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25 Aprile, tra fascismo, antifascismo e calcoli elettorali

- Politica
26 Aprile 2019

Il sindaco di Cascina, Susanna Ceccardi, non ha partecipato alle celebrazioni del suo comune per il 25 aprile. Su Facebook ha espresso alcune considerazioni che spiegano cosa pensi dell’argomento:

Il processo di liberazione dal nazi-fascismo in Italia, non fu solo bandiere alle finestre, famiglie in giubilo e barrette di cioccolata dell’esercito alleato che entrava nelle città. Il processo di liberazione comportò indicibili soprusi a danno di tante famiglie italiane perbene, vi presero parte tanti infami e violenti che rimanevano tali anche sotto una divisa da partigiano e in tanti paesi del Lazio la liberazione è ancora ricordata per gli stupri di massa perpetrati dai corpi francesi in Italia, le cosiddette marocchinate. Il processo di liberazione è fatto di tante storie vere che nei decenni sono state censurate, proprio come le foibe. La festa del 25 aprile ci lascia un messaggio: i conflitti portano sempre ad azioni terribili, anche se commesse in nome di ideali altisonanti e giusti. I responsabili degli orrori commessi probabilmente oggi non vivono più. Proprio per questo, per raggiungere una vera serenità e pacificazione Nazionale, è giusto ricordare in questa giornata tutti gli errori di quell’orrenda guerra. Perché la Libertà deve essere necessariamente un valore condiviso, dalla Storia e dall’umanità”.

Lungi dal voler difendere chi si macchiò dei soprusi di cui parla la Ceccardi, che non abbiamo difficoltà a definire, in taluni casi, anche crimini, ben descritti da Giampaolo Pansa in diversi libri, ci preme però sottolineare che il 25 Aprile segna un evento incontrovertibile: il ritorno alla libertà, che fu possibile in primo luogo grazie ai soldati anglo americani che vennero a combattere nel nostro Paese, ma anche al contributo di molti italiani, partigiani ma non solo, che decisero di schierarsi dalla parte giusta, contro il nazifascismo. La scelta finale vide tanti eroi, tanti crimini, tanta viltà e tanta ipocrisia. Non scopriamo nulla di nuovo ricordando che le zone più nere d’Italia divennero, in un battibaleno, le più antifasciste. E basta leggere Renzo De Felice (Mussolini il duce: gli anni del consenso 1929-1936) per rendersi conto di quanto fossero fascisti gli italiani.

“La libertà deve essere necessariamente un valore condiviso”, scrive la Ceccardi. Ha ragione, ma per ribadirlo basterebbe ricordare che il 25 Aprile è la festa di tutti quelli che avevano ed hanno a cuore la libertà. Dei tanti antifascisti che si batterono per essa, di ogni colore politico. Il sindaco di Pisa, Michele Conti, ha ricordato la figura di Italo Bargagna, uomo della Resistenza, primo sindaco di Pisa dopo la liberazione, esponente del Pci e membro dell’Assemblea Costituente. Potremmo aggiungere tanti altri nomi, ad esempio Edgardo Sogno, monarchico ed antifascista liberale, medaglia d’oro al valor militare nella lotta contro i nazifascisti. Il 25 Aprile si festeggia anche l’eroismo di Sogno. Così come si festeggiano i tanti ebrei italiani (ancora oggi purtroppo offesi) che combatterono per la libertà.

Ci viene un sospetto. Non è che tutte queste polemiche abbiano, quale unico fine, quello di strizzare l’occhio a un certo elettorato nostalgico di destra, in vista delle prossime elezioni europee? La Lega prenderà molti voti, lo dicono tutti i sondaggi, ma la corsa alle preferenze è dura per tutti i candidati… puntare su un certo bacino elettorale (si vota per circoscrizioni elettorali, quella dell’Italia centrale comprende Toscana, Lazio, Umbria e Marche) potrebbe portare una fetta consistente di voti utili per un seggio a Strasburgo.

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Giornalista.

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