Almeno 10 mila tute blu hanno sfilato per le vie del centro di Firenze in occasione dello sciopero nazionale dei metalmeccanici, che prevede tre manifestazioni (a Milano, Firenze e Napoli). Partito da Piazza Cavalleggeri, sui Lungarni, il corteo è passato vicino a Piazza della Signoria, per raggiungere Piazza della Santissima Annunziata, luogo del comizio finale. Dietro lo striscione che ha aperto il corteo schierati i segretari regionali di Fim, Fiom e Uilm, il sindaco di Firenze Dario Nardella, e il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Alla manifestazione hanno partecipato la segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan, il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, e Gianna Fracassi segretaria confederale della Cgil.
Ma cosa chiedono i metalmeccanici? “C’è bisogno di nuovi investimenti e di una politica industriale degna di questo nome”, ha detto a Milano Maurizio Landini, ricordando che “l’Italia sta perdendo punti ed è più indietro di tante altre parti dell’Europa. La manifestazione di oggi – ha spiegato – chiede che finalmente si imbocchi una strada diversa, la strada dei diritti sul lavoro, della salute e della sicurezza e dell’aumento dei salari, e soprattutto di una nuova politica economica e sociale che metta al centro il lavoro, gli investimenti e la lotta alle ingiustizie sociali, a partire da una vera riforma fiscale e dalla lotta all’evasione”.
A partire dalle ore 9.00 tre cortei hanno attraversato le città: a Milano erano presenti il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e il vicesegretario generale Vincenzo Colla, concentramento a Porta Venezia e arrivo in Piazza Duomo; a Napoli partenza da Piazza Mancini e arrivo in Piazza Matteotti, hanno partecipato i segretari confederali della Cgil Ivana Galli, Giuseppe Massafra ed Emilio Miceli; a Firenze il corteo partito da Piazza Cavalleggeri e arrivato in Piazza della SS Annunziata, presenti la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi e il segretario confederale Roberto Ghiselli.
“I lavoratori vogliono la dignità del lavoro – ha detto Enrico Rossi – e chiedono che il governo abbia una politica industriale e si impegni al rilancio degli investimenti pubblici e privati. Si battono contro il lavoro precario che li divide e li umilia. Il paese deve ascoltarli, sono con loro,oggi, a condividere questa battaglia. I lavoratori fanno bene a scioperare – ha aggiunto il governatore parlando con i giornalisti -. Non c’è una politica industriale, nessuno prende in seria considerazione il lavoro, il precariato si estende nelle aziende con il lavoro somministrato, non ci sono sufficienti investimenti pubblici e privati, la produttività non cresce. Ci sono 80mila posti di lavoro a rischio in questo settore. Noi siamo qui per testimoniare vicinanza”. Al Ministero dello Sviluppo economico e del Lavoro, ha sottolineato il governatore toscano, “ci sono tavoli importanti aperti, dovrebbero essere riuniti, magari perché i tavoli da soli non bastano. Aspettiamo risposte per tante vicende toscane, dalla Bekaert a Piombino, dove bisogna ripartire, e altre ancora”.
Il sindaco Dario Nardella: “Sono qui per dare tutto il sostegno possibile ai lavoratori non solo di Firenze e della
Toscana, ma di tutto il centro Italia: si sono ritrovati qui per una manifestazione nazionale che non si vedeva da molti anni. Ora più che mai le istituzioni e il mondo del lavoro devono essere uniti, per dire con grande forza al governo che il tempo è scaduto. Non si possono tollerale decine e decine di tavoli di crisi che si aprono senza prospettiva né soluzione e un’indifferenza totale che c’è da parte di questo governo verso quanto di più prezioso abbiamo, cioè il lavoro, i giovani e gli investimenti. L’Italia è il Paese guida della manifattura europea, insieme alla Germania, ma noi stiamo perdendo terreno e competitività. Non si può andare avanti così, siamo nel cuore di una vera e propria stagnazione economica, per non dire crisi, e oggi in Italia i lavoratori delle fabbriche si fanno sentire senza differenze di sigle – ha concluso Nardella – Il governo non può più rimanere sordo di fronte a questo grande movimento che vede unite anche le istituzioni”.
Foto: Cgil (Facebook)