Ha fatto fortuna in America come pasticciere. Poi è tornato in Italia ed è diventato famoso, in tv, come giudice di Bake-Off (Real Time). Damiano Carrara, 34 anni, vive tra Lucca e la California, dove ha un’attività di successo e un locale nella chic Malibu. In queste settimane ha girato l’Italia in lungo e in largo, per presentare il suo libro, “Nella vita tutto è possibile” (ed. HarperCollins). Lo abbiamo incontrato a Milano, alla Scuola professionale Galdus, dove ha partecipato a un incontro sul bullismo con l’avvocato Marisa Marraffino. Nel titolo dell’incontro (“Insegui il tuo talento”) implicitamente Damiano è stato indicato ai ragazzi come un modello da seguire, non tanto per la fama conquistata quanto per la caparbietà e la dedizione al lavoro, qualità indispensabili per farsi strada nella vita. Disponibilissimo nel rispondere alle tante domande dei ragazzi, Damiano non ha dispensato la ricetta per il successo. Si è limitato a dire che bisogna avere lavorare tanto, senza mai stancarsi. Possibilmente divertendosi e mettendo passione in quello che si fa. La vera e propria marcia in più è questa.
Ricordi la prima cosa che hai cucinato? Quanti anni avevi?
A sette-otto anni cucinavo la pasta per me e per mio fratello, una pasta con olio e parmigiano. Ho imparato a preparare il tiramisù come primo dolce.
Il tuo primo lavoro?
Facevo il metalmeccanico. Poi, una volta che mi assunsero a tempo pieno, mi dimisi. Avevo capito che non faceva per me.
Quando ti è venuto in mente di andare all’estero avevi già in mente cosa fare da grande?
Assolutamente no. Stavo inseguendo un sogno, quello del bartender.
L’esperienza a Dublino cosa ti ha dato? Consapevolezza dei tuoi mezzi – hai imparato l’inglese – sapere cosa voler fare nella vita… paure?
L’esperienza di Dublino, sicuramente mi è servita a crescere e a capire come vivere per conto proprio. Capire poi i valori della famiglia e quanto siano importanti. L’inglese l’ho imparato poco.
Dopo hai deciso di andare negli Stati Uniti. New York, per poco tempo, e poi la California… com’è stato l’impatto iniziale e quanto ci hai messo per abituarti all’America?
Decisamente diverso dall’Irlanda. L’America mi è piaciuta subito. Mi ricordava un po’ casa mia, ma molto più grande. Sono entrato quasi subito nella routine americana ma si fa fatica ad abituarsi allo stile di vita.
Negli Stati Uniti in breve tempo hai ottenuto successo come pasticciere. Ci racconti com’è andata?
Non così poco tempo. Ho iniziato da bartender e poi dopo qualche anno mettendo via tutti i miei risparmi ho poi investito con mio fratello in una piccola pasticceria Italiana. Piano piano abbiamo conquistato tutti con i nostri dolci italiani.
Come sei arrivato in tv?
Tramite un casting che ho fatto quando ero in America (Spring Baking Championship, nel 2015, su Food Network, ndr).
Ci potresti dire il dolce a cui più sei rimasto affezionato?
Il tiramisù, mi ricorda l’infanzia.
E il tuo piatto preferito?
Ce ne sono troppi in realtà. Io sono un mangione e mi piace veramente tutto.
Hai mai cucinato per conquistare qualcuno?
No.
A un ragazzo che vorrebbe ispirarsi a te cosa consiglieresti?
Sicuramente di studiare le basi e cercare di migliorarsi costantemente, senza mai dare nulla per scontato.
Se da ragazzino avessi frequentato una scuola professionale alberghiera pensi che ti avrebbe aiutato-facilitato?
Decisamente mi avrebbe dato basi relative al mestiere di oggi. Ma non so dire se mi avrebbe aiutato.
Sei molto conosciuto e apprezzato come giudice a Bake-Off. Cos’è che ti piace di più di questa esperienza?
È un programma divertente dove assaggiamo dolci nuovi tutti i giorni e vedere questi ragazzi crescere di settimana in settimana mi riempie il cuore e mi fa ricordare la mia esperienza da concorrente.
Progetti futuri?
L’apertura nuovo locale in America e poi, chissà, un giorno anche in Italia.