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Dario Nardella: “Con me una Firenze sempre più europea. Una città non si governa con i no”

- Interviste, Politica
15 Maggio 2019

Il 26 maggio i cittadini di Firenze saranno chiamati a scegliere se confermare o meno il sindaco uscente, Dario Nardella, candidato del centrosinistra. Toccherà a loro, e solo a loro, il compito di promuoverlo, confermandogli la fiducia per altri cinque anni, oppure mandarlo a casa. Potrebbero incidere anche altri fattori legati alla politica nazionale e alle concomitanti elezioni europee. Ma pensiamo che i fiorentini voteranno prima di tutto guardando allo stato di salute della loro città. In questa intervista a L’Arno.it Nardella spiega la città che ha in mente e il progetto di cui va più fiero come sindaco. Non risparmia dure critiche al suo principale sfidante, Ubaldo Bocci, candidato del centrodestra.

Signor sindaco, che città è oggi Firenze e che città vorrebbe che diventasse alla fine del suo secondo mandato?
È una città sempre più europea, che ha visto rinascere spazi che attendevano un nuovo futuro e che si è trasformata grazie a importanti azioni di riqualificazione. Vogliamo portare avanti questo percorso di rilancio, promuovere ancora di più questa vocazione internazionale e nel contempo le caratteristiche più proprie della fiorentinità, il talento Made in Florence, l’artigianato come settore propulsivo, il tessuto di botteghe e attività tradizionali sul quale abbiamo lavorato già proficuamente in questi anni e le imprese culturali e creative. È una città verde, che vogliamo rendere sempre di più sostenibile, con una mobilità sempre più integrata e ulteriori investimenti sui parchi pubblici. È una città solidale e aperta, dove esistono straordinarie realtà associative, un tessuto fortissimo con cui l’amministrazione collabora in modo proficuo e che vogliamo sostenere ancora di più, con la creazione di un Palazzo delle Associazioni da un immobile di proprietà comunale da riqualificare, situato in Via Assisi.

La sua è una candidatura di centrosinistra. Che significato ha, oggi, questo termine?
Centrosinistra vuol dire una visione di città inclusiva e rispettosa, che non lascia indietro nessuno e offre servizi adeguati per tutti, giovani, anziani, persone in difficoltà – ad esempio aule studio in ogni quartiere, il “villaggio Montedomini” con 50 alloggi per persone fragili over 65. Centrosinistra vuol dire guardare con coraggio ai temi ambientali, la cui urgenza ci hanno ricordato i tanti ragazzi in piazza, e rispondere con obiettivi ambiziosi, una città “plastic free” e un taglio al traffico cittadino dimezzando in cinque anni i veicoli in circolazione. Centrosinistra vuol dire sostenere le famiglie non con slogan e annunci vuoti ma con gesti concreti, come il contributo di 2000 euro per ogni bambino nato e adottato a Firenze che vogliamo mettere in campo nella prossima legislatura.

Potrebbe ricordarci la realizzazione più importante della sua amministrazione, spiegando perché?
Abbiamo realizzato due linee tranviarie nella legislatura che si sta chiudendo, tutti avrebbero scommesso il contrario. E invece questa scommessa l’abbiamo vinta noi. La tramvia è un’infrastruttura ecologica, bella, al passo con i tempi. È il simbolo di una visione di città progressista, attenta allo sviluppo sostenibile e alle esigenze dei cittadini. Salire sui Sirio e sentire le persone che mi ringraziano è una soddisfazione che non si può descrivere.

E un obiettivo che vorrebbe raggiungere nei prossimi cinque anni?
Senza dubbio andare avanti a completare il sistema tranviario e connettere in maniera veloce e ecologica tutta la città.

Secondo lei di chi è la colpa di tutto questo ritardo nell’ampliamento dell’aeroporto di Peretola?
Quella di Peretola è una storia complessa e spesso difficile da comprendere nei suoi ritardi. Ad oggi Comune e Regione hanno compiuto tutti i passaggi necessari per procedere. La palla ora è in mano al Governo, che sta nicchiando. Certo è che la realizzazione della nuova pista è improrogabile e necessaria.

Sicurezza, un tema su cui la destra batte il ferro. Come vede la questione? Le diciassette zone rosse decise dal Prefetto sembrano indicare una città con seri problemi…
Non è una città con seri problemi ma una città altamente frequentata che merita misure chiare e efficaci e la massima attenzione per la tutela dei cittadini. La destra può anche battere il ferro ma noi aspettiamo ancora dal ministro dell’Interno i 250 agenti promessi a Firenze. Invece di sterili polemiche noi parliamo con i fatti. Proprio nel 2019 si è concluso il percorso per l’inserimento di 100 nuovi giovani agenti di Polizia Municipale, selezionati e formati per poter essere presenti nelle attività di strada. Negli anni 2019-2024, ci impegniamo ad assumerne ulteriori 200. Lavoreremo per il potenziamento dell’attività dei vigili di quartiere. Puntiamo a garantire una pattuglia a meno di dieci minuti a piedi da ogni cittadino.

Sul tema migranti lei si è espresso contro il dl Sicurezza e la linea del ministro Salvini. Ci spiega la sua posizione?
Il decreto Sicurezza è una contraddizione di termini. Una legge che produce più clandestini è una legge che espone le nostre città a maggiori problemi di sicurezza. Un decreto in-sicurezza, insomma, che mette in difficoltà chi amministra i territori del nostro paese, rende di fatto invisibili i migranti, tagliandoli fuori da un circuito di protezione e da una rete di servizi necessaria e vitale per ogni cittadino e rischiando di creare nel contempo tensioni sociali.

Ci può dire un pregio del candidato del centrodestra Ubaldo Bocci? E un difetto?
Ne apprezzo l’onestà intellettuale quando dice che al posto della Foster vorrebbe un campo da cricket. L’apprezzeranno meno i cittadini che da anni aspettano un’infrastruttura adeguata e i lavoratori costretti a stare fermi. Diciamo però che difetta di progettualità, dal momento che finora ho sentito da parte sua solo pronunciare dei sonori no e mai un’idea concreta per il futuro di Firenze. Ma con i no non si governa una città.

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Giornalista.

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