violenza esplode fuori dagli stadi, con agguati veri e propri. Ma qui il calcio c’entra poco.

Negli stadi, purtroppo, bisogna fare ancora molta strada. Si deve lavorare seminando a piene mani la cultura sportiva. Partiamo dalle scuole e dalla società in cui giocano i bambini e i ragazzi. Poi, a salire, premiamo gli esempi buoni (biglietti omaggio, magliette, ecc.) e puniamo, invece, chi si macchia di cori razzisti, offese e, più in generale, condotte incivili e contrarie all’etica dello sport. E smettiamo, una volta per tutte, di permettere che i violenti si comportino da veri e propri padroni all’interno degli stadi. La legge è uguale per tutti, e deve essere così anche in curva. Se compro un biglietto e ho diritto a stare seduto per assistere ad una partita, non esiste che l’imbecille di turno mi imponga di stare in piedi perché lui, autoproclamatosi ultrà, ha deciso che si deve fare così. Così come non esiste che lo stesso delinquente dica “tu qui non ci puoi stare”. Certi comportamenti, tollerati quasi ovunque, devono finire: per questo vanno denunciati e puniti. Le regole vanno rispettate da parte di tutti. La curva non può essere una zona franca dove vigono altre regole. E smettiamola con la retorica delle curve o degli stadi chiusi per una, due o tre giornate, dove alla fine tutti, persone per bene e delinquenti, vengono trattati allo stesso modo.

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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