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La mano robotica è realtà: primo impianto permanente. A guidare il progetto è la Scuola Superiore Sant’Anna

- Università
5 Febbraio 2019

Sembrava fantascienza ma ormai è realtà. Per la prima volta una mano robotica è stata impiantata in modo stabile su un essere umano. A ricevere l’arto bionico è una donna svedese. Le sono stati innestati impianti in titanio nelle due ossa dell’avambraccio (radio e ulna) attraverso la tecnica dell’osteointegrazione. L’impianto potrà essere utilizzato nella vita di tutti i giorni e permetterà alla donna di controllare in modo naturale la mano robotica, comprese le percezioni sensoriali. Quest’ultimo, forse, è uno degli aspetti più sorprendenti.

L’operazione rientra nel progetto di ricerca europeo denominato DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback), coordinato da Christian Cipriani, direttore dell’istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

L’impianto fa da tramite tra lo scheletro e la mano robotica. Molteplici i benefici sulla vita quotidiana, sia da un punto di vista pratico che all’interno della dimensione sociale: la tecnica osteointegrata permette infatti di superare i limiti delle protesi convenzionali, che possono riprodurre solo un paio di movimenti grossolani, come aprire e chiudere la mano. Grazie agli elettrodi impiantati nei nervi, che servono a creare un collegamento diretto tra la protesi e il sistema nervoso, la donna potrà recuperare le sensazioni tattili perdute dopo l’amputazione, avvenuta nel 2002.

La donna ora sta facendo riabilitazione per ridare forza ai muscoli dell’avambraccio. Attraverso la realtà virtuale giorno dopo giorno impara a controllare la sua nuova mano. I medici sono convinti che nel giro di qualche settimana potrà tornare a casa.

Il prossimo passo? Impiantare la protesi su altri due pazienti, uno in Italia e uno in Svezia. Christian Cipriani, responsabile scientifico del progetto DeTOP, è ottimista sugli sviluppi del progetto: “Grazie a questa interfaccia uomo-macchina così accurata e grazie alla destrezza e al grado di sensibilità della mano artificiale, ci aspettiamo che nel giro dei prossimi mesi la donna riacquisisca funzionalità motorie e percettive molto simili a quelle di una mano naturale. Questo non sarà comunque l’unico impianto previsto: sono infatti partite in Italia le attività di ricerca per il reclutamento di un secondo paziente per un nuovo intervento chirurgico in programma all’Università Campus Bio-Medico di Roma che verrà effettuato da team clinici del Campus Bio-Medico e dell’Istituto Ortopedico Rizzoli”.

Coordinato dal direttore dell’Istituto di BioRobotica del Sant’Anna, il progetto DeTOP  include anche Prensilia srl, azienda spin-off dell’Istituto, Lund University,Gothenburg University, University of Essex, Swiss Center for Electronics and Microtechnology, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, ilCentro Protesi Inail e l’Istituto Ortopedico Rizzoli.

Foto: santannapisa.it

 

 

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