Alcuni mesi fa il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si fece un bagno nella piscina della bella tenuta di Suvignano, nel Senese, simbolo dei beni confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata. Quel tuffo, accompagnato da una solenne promessa, stava a significare che l’immobile da lì a poco sarebbe divenuto pubblico, dopo un iter durato moltissimo tempo.
Da quest’anno la tenuta, affidata in gestione alla Regione Toscana, apre i suoi cancelli con una giornata di festa, in programma domenica 23 Giugno. Dopo una mattina di musica (con la street art band “BadaBimBumBad” che guiderà gli ospiti sui sentieri di una terra riconquistata), di teatro (“Straligut teatro”) e di picnic all’aperto con i prodotti agricoli a filiera corta del territorio, nel pomeriggio spazio alle parole con l’incontro “Conoscere le mafie, costruire la legalità”: parteciperanno Antonino De Masi, imprenditore calabrese, che da anni vive sotto scorta per aver denunciato il racket, e la giornalista Federica Angeli, sotto scorta anche lei dal 2013 per le sue inchieste sulla mafia romana. Chiusura in musica con i “Modena City Ramblers”.
“È il bene più importante requisito nella nostra regione – ricorda l’assessore alla legalità Vittorio Bugli – e tra i più grandi in Italia. Sono passati dodici anni da quando nel 2007, con la condanna passata in giudicato, la confisca della tenuta è diventata definitiva. Si è rischiato ad un certo momento, anni fa, che la tenuta fosse messa all’asta, con il rischio che potesse tornare alla mafia attraverso prestanome. Poi nei mesi scorsi, annunciata già da più di un anno, è arrivata l’assegnazione alla Regione, che la gestisce adesso attraverso Ente Terre, che già si occupa di altre proprietà demaniali o in gestione, fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale e valorizza le risorse genetiche autoctone, bestiame compreso. Si tratta di un progetto unico nel panorama nazionale”, sottolinea l’assessore. Saranno coinvolti anche i comuni su cui la proprietà si distende. Fin qui per la parte agricola e agrituristica, che negli intenti della Regione deve vivere e creare sviluppo”.
La vicenda giudiziaria legata alla tenuta risale al 1983, quando il giudice Giovanni Falcone la fece sequestrare all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con la mafia. In seguito Piazza rientrò in possesso del bene. Dopo alcuni anni, tra il 1994 e il 1996, scattò il secondo sequestro, insieme a un patrimonio di duemila miliardi di vecchie lire (i beni furono affidati a un amministratore giudiziario). Nel 2007 la condanna definitiva e la confisca.
La tenuta di Suvignano comprende 17 case coloniche e 21 mila metri quadri suddivisi tra immobili e magazzini, oltre a una piccola chiesa situata accanto all’edificio principale, una colonica di pregio e ben 713 ettari di terreno (685 nel comune di Monteroni e 18 in quello di Murlo). Della tenuta fa parte anche un agriturismo posto a ridosso della vicina via Francigena.