C’è un uomo che cura la mente con il verde. Tra i suoi progetti troviamo i “Giardini Alzheimer”, quelli per le sindromi di Down e di Asperger o la depressione. Per ogni tipo di problema Andrea Mati, architetto paesaggista,cura soluzioni ad hoc. Oltre ai progetti messi a punto nei vivai della propria azienda ne ha realizzati diversi in tutta Italia, maturando una vasta esperienza sul campo. Ne parlerà alla comunità scientifica in occasione del 10° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer, in programma a Montecatini Terme (Teatro Verdi, 1-2 marzo 2019).
Com’è nata questa idea? Dopo aver visitato il bel giardino che il professor Giulio Masotti ( presidente emerito della Società italiana di Geriatria e Gerontologia) aveva fatto realizzare a Pistoia al Centro Diurno di Monteoliveto, Mati pensò che fosse una bellissima idea da sviluppare. “I giardini terapeutici – spiega Mati – ci hanno aperto un mondo permettendoci di diversificare il nostro impegno nel sociale. È unattenzione che il sito aziendale (www.piantemati.com) dichiara apertamente e che si traduce per lo più in gratuita formazione professionale sia per persone variamente disagiate, sia in promozione di autonome coop (la Giardineria Italiana, la Puccini Conversini), ossia in nuova occupazione. Va detto che sono tutti investimenti no profit, il che spiega perché siamo ancora i soli dediti ai giardini terapeutici malgrado linteresse di vari colleghi imprenditori”.
Ma come sono fatti i “Giardini Alzheimer“? Si basano sul concetto di memoria, con un ambiente verde tra vialetti, gazebo e cascatelle, ricco di alberi, piante ornamentali e aromatiche comuni, che i pazienti possono riconoscere e collegare al proprio vissuto, per riattivare la memoria compromessa dalla malattia. Per gli altri disturbi della mente si applicano altri criteri. .
Per la depressione, ad esempio, il progetto (studiato con lo psichiatra romano Raffaele Bracalenti) si basa sul contatto fisico. Il disegno del giardino e la vegetazione cambiano (cortecce rugose o in disfacimento): lo scopo, in questo caso, non è più ricordare ma presentare difficoltà concrete, emblema del mondo reale opposto ai fantasmi della depressione. Per lautismo ai pazienti si offrono spazi verdi chiusi e protettivi, ambienti sereni e ospitali dove ogni paziente viene seguito da un operatore specializzato. Il Giardino Down, infine, risponde all’estremo bisogno di socializzare: prati e spazi aperti, fiori e una grande aiuola che i ragazzi curano insieme.
I prototipi di questi speciali giardini spesso sono visitati da specialisti e importanti personalità internazionali tra cui, di recente, il Nobel per la pace Mohamed Yunus. “Cè nel mondo un interesse crescente – dice Mati – testimoniato anche dalla stampa, per questo modello terapeutico gentile, ecologico e non invasivo. Per noi è una bella avventura appena iniziata. Il futuro ci dirà quanto vale. Intanto accogliamo tutti volentieri. Basta prenotare!”.
Foto in alto: progetto Giardino terapeutico Alzheimer (piantemati.com)